inizioPartita. Copyright infringement: compreremo tutto originale?

La principale giurisprudenza occidentale sta aggiustando il tiro sulla protezione del diritto d’autore in relazione ai crimini informatici, aumentando durata e qualità delle pene.

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Volendo tornare ad un tema già trattato in un precedente articolo, che sembra aver suscitato un certo interesse tra i nostri lettori, ci preme di illustrarvi come il trend sia ormai assodato: la principale giurisprudenza occidentale, così come gli impianti legislativi cui essa si compenetra, sta aggiustando il tiro sulla protezione del diritto d’autore in relazione ai crimini digitali quali la pirateria informatica, aumentando la durata e la qualità delle pene.

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Ne costituisce la controprova il fatto che anche la legge britannica, tra le più all’avanguardia per quel che riguarda la materia informatica, stia per mutare indirizzo in relazione alle previsioni di pena per i reati commessi online.
Il corpus legislativo britannico aveva finora distinto chiaramente tra i reati perpetrati nel “mondo reale” e quelli informatici: ad esempio, vendere copie contraffatte su supporto CD o DVD (…quindi fisico) di film o videogame in Gran Bretagna può portare ad una pena detentiva fino a dieci anni, mentre smerciare a pagamento le stesse opere in formato digitale attraverso la Rete comporta una pena detentiva fino a due anni.

Sotto la spinta continua delle associazioni per la protezione del diritto d’autore, in particolare della FACT (Federation Against Copyright Theft) il legislatore UK ha ultimamente deciso di equiparare il trattamento riservato alle due finora distinte tipologie di reato, tramite una proposta di legge presentata in bozza a Luglio del 2016 alla Camera dei Comuni (House of Commons). Se trasformata in legge, essa emenderà il Copyright, Designs and Patents Act del 1988, introducendo l’aumento di pena anche per i pirati “only digital”.

I fautori della proposta di legge, in particolare Karen Bradley, Secretary of State for Culture, Media and Sport, hanno dichiarato che essa è intesa a dare un segnale forte alla “criminalità internettara”, rea di aver sottratto illegalmente profitti ingenti all’industria discografica, cinematografica e a quella del gaming.

Peccato che la proposta non distingua chiaramente tra criminali che cercano il profitto e semplice utenza internet che si trovi casualmente ad effettuare download o upload di risorse coperte da copyright, essendo il suo scopo principale proprio quello di mettere un freno al “copyright infringement” (violazione del diritto d’autore).

Thangam Debbonaire

Thangam Debbonaire

In effetti, in sede di discussione della predetta proposta presso la Camera dei Comuni, la labourista Thangam Debbonaire, pur manifestando il proprio interesse per l’eventuale approvazione della legge, ha avvertito l’esigenza di sincerarsi del fatto che essa sia rivolta a punire quei criminali che si arricchiscono con la vendita di materiale del quale non posseggono né i diritti, né le necessarie autorizzazioni, non tanto la comune utenza internet. Sembra che abbia ottenuto rassicurazioni dalla Bradley in tal senso, ma niente più di questo. Nessuna modifica al testo com’era stato presentato.

Questo mette l’utenza internet britannica in una posizione piuttosto difficile, soprattutto quelle persone che ignorano che utilizzando dei client Torrent, o comunque P2P, non solo possono trovarsi a scaricare materiale illegale (protetto da diritti d’autore… violati), ma anche ad effettuarne inconsapevolmente l’upload (cosa ancora peggiore), rischiando in futuro pene detentive fino a dieci anni (nel caso la legge, al termine del percorso di approvazione, venga effettivamente siglata dalla Regina).

Non che all’utenza europea vada meglio… La maggior parte degli stati UE si sta muovendo nello stesso senso dal punto di vista legislativo (con tempistiche diverse da stato a stato… ma la direzione tracciata oramai è quella).

Per cui arriviamo al solito vecchio busillis: è ancora conveniente il download illegale di risorse?

Invece di perseverare nel download/upload illegale di risorse, e di protestare per l’applicazione di pene sempre più elevate per i reati relativi al copyright infringement, l’utenza non farebbe meglio a comprare originale e a protestare in massa con i publisher e la distribuzione per i prezzi troppo elevati delle opere poste in commercio (musica, film e videogame), visto e considerato che proprio quegli stessi publisher e quella stessa distribuzione si fanno scudo della persistenza della pirateria informatica per mantenere alti i listini?

Per dirla come una nostra commentatrice, se le opere originali costano troppo, perché non si fa una petizione per abbassare i prezzi?

Siamo interessati a sapere cosa ne pensa chi ci legge: lasciate pure qualche messaggio in bacheca!

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    4 commenti

    • Cristina Heinnes

      Ahahahaha… È la prima volta che dopo aver letto un mio commento, qualcuno ci imbastisce sopra un articolo. Non so se sentirmi onorata, o se devo chiedere i diritti sulla mia idea, visto che si parla di copyright infringement. 😀 Comunque siete stati simpatici. Prometto che continuerò a leggervi. Ma la petizione potreste lanciarla sul serio!

    • Cristina Heinnes

      Come sarebbe a dire che non interessa a molti? A me interessa e penso anche a tanti altri. Io ad esempio la firmerei 😀 Anche perché non ci si perde niente a provare

      • Enrico Rizzato

        Pur presumibilmente letto da molte persone, quest’articolo non ha apparentemente ingenerato una grossa mole di risposte, anzi…gli unici commenti lasciati in calce al pezzo finora risultano i suoi 🙂 Potrei sbagliarmi, ma non è indice di molto interesse verso la questione. Poi possiamo essere d’accordo sul fatto che bisognerebbe agire contro la politica dei prezzi alti imposti dai publisher e dalle compagnie di distribuzione; ma se gli acquirenti sono i primi a non curarsene, che si fa?