Inside, di Vasilis Katsoupis

Un bug trasforma un ambiente smart in territorio ostile nel quale un ladro, bloccato, cercherà di sopravvivere. Straordinario Willem Dafoe in un film dalla precisione mortifera. Panorama

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Uno sguardo disincarnato percorre le superfici lisce e regolari dell’appartamento di Inside, secondo lungometraggio di Vasilis Katsoupis presentato nella sezione Panorama della 73ª Berlinale. La voce di Willem Dafoe irrompe dal fuoricampo. Quando era un bambino, gli chiesero quali fossero le tre cose che avrebbe salvato se la sua casa fosse stata in fiamme. Sicuro, risponde: un disco degli AC/DC, il suo gatto e un blocco da disegno. Il disco lo ha prestato a un amico che non glielo ha mai restituito; il gatto è morto; il blocchetto, invece, è ancora con lui quando penetra nell’appartamento. L’obiettivo è quello di rubare delle opere di Egon Schiele. L’autoritratto, però, non è al suo posto, non si trova. Non rimane che uscire dall’appartamento con il resto del bottino, ma qualcosa va storto. Il sistema digitale che controlla la casa ha un malfunzionamento e il ladro vi rimane bloccato, senza possibilità di comunicare all’esterno.

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Tra l’uno e il due settembre del 1859 una tempesta solare colpisce la Terra. Mentre sul cielo di Roma e de L’Havana è visibile l’aurora, le linee di comunicazione di tutto il mondo del telegrafo smettono di funzionare. Oggi, questo evento astrofisico tutt’altro che intenso e raro causerebbe milioni, se non miliardi di morti, mettendoci davanti alla nostra dipendenza da elettricità. In un attimo, cambiando la scala, l’appartamento di Inside si trasforma da ambiente smart a territorio ostile e indifferente, in una versione ristretta a un solo interno de Il condominio di J.G. Ballard. Il sistema di aria condizionata impazzisce e la temperatura aumenta di ora in ora. Le provviste, per lo più rimasugli ammuffiti sul fondo di un frigorifero che canta La macarena ogni volta che viene aperto, diminuiscono sempre più. Dai rubinetti non esce nemmeno una goccia d’acqua. Fuori dalle finestre e negli schermi delle telecamere di sorveglianza, la vita continua a fluire indifferente.

Sullo straordinario corpo attoriale di Willem Dafoe confluiscono una regia e una scrittura di una precisione estrema, vicina a quella di altri autori greci contemporanei come Babis Makridis e Yorgos Lanthimos. In questo calcolo matematico, la tensione non può che farsi cifra piuttosto che incognita. Il meccanismo apparentemente perfetto, sembra suggerirci Katsoupis, nasconde un segreto: il suo fine non è tanto arrivare al moto perpetuo, ma all’autodistruzione. Così, lo sguardo di Inside sembra complottare contro il suo stesso cinema, pianificandone l’annientamento e sognando nel fuoricampo una nuova fondazione.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.5
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Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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