Gerard Depardieu, attore e scrittore francese, il 24 settembre ha presentato il suo nuovo libro Innocente, Edizioni Clichy, alla Feltrinelli nella Galleria A. Sordi, Roma. L’artista ha sparato a zero su svariatissimi argomenti. Le prime vittime sono stati proprio i media e le notizie che oggi circolano in modo a suo dire “pornografico”, basti pensare alla fotografia del bambino siriano sull’ambulanza che in un minuto ha irradiato il globo in lungo e in largo. L’attore parla in tal senso di aggressività, voracità, che non richiama un senso di sana professione in chi dovrebbe occuparsi di dare notizie. La gente si disabitua a distinguere, giungendo a considerare l’Islam, ad esempio, negativo nel suo insieme. Birillo da colpire è anche il cinema, produttore di “film sempre più simili a videogiochi e storie per bambini”.

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Depardieu continua a briglia sciolta sul tema della politica: è nota da tempo la sua avversione per gli USA, giudicati ipocriti e razzisti, e al contempo la sua predilezione per la Russia. L’attore, una volta lasciato il Belgio nel 2012, si è trasferito nella regione russa della Mordovia, dove attualmente risiede, riuscendo pure ad incontrare il presidente Vladimir Putin, con il quale ha dichiarato di aver intrattenuto un piacevole scambio. C’è un senso di totale sfiducia e rassegnazione nel suo definire la politica “finita” e i  politici francesi “tutti bugiardi”, vittime di ideologie scomparse.

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La stella francese ha ottenuto dopo ben tre anni i finanziamenti per un film di prossima uscita con la diva Catherine Deneuve. Il film, Bonne Pomme, è scritto e diretto da Florence Quentin, in passato sceneggiatore di brillanti commedie francesi. Disponibile su Netflix c’è Marseille, serie tv, in cui Depardieu interpreta Robert Taro, un sindaco che dopo vent’anni di mandato, deve sfidare in campagna elettorale un suo ex allievo. Tuttavia, l’uscita del libro segna una scossa importante per chi nutre una sincera curiosità sull’uomo Gerard e aveva desiderato conoscerlo di più dopo la prima autobiografia “E’ andata così“.
Innocente, pubblicato l’anno scorso in Francia, si presenta come una sorta di Zibaldone leopardiano. Oltre ai già citati temi scottanti, l’attore si mette a nudo in una orazione in cui entrano in gioco argomenti come il cibo, l’alcool, la moglie, la morte del figlio, rapporti con amici di vecchia data e il confronto con la religione e la sua passata conversione all’islamismo, durata solo due anni.

In accordo alla sua professione, Depardieu cita l’importanza dello sguardo, oggi specchio di un’interiorità tesa al nascondimento più che all’avventura, una evidente crisi del sentimento di appartenza, dell’abbracciare la capacità dell’altro a darsi. “Sono sempre riuscito a trovare dentro di me una forza, la forza della vita, il mio amore per la vita e per gli altri. Ciò che conta è davvero l’energia. E l’energia è semplicemente non avere paura. È guardare la gente dritto negli occhi con amore. La bellezza che è nell’anima è sempre nello sguardo. È lo sguardo che parla. Ci sono sguardi più o meno pesanti, ma uno sguardo deve sapere reggere. Niente è più bello e più stimolante di guardare l’anima dell’altro”.

A chi gli chiede di autodefinirsi, Depardieu risponde: “Un vagabondo che ama il presente e rispetta gli altri. Mi tiene in vita lo stupore”.

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