inizioPartita – The Last Of Us Parte II (PS4) – La recensione

The Last of Us parte II è un’esperienza di crescita personale che in trenta ore riesce più volte a costruire e poi sconvolgere le nostre convinzioni. Il titolo che chiude questa epoca del gaming

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La storia di Ellie e Joel non si conclude con il primo The Last of Us, anche se è rimasta in sospeso per sette anni.
Se il primo titolo di Naughty Dog è riconosciuto come uno dei videogiochi narrativi più intensi e coinvolgenti di sempre, questa seconda parte, disponibile su PS4 dal 19 giugno, diventa ancora più matura. L’universo di The Last of Us si espande e con esso anche i personaggi, la storia e l’esperienza videoludica. Rappresenta, a ridosso della next-gen, il punto di svolta che racchiude un’epoca, ma allo stesso tempo ne anticipa un’altra.
Sono passati cinque anni da quando Ellie e Joel hanno raggiunto Jackson, la cittadina di Tommy. Anni durante i quali il loro rapporto andava sgretolandosi generando le conseguenze di vecchie decisioni sbagliate.
Un virus fungino ha dimezzato l’umanità sfruttando i corpi come veicoli di trasmissione. Vent’anni dopo l’inizio della pandemia, la terra è ancora invasa dagli infetti, le città risucchiate dalla natura e gli umani sani divisi in fazioni.
C’è chi, come Tommy, ha ricostruito villaggi barricati, dove all’interno viene mantenuta la cultura del vecchio mondo: ci sono bar, chioschetti, scuole e ferramenta. Qui gli abitanti possono godere di un posto sicuro dove stare, purché si organizzino giornalmente nelle battute di caccia agli infetti fuori dalle mura.
Il vero pericolo però non sono tanto gli infetti, quanto gli umani cresciuti nella violenza.
Là fuori, oltre la cittadella di Tommy, ci sono chissà quanti altri altri accampamenti organizzati dove si praticano nuovi culti, e dove si sviluppano nuove gerarchie.
Nessuno si fida di nessuno, ma tutti condividono lo stesso scopo: sopravvivere.
Per contrarre il virus basta un morso o semplicemente respirare spore, dopodiché, nel giro di poco tempo, il fungo si espande fino a raggiungere stadi d’infezione sempre più aggressivi.
Non c’è scampo, trasformarsi è un destino inevitabile per chiunque venga morso, eccetto per Ellie.
Ellie è l’unica umana immune, per quel che si sa e Joel, il suo mentore, una sorta di padre adottivo, ha scelto di salvarla a costo di sacrificare l’unica cura possibile per debellare il virus.
Una scelta umana, ma drastica, che va a discapito dell’umanità intera e che, inevitabilmente, genera le sue conseguenze.
Per questo Ellie, cinque anni dopo, decide di intraprendere un lungo viaggio: per concludere alcune faccende del passato e per vendicarsi.


C’è tanto da esplorare, anche se non si tratta di un videogame open world. Lungo il percorso guidato, le zone si estendono fino a sembrare sconfinate. Ogni posto che visitiamo ha una storia diversa e la racconta attraverso l’ambiente.
La prima tappa è Seattle ed è qui che si sviluppa gran parte del gioco. Di Seattle è rimasto solo il nome, le strade e i suoi altissimi grattacieli ormai inglobati dalle piante rampicanti e dalle spore. Nei palazzi ci sono ancora camere da letto, TV, soldi, vasche da bagno: tutto ciò che fa parte del vecchio mondo ora non conta più niente. L’unica cosa che conta è sopravvivere e per riuscirci bisogna combattere.
La violenza in The Last of Us è la conseguenza di un mondo spietato. Una violenza che più si prosegue con il gioco e più si fa fatica ad accettarla, pur sapendo che è indispensabile per sopravvivere.
Ogni tanto però ci è concesso di trascorrere qualche momento in tranquillità, per riflettere e per sbizzarrirci nella creazione di sinfonie orecchiabili con la chitarra di Ellie, suonandola attraverso il touchpad. Una delle trovate migliori del gioco.
La narrazione non è più lineare come nel primo capitolo, ma frammentata: questa non è solamente la storia di una vendetta, ma di tante esperienze diverse che s’intrecciano e formano un quadro più grande, dove ogni azione ha le sue conseguenze.
Anche il racconto procede gradualmente così da lasciare il tempo per riflettere sui personaggi, sulle azioni che compiono e sulle motivazioni che li spingono. Personaggi tutt’altro che perfetti, tormentati, corrosi dalla rabbia e da una vita trascorsa a combattere. Per questo spesso ci troviamo ad agire contro la nostra volontà.
Qui l’immedesimazione serve a narrare e non solo come mezzo per aumentare l’immersione.
Così giocare diventa un’esperienza anche personale, una sfida continua dove si vive il conflitto insieme ai personaggi, dove le nostre e le loro emozioni vengono messe alla prova: insieme ad Ellie noi proviamo inevitabilmente odio, sofferenza, sete di vendetta, frustrazione. Sentimenti che nel corso del gioco cambiano, maturano, si contraddicono.

Anche il gameplay serve a raccontare, non solo perché è perfettamente integrato con i tagli della regia, tanto che sembra di poter interagire all’interno di un film. Ma anche perché ogni volta che si muore e si ritenta l’impresa, la questione cambia. Nessuno scontro si ripete con le stesse meccaniche: durante gli attacchi stealth, ad esempio, ogni nemico ha un nome ed agisce in maniera naturale a seconda della situazione. Se un avversario viene ucciso, il resto del gruppo potrebbe agitarsi, piangerne la perdita gridandone il nome, oppure potrebbe scagliarcisi contro attuando tattiche (intelligentissime) per scovarci ed ucciderci nel giro di pochi secondi. A parte quando non si ha alternativa, sarebbe meglio non farsi beccare, in modo da non scatenare combattimenti perché ogni volta che si uccide un nemico (non infetto) si sente tutto il peso dell’azione.

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The Last of Us parte II è anche un’esperienza di crescita personale che in trenta ore riesce più volte a costruire e poi sconvolgere le nostre convinzioni.
L’importante è tenere a mente la prima regola: sopravvivere, ma anche la seconda, che è quasi al pari della prima: non affezionarsi.
Affezionarsi significa vincolarsi, ma soprattutto poter perdere qualcuno di importante, eppure anche in un mondo del genere avere un appiglio è indispensabile per chiunque, pure per noi.
Così era nato il rapporto tra Ellie e Joel e allo stesso modo gli umani continuano a relazionarsi, senza accorgersi che la divisione è la causa maggiore delle loro disgrazie.

Requisiti PS4:
– Da utilizzarsi con (consigliato): PlayStation 4 Pro (1 TB)
– Dispositivo di controllo: DualShock 4 Wireless Controller
– Internet: Richiesta connessione internet stabile (possibilmente a banda larga) per il download del gioco dal PlayStation Network, e per accedere ai contenuti online
Voto: 90/100
Tipologia: azione
Produttore: Naughty Dog
Sviluppatore: Naughty Dog
Distributore: Sony Interactive 

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