"Intervento divino", di Elia Souleiman

Souleiman sembra riunire la poesia e la graffiante ironia di autori come Tati e Ioselliani, attraverso piccole ossessioni quotidiane per amplificare atteggiamenti e gesti e arricchire di significati un testo già pregno di linee da seguire… come un palloncino rosso che osa volare sui tetti di una Gerusalemme assediata, noncurante delle regole

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E' lucido e silenzioso il film Intervento divino, del regista palestinese Elia Souleiman, che sembra riunire la poesia e la graffiante ironia di autori come Tati e Ioselliani, procedendo verso una sempre maggiore stilizzazione della realtà. Si serve delle piccole ossessioni quotidiane per amplificare atteggiamenti e gesti e arricchire di significati un testo già pregno di linee da seguire, di suggestioni che ci giungono, naturalmente dal cinema e dall'attualità di fatti dolorosi.

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Sono i set scelti, tra Gerusalemme e un posto di blocco nei pressi di Rahmalla , a farsi protagonisti, osservatori osservati, ma anche sostegno forte e immediato delle immagini. Basta una strada scoscesa, una casa, uno slargo di terra e di pietre, per connotare la situazione che si va via via descrivendo; come se da quelle pietre accecate dal sole, dalla polvere e dagli alberi solitari, affiorasse da sola la storia di un luogo, che, poi, è indissolubilmente legata alle persone che ci abitano, alla ripetizione di certi gesti sempre uguali, al necessario e testardo appartenere a quegli stessi luoghi. Per questo le parole non servono, anzi, se ne pronunciano pochissime come a voler trattenere il fiato nell'attesa di qualcosa che sta per accadere, e si affidano, invece, alla regolarità pacifica e apparentemente serena di fogli appesi alle pareti di una casa, in ordine geometrico e impeccabile, che da solo contribuisce al denso sentimento di sospensione che si respira in questo film.


Il tutto racchiuso dentro un rarefatto e irriverente fraseggio, dove la narrazione pare continuamente interrompersi e ricominciare, ogni volta, a partire da minimi indizi, tracce di leggera ironia che sanno scavalcare i muri, le barricate, i divieti, come un palloncino rosso che osa volare sui tetti di una Gerusalemme assediata, noncurante delle regole, e andare a posarsi sulla guglia più alta della sinagoga. Scherzi sottili, giochi quasi banali, capaci, però, di essere idee affilate, taglienti e dolorose, che difficilmente possono passare inosservate.


Titolo originale: Yadon Ilaheya
Regia: Elia Souleiman
Sceneggiatura: Elia Souleiman
Fotografia: Marc André Batigne
Montaggio: Veronique Lange
Musica: Natasha Atlas
Scenografia: Miguel Markin, Denis Renault
Interpreti: Nayef Fahoum Daher (padre di E.S.), Elia Souleiman (E.S.), Manal Khader (la donna), Jamel Daher (Jamal), George Khleifi (vicino di Gerusalemme), Avi Kleinberger, Menashe Noy (soldato al check-point), Nazira Souleiman (madre di E.S.)
Produzione: Ognon Pictures/Arte France Cinéma/Gimages Films/Soread 2M/Lichtblick/Filmstiftung NRW
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 93'
Origine: Francia/Germania/Marocco, 2002

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