Insospettabili sospetti, di Zach Braff

Braff, che stavolta rimane dietro la mdp, rosicchia fino all’osso tutto il materiale a sua disposizione vivacizzando ritmicamente il remake del film di Brest del 1979, riscritto da Theodore Melfi

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Joe, Willie e Albert sono tre ex operai settantenni e amici di lunghissima data. La vita da pensionati nell’interland newyorchese scorre grigia tra una partita a bocce, una cena al ritrovo per anziani o una serata a guardare la tv, ma non altrettanto placida. La stessa pensione che non permette a nessuno dei tre di uscire da una perenne difficoltà economica, finisce infatti inghiottita dalle speculazioni finanziarie della loro azienda. Ispirato da una rapina in banca a cui ha appena assistito, e da una massiccia conoscenza di Law & Oder, Joe proporrà ai due amici di organizzare un colpo altrettanto audace e pericoloso, per vivere dignitosamente gli ultimi anni della loro vita e andarsene con stile. Zach Braff, al suo terzo lungometraggio,

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con Insospettabili sospetti mette mano al remake di Vivere alla grande, film del 1979 firmato da Martin Brest (Prima di mezzanotte, Profumo di donna, Vi presento Joe Black) che vedeva protagonisti George Burns, Art Carney e Lee Strasberg, giocandosi il tris di veterani composto da Morgan Freeman, Michael Caine e Alan Arkin. Il risultato è una commedia brillante, dinamica, stilosa, che viene colta solo da qualche rara venatura di nostalgica o cupa amarezza, e raggiunge facilmente il traguardo di un intrattenimento leggero e leggiadro.

Se il plot segue le orme dell’originale con discreta aderenza – anche nel titolo, il Going in Style dell’originale – la sceneggiatura sviluppata da Theodore Melfi (St. Vincent, Il diritto di contare) cerca altre pieghe, altri umori, altre motivazioni di tre caratteri diversi quanto complementari, ricerca anche un aggiornamento che trovi una corrispondenza con la realtà contemporanea. Ecco allora affacciarsi all’orizzonte un’America (una provincia americana) fatta di lettere esattoriali, spietate corporation bancarie, disoccupazione, disperazione nascosta dietro ai ritagli di buoni del supermercato. Ecco allora un film che tenta di penetrare gli sguardi rugosi dei tre protagonisti, per catturare un mondo troppo spesso dimenticato o ignorato, quello della terza età. Melfi prende un materiale dal retrogusto piuttosto amaro, per edulcorarne le traiettorie, schematizzando storie, caratteri, linee narrative: un percorso solo apparentemente a zig zag, che punta dritto al bottino, a costo di sacrificare un realismo e una tridimensionalità dai contorni più sfilacciati, incerti o meno rassicuranti (una tendenza già vista nei suoi precedenti lavori).insospettabili sospetti3

Braff, che stavolta rimane dietro la cinepresa, dal canto suo rosicchia fino all’osso tutti gli strumenti a disposizione – movimenti di macchina, montaggio, musiche, oltre a un cast d’eccezione che vanta anche le partecipazioni di Christopher Lloyd, Matt Dillon e Ann-Margret – vivacizzando ritmicamente la storia, con un dinamismo che valorizza la presenza scenica dei tre formidabili protagonisti. Insospettabili sospetti risulta un prodotto dai toni e le atmosfere diverse dai suoi precedenti La mia vita a Garden State e Wish I Was Here, si mantiene più piano, calibrato, goliardico, rimane ancorato alle proprie qualità performative di intrattenitore. Tra una improbabile fuga dal supermercato e una slow robbery in banca.

 

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Titolo originale: Going in Style
Regia: Zach Braff
Interpreti: Morgan Freeman, Michael Caine, Alan Arkin, Christopher Lloyd, Matt Dillon, Ann-Margret
Origine: USA, 2017
Distribuzione: Warner Bros Italia
Durata: 96′

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