InizioPartita. The Longing (PC, Mac, Linux)

Un gioco che si sviluppa come un’esperienza singola, che mette alla prova i suoi giocatori ma riesce a far affezionare alle vicende del suo sfortunato protagonista. Esclusiva PC

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Longing è una di quelle parole che perdono parte del loro fascino nella traduzione in un’altra lingua. Letteralmente si traduce con “desiderio”, ma indica molto più del semplice bramare qualcosa. Longing indica la forte tensione verso un’oggetto irraggiungibile o quasi irraggiungibile, l’anelito verso qualcosa fuori dalla nostra portata ma che vorremmo conquistare con tutte le nostre forze. Nell’omonimo videogioco the longing indica l’aspirazione al ricongiungimento al a superamento della solitudine provata dalla piccola ombra protagonista.

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Rilasciato nel 2020, il gioco è noto soprattutto perché occorrono “400 giorni” per finirlo. In realtà questa informazione è in parte un bait per attirare le persone perché il raggiungimento della fine del gioco non richiede 400 giorni reali, in base al finale si può arrivare ad anticipare di molto questa data. Nonostante questo piccolo inganno iniziale il gioco si sviluppa come una riflessione sul tempo e sull’esperienza videoludica, e sfida la nostra comprensione del tempo.

La trama è estremamente semplice: il sovrano di un antico regno ha esaurito le sue forze e per recuperarle si addormenta di un sonno lungo 400 giorni. Il giocatore, nei panni di una piccola ombra suo suddito, ha il compito di risvegliare il sovrano allo scadere del conto alla rovescia, così che il re possa reclamare il suo regno e l’ombra venire compensata.

Nonostante la possibilità di accelerare il timer, il tempo è la componente principale del gioco; che sia camminare, aprire delle porte, o solo aspettare, ogni azione di gioco richiede da svariati minuti ad alcune ore per il suo completamento. In alcuni passaggi ci troveremo ad aspettare giorni con la piccola ombra che la morfologia della grotta cambi, attraverso lo sviluppo di muschi e licheni o con l’effetto erosivo dell’acqua.

In un panorama videoludico in cui l’utente è spinto sempre più alla bulimia, al consumo veloce di esperienze sempre uguali tra di loro, The longing ci costringe a ripensare il nostro rapporto con i videogiochi e, proponendo un gameplay antitetico a quelli che sono i moderni idle game e rogue like, sviluppa un’interessante critica a queste due categorie.

Nonostante sia un idle game, cioè un gioco d’attesa, il titolo di Studio Seufz non offre la possibilità di accorciare il tempo attraverso acquisti, al contrario di quella che è la comune pratica, il superamento delle difficoltà deve essere guadagnato attraverso il passaggio del tempo Questo fa sì che si sviluppi come un’esperienza unica, qualcosa che richiede fatica, sacrificio e sforzi da parte del suo giocatore per raggiungere un esperienza unica e completa, al contrario dei rogue like in cui le veloci partite sono all’insegna della mortalità e della velocità, così che l’utente possa presto far ripartire il ciclo di end and restart che caratterizza la loro meccanica. Al termine del gioco, indipendentemente dalle vostre scelte, una schermata di fine gioco impedirà qualsiasi restart. (piccolo spoiler: se attendete 10 minuti comunque gli sviluppatori hanno pensato anche a chi vuole godersi più volte il loro titolo).

Volendo allargare il discorso al di là dello stretto campo videoludico, The longing spinge a riflettere sulla natura del tempo, sulla sua non esistenza se non come percezione dell’alterazione degli stati, sulla convenzione di adottare un’unità di misura per quantificare l’aumento dell’entropia del sistema ma, proprio in quanto convenzione, modificabile.

The longing è una sfida per i giocatori che devono approcciarlo consapevoli di ciò, eppure si rivela inaspettatamente rilassante e piacevole una volta che ci si perde nei suoi tetri corridoi, portandoci ad affezionarci alla vicenda del suo tenero e sfortunato protagonista.

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