Inventing Anna

La miniserie in 9 puntate di Netflix è il nuovo discusso prodotto della regina della serialità Shonda Rhimes. Anna Sorokin è un personaggio assolutamente contemporaneo e insieme quasi letterario

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Una delle storie più incredibili degli ultimi anni, portata sullo schermo dalla regina indiscussa della serialità, Shonda Rhimes (Grey’s Anatomy, Scandal), con una costruzione che alterna diversi piani narrativi con musiche R&B e hip-hop e location da urlo. Un cocktail di elementi che rende Inventing Anna probabilmente il prodotto uscito da Netflix più discusso di queste settimane. E non sempre in positivo. Sono state infatti mosse pesanti critiche per la rappresentazione quasi mitizzata del personaggio di Anna Sorokin, nota all’alta società di New York con il nome fittizio di Anna Delvey. Dalla miniserie il personaggio interpretato dall’estremamente somigliante Julia Garner emerge infatti come una giovane e coraggiosa ragazza mossa dal tipico sogno americano e disposta a qualsiasi cosa per ottenere ciò che si è prefissa come obiettivo.

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Anna è il tipico caso di un personaggio reale, che sembra nato per il cinema. E per la truffa. Affascinante, misteriosa, fredda e manipolatrice, la giovane esce dalla serie come una sorta di eroina del nostro secolo, venuta dal nulla per costruirsi da sola quello che si rivelerà essere poi un castello di carta. In questo, la parabola di Anna Delvey/Sorokin potrebbe ricordare quella del Jay Gatsby di Fitzgerald. Ma nella vita reale, e soprattutto nella storia recente, molto recente. Questa vicinanza storica è ciò che rende la miniserie così appetibile per il pubblico, che si ritroverà inevitabilmente coinvolto nel mondo di Anna, a metà fra il virtuale e il reale. “Questa storia è del tutto vera. Tranne le parti completamente inventate” è infatti la frase che, grazie a geniali trovate è posta proprio all’interno delle scenografie delle serie, apre ogni episodio.

Alla base di Inventing Anna sembrerebbe esserci “il bisogno”, la necessità di qualche cosa, come ribadiscono in continuazione i personaggi. Il proprio interesse, che sia puramente economico o volto a preservare, restaurare o creare la propria reputazione, è il motore di ciascuno di essi, seppur con le ovvie differenze di modalità e di intenti. Dall’avvocato di Anna, Todd (alla ricerca del ritorno di una brillante carriera) a Vivian, la giornalista modellata sulla vera Jessica Pressler passando per Rachel, amica di Anna, che venderà la sua storia per soldi, sono tutti in cerca di qualcosa. E spesso non si fanno alcuno scrupolo nel calpestare gli altri o semplicemente nell’utilizzarli come un mezzo per il loro fine. Ovviamente in cima alla lista troneggia Anna, in grado di mischiare le carte in tavola sempre a suo piacimento, di mentire con una facilità disarmante. Eppure la serie cerca, come già accennato in precedenza, di giustificarne costantemente le azioni dedicando ampio spazio alla sua non facile storia personale e familiare. Resta il fatto che la presenza ingombrante di Anna nella vita delle persone porta disgrazie e allo stesso tempo enormi fortune. Ed è su questo ambiguo filo di salvezza e condanna che si muove Inventing Anna.

Shonda Rhimes forza un po’ la storia originale per adattarla alla narrazione televisiva. Il personaggio di Vivian è molto fictional e poco reale e questo in sé non rappresenta un problema. Anche un altro elemento chiave della storia di Anna, il suo fidanzato Chase, è quasi completamente inventato viste le poche informazioni sull’originale. Il problema del personaggio di Vivian, fondamentale al racconto della vita di Anna, in quanto è lei ad unire insieme tutti i personaggi e le storie, è l’eccessivo spazio che si ritaglia. Moltissime scene sulla sua gravidanza sono superflue e le incursioni sulla sua vita privata banalizzano la sua personalità e la serie stessa. Il rapporto fra lei e suo marito sembra infatti ricalcare precisamente quello fra l’Andrea Sachs di Anne Hathaway e fidanzato, facendo provare continui déjà-vu de Il diavolo veste Prada. Lui cerca sempre di riportarla alla realtà, mentre lei è già trasportata in un altro mondo, che sembrava non appartenerle affatto prima, causando un effetto di già visto. Volendo, sempre per rimanere in tema, potremmo anche azzardare un accostamento fra Miranda Priestly in persona ed Anna. Entrambe glaciali e determinate, trascinano chiunque nel loro vortice da cui è difficile uscire. Ma come direbbe la stessa Miranda: “Tutti vorrebbero essere noi” e alla fine noi ad Anna e ai suoi creatori sullo schermo perdoniamo (quasi) tutto. Nonostante i suoi errori e le sue ingenuità Inventing Anna è infatti una serie di cui questo decennio ha bisogno. Non c’è alcun dubbio.

 

Titolo originale: id.
Creata da Shonda Rhimes
Interpreti: Julia Garner, Anna Chlumsky, Arian Moayed, Katie Lowes, Alexis Ford, Anders Holm
Distribuzione: Netflix
Durata: 9 episodi da 65′ circa
Origine: USA, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
2.68 (28 voti)
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