"Io No", di Simona Izzo e Ricky Tognazzi

Fisiologici smarrimenti di più mondi che entrano in contatto e per i quali sembrano mancare adeguati canali di comunicazione tra loro. Nel gioco all'incastro però si confondono e si perdono le specificità narrative della storia.

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"Io no", quesito universale, imperativo categorico, intercalare esistenziale. Sono le prime parole che Francesco pronuncia da bambino. Sono le parole che lo accompagneranno per tutta la vita, o quasi. Simbolo del disincanto di un'intera generazione, "Io no" chiude ogni margine di mutamento. In esso si è dileguato il senso stesso del possibile, l'elementare capacità umana di progettare la vita. Il mondo intorno a Francesco si è trasformato in un'oggettività illimitata e incombente; è ormai permeabile e invaso. Ogni passo in avanti è perso. Questo è Francesco, secondo Flavio, il fratello. Tratto dall'omonimo romanzo di Licalzi, il film si snoda proprio attraverso i quattro punti di vista dei protagonisti, procedendo a incastri e a salti cronologici. Ogni sguardo aggiunge al precedente particolari rivelatori e "angolature" inedite. Fulcro accentratore e di ripartenza narrativa è una cena al ristorante che sconvolgerà l'esistenza. Infiltrazioni sotterranea hanno permeato il tessuto connettivo che lega ognuno di loro. La moglie (Laura) di Flavio è stata con Francesco, la ragazza (Elisa) che accompagna Francesco, a sua volta è l'amante di Flavio. Ma l'intreccio intricato fa solo da supporto al rapporto tra i due fratelli, per una prova di compensazione reciproca. I Togn(izzo) e la crisi della presenza. Nel set terapeutico di famiglia, fiisiologici smarrimenti di più mondi entrano in contatto e sembrano mancare adeguati canali di comunicazione tra loro. Nel gioco all'incastro però si confondono e si perdono le specificità narrative della storia. I modi per racontare i sentimenti, l'ironia della commedia, la leggerezza della farsa, il calore della passione, l'oscurità del dramma, non dialogano tra di loro e il conflitto sfocia in guerra di subordinazione. Le scene di più intensa tensione emotiva sembrano quelle più riuscite, a confermare scricchiolii poliscritturali. Occorrerebbe lasciarsi "spaesare" dall'esperienza dell'alterità, ma ciò non succede, perchè troppo stretto è il richiamo al romanzo, scarno di sfumature caratteriali e ambientali. Quattro voci e quattro mani, una per ogni interprete, per ritrovarsi e perdersi incondizionatamente: questo poteva essere.       

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Regia: Simona Izzo, Ricky Tognazzi


Sceneggiatura: Graziano Diana, Simona Izzo


Fotografia: Tani Canevari


Montaggio: Carla Simoncelli


Musiche: Andrea Guerra


Scenografie: Luca Gobbi


Costumi: Angela Capuano


Interpreti: Francesco Venditti (Francesco), Gian Marco Tognazzi (Flavio), Ines Sastre (Laura), Myriam Catania (Elisa), Ricky Tognazzi (padre di Flavio e Francesco), Dominique Mwamba Taywe (Cadanka)


Produzione: Blu Cinematografica


Distribuzione: 20th Century Fox Italia


Durata: 105'


Origine: Italia, 2003


 


 


 

 

 

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