inizioPartita. Gli internet troll: chi sono queste brutte bestiacce?

Impariamo a riconoscere gli internet troll, per evitarli… e, se non è possibile, per “ignorarli”!

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Se avete dimestichezza con la mitologia norrena, di certo avrete già sentito parlare dei troll: questo termine arcaico evocava immaginarie creature umanoidi (…ma non troppo) dall’aspetto piuttosto orripilante, con un carattere malvagio, molesto e, talvolta, violento.

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I troll hanno sempre avuto la brutta abitudine di tirare degli scherzi birboni piuttosto pesanti agli umani; ad esempio, si diceva che rubassero i bambini mentre questi ultimi dormivano (…per utilizzarli come schiavetti), sostituendoli con dei propri cuccioli (…una delle tante giustificazioni inventate dalla tradizione per spiegare la nascita di figli con gravi deformità); oppure ancora si diceva che facessero scappare dai recinti il bestiame per fare un dispetto ai pastori, o che magari lo sottraessero per mangiarselo… chi lo sa?

Ad ogni modo, non si trattava certo di figuri raccomandabili.
È quindi divertente notare come il vocabolo troll si sia trasformato ai nostri giorni in un epiteto prevalentemente utilizzato in rete per definire una particolare categoria di utenza “internettara” che sembra riassumere appieno la caratterizzazione originaria del vocabolo stesso.

Se vi state chiedendo come tutto ciò sia possibile, vi basti riflettere sul fatto che i contemporanei social media sembrano aver acuito l’appetito secolare degli umani per le pubbliche offese, offrendo un palcoscenico con posti a sedere illimitati per un flusso apparentemente infinito di giochi al massacro davvero poco edificanti. Coloro che, attraverso l’aggregazione sociale virtuale fruibile per mezzo degli appositi network, sono soliti condividere anche il più semplice dettaglio su se stessi, appaiono manifestamente vulnerabili, con altri individui pronti ad attaccarli e a spingere sotto le luci della ribalta situazioni che meglio andrebbero tutelate dalla legislazione sulla privacy.

L’anonimato di Internet offre in effetti a molti utenti la possibilità di tenere una condotta in abuso delle proprie libertà, prevaricando in questa maniera anche le libertà altrui, con poca (se non nulla) paura di dover in seguito affrontare possibili e quanto mai opportune conseguenze. Ecco allora che nasce l’insano piacere per l’atteggiamento molesto e disturbante nei confronti degli altri utenti, anche per metterne alla berlina le debolezze o i fatti privati, e che finisce alla lunga per sconfinare in comportamenti dai chiari connotati patologici.

trolls_simpatiaLì è quando nasce l’internet troll.

Quest’ultimo può essere identificato principalmente a partire dalle azioni che compie.
Vi è mai capitato, utilizzando un videogame MMO, un social network (…Facebook, LinkedIn, Twitter), un forum telematico, un sistema di messaggistica istantanea per chat multiutente o un client IRC, di incappare in qualche istrionico personaggio dedito all’invio di messaggi intenzionalmente sgarbati, volgari, offensivi, aggressivi o irritanti?
Sempre relativamente ai software che consentono l’invio immediato di messaggi, vi è mai capitato di vedere qualche utente cominciare ad inviare contenuti senza senso (…tipo singole parole, singole proposizioni, lettere, emoticon, testi casuali) ripetuti all’infinito in una tale quantità da impedire il normale svolgimento di una discussione (…questa tecnica si definisce “flood”)?
Non parliamo poi di certa gente che sbaglia apposta e ripetutamente i nomi (di persone o cose) o l’applicazione di regole grammaticali per irritare gli altri utenti che leggono.

Questi sono gli atteggiamenti tipici adottati dagli internet troll, il cui scopo è praticamente solo quello di “divertirsi” alle spalle degli altri utenti, facendo perdere loro la pazienza e spingendoli ad insultare ed aggredire a loro volta (generando quello che viene comunemente chiamato un “flame”, cioè un acceso scontro verbale).
Anche se non riconosciuta dalla psichiatria ufficiale, è dunque, a tutti gli effetti, una psicopatologia.

Sempre che tali atteggiamenti trovino una motivazione psicologica profonda nell’individuo che li attua.
Perché in qualche – e per fortuna rara – occasione ci si può trovare di fronte ad un “troll mercenary”, cioè ad un individuo che agisce alla guisa di un internet troll, con l’obiettivo di danneggiare un determinato network, forum o canale di chat, e di farne scadere il livello di discussione o la fruibilità, perché prezzolato da terzi (…trattasi spesso di servizi concorrenti a quello preso di mira, che trarranno vantaggio dalla débâcle di quest’ultimo).

Gli internet troll si rivelano spesso come presenze malignamente fastidiose, nel migliore dei casi, ma anche come veri e propri criminali patologici, nel peggiore. Diventa perciò necessario difendersi da essi.
Ma come fare?

Nella maggior parte dei casi, basta semplicemente utilizzare il buon senso. L’istinto ci porterebbe a rispondere a tono alle provocazioni, ma questo non farà altro che soddisfare il troll, contento di averci trascinato al suo livello. La cosa migliore è, in effetti, ignorarlo.

do not feed the trolls

do not feed the trolls

Mentre nella vita reale il bullismo difficilmente può essere ignorato (perché ha conseguenze dannatamente fisiche), nel mondo virtuale si può benissimo infischiarsene di un tizio che nemmeno si conosce e che ha deciso di attaccarci solo per il gusto di farlo e di sentirsi appagato dalla nostra reazione. Non diamo soddisfazione a chi ci provoca. O come dicono gli utenti di lingua anglofona “do not feed the trolls”, cioè, tradotto alla buona in idioma italico, “non diamo da mangiare ai troll”. È un po’ come si fa con le bestie feroci: se gli si da da mangiare, li si invita a far un solo boccone di noi. Meglio tenersi alla larga dai troll, e, se non è possibile, si prende una bella boccata d’aria fresca e li si ignora come farebbe un monaco zen assorto nelle sue meditazioni, qualsiasi cosa facciano per innescare la nostra invereconda risposta.

Per i casi più gravi, quelli in cui, con veri e propri atti criminosi, si vogliono provocare e mettere alla berlina degli utenti pubblicando materiale privato (come foto o filmati “compromettenti”), magari ottenuto in maniera fraudolenta attraverso l’hacking informatico, si può ricorrere all’aiuto della Polizia Postale.

Di solito, tuttavia, basta ostentare indifferenza: con il tempo, se nessuno presta loro attenzione, i troll si defileranno, perché non riusciranno più a divertirsi alle nostre spalle, sparendo alla luce del sole come gli omonimi esseri fantastici delle tradizioni nordiche.

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