Insatiable, la pecora nera di casa Netflix

Ritenuto all’epoca un caso mediatico e limitato da una scrittura spesso poco lucida , la serie gioca molto con un umorismo non convenzionale per analizzare il rapporto con il proprio corpo. Su Netflix

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In un’epoca come la nostra, dove il politicamente corretto e la Cancel culture offrono una sola via di argomentazione per determinati temi, avere una visione non contraria, ma diversa, potrebbe rappresentare una problematica comunicativa. Basti vedere anche l’effetto di tutto ciò sui colossi della macchina produttiva cinematografica. Netflix per esempio ha cominciato a produrre e a distribuire principalmente progetti al fine di “sensibilizzare” gli spettatori sui temi quali la sessualità (Sex Education), il razzismo (The Witcher), e i disturbi alimentari, ma in maniera didascalica, al limite della stucchevolezza. Ed è qui, tra le argomentazioni zuccherate, che aleggia un caso isolato, la pecora nera di casa Netflix: Insatiable.

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Creata nel 2018 da Lauren Guissis e quasi interamente diretta da Andrew Fleming, la serie vede protagonista l’adolescente Patty Bladell, una ragazza in sovrappeso e derisa dai suoi coetanei. Patty, interpretata da Debby Ryan, dopo aver ricevuto un pugno da un barbone, con conseguente operazione chirurgica e perdita di peso, si tramuta in una bellissima ragazza, ma assetata di vendetta. Ad aiutarla nel suo nuovo percorso c’è Bob Armstrong, un avvocato e coach per i concorsi di bellezza in crisi, che vede in lei un barlume di speranza. Insatiable si pone fin dalla prima stagione in maniera dannatamente esagerata, dove tutto l’ambiente in cui si muovono i personaggi appare come una grande parodia delle classiche soap opere televisive. Infatti non si fa scrupoli a giocare con gli stereotipi del genere, anche se spesso Insatiable si avventura in evoluzioni fin troppo macchinose e inconsapevolmente mal riuscite, come per esempio la relazione clandestina tra Bob Armstrong e il suo omonimo Barnard. La scrittura appare poco lucida e ispirata in determinate situazioni, ma nel suo essere così stramba e contorta riesce a criticare discretamente tutto il grande sistema legato al culto dell’immagine. Il personaggio di Patty è la principale vittima/carnefice di tutto ciò, e questa sua ambiguità porta una visione diversa sul tema del peso e dell’accettazione del proprio corpo: essere bella effettivamente porta ad una maggiore felicità? Se alla situazione di Patty si dà una lettura leggermente più attenta, la risposta è no. La malasanità e la superficialità dei rapporti che sviluppa nel corso della serie aumentano la tesi che non basta avere il corpo di Debby Ryan (proseguimento della decostruzione della ragazza immagine Disneyana) per avere una vita felice. Ed è lei stessa a testimoniarlo nel suo strano percorso, fin troppo travisato.

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Se inizialmente Insatiable aveva come punto di riferimento la storia di Patty, nella seconda stagione il focus si sposta decisamente, forse senza accorgersene, sulla figura di Bob, interpretato da Dallas Roberts. Già a partire dagli ultimi episodi della precedente il mentore di Patty sviluppa una caratterizzazione ben più interessante rispetto al resto dei personaggi secondari della serie. Colui che subisce di più la pressione di un mondo sfarzoso e parassita, finisce con il confrontarsi con i complessi riguardanti la sfera amorosa, l’identità sessuale, il complesso di Elettra e la depressione. Una figura costantemente contradditoria, ma vera forza motrice della serie. Se con Bob si assiste ad uno sviluppo narrativo, il resto che compone il concorso di Insatiable ben presto risulta stantio. Le varie linee narrative non offrono grandi suggestioni, dove i personaggi si muovono senza una meta precisa, con scelte fin troppo poco chiare nelle loro evoluzioni . Tra tutti, colei che soffre maggiormente questa problematica è proprio Patty, relegata a caricarsi sulle spalle anche la via del thriller/horror che ad un certo punto la serie decide di intraprendere. Forse tra i primi casi di protagonista abbandonata sia nella serie che dalla serie.

Nonostante la buona visibilità ottenuta, Insatiable ben presto ha rappresentato un caso mediatico di larga portata. Tacciata di essere discriminatoria nei confronti delle persone affette da disturbi alimentari e di Fat-shaming, la serie ha ottenuto dalle varie testate, cinematografiche e non, critiche a dir poco distruttive. Talmente odiata da arrivare addirittura ad una raccolta firme per consentirne la cancellazione, tanto che , dopo 230.000 firme ottenute , Netflix ha deciso di cancellarla definitivamente(?). Forse poco compresa per la sua ambiguità argomentativa, Insatiable oggigiorno rappresenta una visione non giusta, ma diversa della problematica sul rapporto tra il corpo e il cibo, distaccandosi nettamente dal resto dei prodotti usciti riguardanti il tema. Non si sa molto al riguardo sullo sviluppo della terza stagione, anche se il cast e i fan si stanno mobilitando per far si che uno dei casi di travisamento più discussi della serialità contemporanea possa rivedere la luce.

Ecco il trailer della serie

Titolo originale: id.
Creata da: Lauren Guissis
Regia: Andrew Fleming, Julie Hampton, Maggie Kiley, Brian Dannelly, Lev L. Spiro, Steven Tsuchida
Interpreti: Debby Ryan, Dallas Roberts, Alyssa Milano, Christopher Gorham, Erinn Westbrook, Kimmy Shields
Distribuzone: Netflix
Durata: 40-55′ (ogni episodio)
Origine: USA, 2018-2019

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
3 (6 voti)
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