"Io credo che il bene e il male siano delle componenti basilari nell'essere umano" – Incontro con Lars Von Trier

Raggiunto in videoconferenza presso il suo studio di produzione vicino Copenaghen, il regista danese ha presentato "Dogville", primo capitolo di una trilogia sull'America realizzata da questo singolare e furbo artista che non ha mai attraversato l'Oceano e la cui versione uscirà nelle nostre sale in forma ridotta rispetto alla copia vista a Cannes.

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"Dogville" affronta con ferocia il tema della vendetta reciproca che lega la città alla protagonista Grace. La pellicola intende trattare un tema attuale per l'America?

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Nonostante la tematica, il film non ha un rapporto stretto con gli eventi odierni che stanno lacerando l'America; la sceneggiatura è stata tutta scritta prima dell'11 settembre. Comunque io sono stato sempre contrario all'aggressiva politica estera americana. Sarà un brutto giorno per gli americani quello in cui capiranno di non essere amati da tutto il mondo.


 


Cosa si aspetta dal pubblico americano che a Gennaio vedrà il suo film?


Credo che non saranno molti gli americani che vedranno questo film, comunque sarebbe per me un grande successo anche solo se sarà visto dagli antiamericani d'America.


 


E' difficile pensare che abbia potuto scrivere "Dogville" senza conoscere "La piccola città" di Wilder vista l'affine tematica e l'ambientazione nella stessa epoca.


Ho letto il libro, che mi è stato dato dal mio produttore americano, una volta terminata la sceneggiatura. Probabilmente se avessi conosciuto la piéce avrei rubato ancora di più. In realtà sono stato influenzato dalla televisione, nello specifico dal teatro trasmesso in tv che vedevo negli anni '70 quando questa pratica era molto popolare. In particolare da quello della Royal Shakespeare Company, in cui tutto il lavoro veniva estremamente stilizzato.


 


Lei ha dichiarato di amare il teatro soprattutto al cinema. Non teme che questo film così poco cinematografico possa non piacere a chi ama il cinema?  


Mi auguro di deludere qualcuno tra i miei spettatori perché credo che la delusione sia molto importante, se la si prova vuol dire che si avevano delle aspettative. Penso che in questo momento i film si somiglino tutti moltissimo e che sia molto importante chiedersi in cosa consista realmente un film di qualità. Ho realizzato "Dogville" con il cuore e spero piaccia a più persone possibile ma non sarà sicuramente un problema se non verrà apprezzato da qualcuno.


 


"Dogville" sollecita molto l'immaginazione. Con la particolare forma di scenografia che ha utilizzato ha voluto suggerire ed esaltare l'importanza della "povertà"?


Effettivamente la "povertà" è un'ottica a cui non avevo pensato ma che ritengo portatrice di un grande senso e valore estetico. Anche le foto nei titoli di coda mostrano la povertà delle persone ma possiedono un grandissima forza comunicativa.

Quali sono stati i tempi in cui il film è stato ideato, girato e terminato?


Normalmente scrivo sempre con estrema rapidità, infatti ho impiegato solo tre settimane per "Dogville". Poi è passato del tempo in cui abbiamo aspettato che Nicole Kidman fosse libera da altri impegni e il film è stato girato in sei settimane in cui tutti hanno lavorato molto. Infine mi hanno permesso di concedermi il lusso di impiegare un intero anno per ultimare il montaggio.


 


Il suo è un film dal taglio estremamente filosofico dove la protagonista diventa una vittima quando l'intera cittadina capisce di avere del potere su di lei. E' questa caratteristica che spesso fa degenerare il potere nel male?


In questo film, così come nei miei precedenti, non ci sono eroi. Io credo che il bene e il male siano delle componenti basilari nell'essere umano, bisogna sforzarsi di costruire una società dove il male non prenda il sopravvento. E' sufficiente pochissimo male per corrompere una grande quantità di persone. Per me la cosa più importante è che la società deve possedere sempre pietà nei confronti del singolo individuo. Per questo sono assolutamente contrario alla pena di morte; tra di loro gli uomini si possono pure uccidere ma non può essere permesso che la società uccida il singolo individuo. Penso che per questo sia fondamentale l'accettazione dell'altro. E' questo sentimento che ha portato la razza umana ad eccellere, e diviene sempre più importante tanto più il mondo diventa interraziale .


 


Nel dialogo finale di Grace con il padre si parla dell'arroganza del potere ma anche dell'arroganza del perdono.


Il finale del film è stato ispirato da "Jenny dei Pirati", la canzone di Bertol Brecht e Kurt Weill tratta da "L'opera da tre soldi", dove si consuma una vendetta dando fuoco alla cittadina. Per arrivare a questo Grace doveva avere una svolta psicologica di 180° ed è stato molto difficile per me scrivere quel dialogo. In generale se si criticano gli altri è perché si pensa che la propria moralità sia migliore. Questo è sempre il problema di quando si vuole insegnare qualcosa.


 

La sua fama è quella di essere un regista sadico verso i suoi personaggi, soprattutto verso quelli femminili. Perché sempre questo degrado, questa violenza?


Faccio i film che da ragazzino odiavo vedere, quelli in cui ti viene voglia di urlare al protagonista: "Basta, ribellati!". Non so bene il motivo ma credo abbia a che fare con l'intuizione che guida sempre la mia mano mentre dirigo.


 


Può anticipare qualcosa su questa nuova trilogia americana?


Il secondo episodio della trilogia si intitolerà "Manderlay", tratterà principalmente del tema della schiavitù e racconterà ancora di Grace nel momento in cui sono passati due mesi dalla fine di "Dogville". Il terzo capitolo si chiamerà "Washington". Sono cresciuto cinematograficamente con i film di Ingmar Bergman e anche lui ha realizzato due trilogie. Realizzare delle trilogie mi da la sensazione di compiere realmente un lavoro monumentale.


 


E' mai stato in Italia? Come girerebbe un film sull'Italia?


Non sono mai stato in Italia se non per dieci minuti in macchina perché avevo sbagliato ad attraversare il confine. Potrei girare un film su Roma, ho visto Fellini…


 


Nella tecnica di regia si nota un approccio estremamente originale e indipendente. Ha dichiarato però che gli effetti speciali non la stimolano molto. Cosa pensa del cinema digitale?


Innanzitutto non è un dogma quello di non poter utilizzare computer nei film. Noi disponevamo di circa 160 posizioni diverse per le cineprese digitali, io ho utilizzato tantissimo il computer e credo che la strada futura sia quella della tecnologia digitale. Dico semplicemente che gli effetti che i computer generano sono così facili da realizzare che spesso finiscono per perdere di significato. I computer ti forniscono di possibilità illimitate e al momento sono utilizzati in maniera abbastanza intelligente, tuttavia io mi sono annoiato nel vedere "Il signore degli anelli"…


 


 

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