"Insomnia", di Christopher Nolan

Nolan filma la luce con una discrezione disarmante. Sembra che l'occhio della sua macchina da presa possa socchiudersi mostrandoci tutte le sfumature di un possibile noir e di una possibile morale. Ciò che più rimane impressa non è la luce di un giorno che non può dormire ma l'idea del buio, dell'oscurità che i personaggi veicolano

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C'è una notte in tutte le città del mondo. C'è a Las Vegas, anche se non dorme mai, e c'è anche nella luminosa e abbagliante Los Angeles, dalla quale arriva, forse è meglio dire scappa, Will Dormer, (Pacino). Scappa ma senza saperlo cade proprio nella tana del lupo, in quella Alaska che per una buona parte dell'anno non vede tramontare il sole né le sopracciglia di chi, appunto, sfugge da qualcosa. Ma Dormer (il suo nome in italiano suona come uno scherzo del destino, ma è in inglese che, è proprio il caso di dirlo, dà luce al suo personaggio: abbaino)  è ancora inconsapevole, vorrebbe visitare una scuola alle 10 della sera, non sa ancora che nella città di Nightmute la notte non è una dalia nera e un personaggio come lui non potrà trovare sollievo in un grande sonno. Quanta oscurità infatti e quanta protezione c'è nel sonno, quanta catarsi e compensazione nella sua fase onirica, quanto cinema noir ha giocato a nascondercisi rifuggendo dalla luce.

Ma Christopher Nolan ci sa fare, non gioca con la solita posa fotografica che vede alternare la luce al suo negativo. Nolan fa di meglio, gioca coi corpi. Li fa crescere nel chiarore o nell'ombra e poi li rende liberi di muoversi e di brillare di oscurità o di luce propria. L'occhio del regista non si fa bello dei grandi contrasti, quelli netti come il giorno e la notte, ma sceglie il livido alaskiano (canadese invero) affinché i suoi corpi possano stagliarsi evidenti come rilievi carnosi  appena intinti nella vernice del genere. Nolan filma la luce con una discrezione disarmante. Sembra che l'occhio della sua macchina da presa possa socchiudersi piano piano mostrandoci tutte le sfumature possibili di un possibile noir e di una possibile morale. Ciò che più rimane impressa non è la luce di un giorno che non può dormire ma paradossalmente l'idea del buio, dell'oscurità che i personaggi veicolano.  C'è una gora intera nei corpi di questo regista, nei recessi della loro psiche. C'è sempre qualcosa da sistemare nelle menti e nella mente del cinema di Nolan. Dei tasselli che la memoria vorrebbe ordinare (Memento), dei tasselli che attraverso il sonno, e quindi il sogno, vorrebbero essere sistemati (Insomnia). 

E che dire poi di quell'altro corpo che si contrasta e si abbraccia junghianamente con Al Pacino? Naturalmente ci riferiamo a quell'opera buffa, a quel giullare cinematografico di Robin Williams. Un corpo, uno solo, scalpellato in un unico masso di carne goffamente adagiata sotto un sorriso che non può nasconderne la natura. Nolan lo fa muovere come un guitto; è la persona meglio inserita nell'abbacinate Alaska (è suo il "potere" di scrutare un omicidio fra la nebbia) e paradossalmente la più solare. Williams è un buono che vorrebbe fare il cattivo ma è talmente risibile nella sua prova che sembra racchiudere in sé un'ambiguità che è tutta del film, più che del suo corpo. Un film e un cinema ambiguo e solido come ci piacerebbe vedere più spesso, fatto di personaggi senza certezze alcune e di luoghi che fanno di tutto per renderli ancora più deboli. Di corpi alla deriva nel tempo, corpi martoriati, tatuati, tumefatti e tassidermizzati impetuosamente dai colpi infertigli dai continui primi piani di un regista che non ha paura di filmare da vicino le nostre ferite.

 

Titolo originale: Insomnia
Regia: Christopher Nolan
Sceneggiatura: Hillary Seitz
Fotografia: Wally Pfister
Montaggio: Dody Dorn
Musica: David Julyan
Scenografia: Nathan Crowley
Costumi: Tish Monaghan
Interpreti: Al Pacino (Will Dormer), Robin Williams (Walter Finch), Martin Donovan (Hap Eckhart), Oliver "ole" Zemen (Pilot), Hilary Swank (Ellie Burr), Paul Dooley (Chief Nyback), Nicky Katt (Fred Duggar), Larry Golden (Farrell)
Produzione: John Formichella, Broderick Johnson, Paul Junger Witt, Andrew A. Kosove, Edward McDonnell
Distribuzione: Medusa
Durata: 118'
Origine: Stati Uniti, 2002

 

 

 

 

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