Io Rom romantica, di Laura Halilovic

io rom romantica

L'opera prima della giovanissima Laura Halilovic, tra qualche peccato di gioventù inevitabile, sa anche essere sincera. Una storia dall'agro sapore sentimentale neorealista tagliata su misura per una lezione d'integrazione ai tanti razzisti che ancora circolano in giro

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"Non sei nessuno senza una famiglia". E' questa la gabbia che circonda i sogni di libertà della giovanissima Rom torinese Gioia (Claudia Ruza Djordjevic), frase ripetuta più volte alla ragazza dal padre per farle capire con durezza che seppur ancora adolescente dovrebbe già pensare al matrimonio. E quale sogno è più grande del cinema? Forse nessuno e realizzarlo, come ha fatto con questo film autobiografico La Rom romantica, l'esordiente (classe 1989) Laura Halilovic, affiancata nella sceneggiatura da Silvia Ranfagni (Il mio miglior nemico) e Valia Santella (Te lo leggo negli occhi), è la dimostrazione che a volte i sogni si avverano, basta lottare e crederci. E c'è riuscita visto che il film prodotto da Wildside con RaiCinema, dopo la presentazione a Giffoni è nelle sale grazie alla Good Films. Anche questo un sogno, vista la (mala)distribuzione che spesso colpisce le opere prime. 


Costellato da riferimenti cinematografici più o meno esisibiti, la scoperta di Woody Allen e del suo

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Manhattan a cui ha dedicato anche il documentario 'Io, la mia famiglia e Woody Allen', una certa inclinazione al filone della nuova commedia romantica battuta da diversi registi (Moccia, Vicino, Federici, De Caro, Ravello) che punta spesso a coinciliare uno sguardo sociale con l'ironia e la leggerezza delle dissonanze tra alto e basso. Così anche nella storia di Gioia, ragazza Rom che lotta nella periferia di Torino per liberarsi dalla morsa del 'clan' che la vorrebbe già sposa si intreccia il legame paterno con il meccanico Alessandro (Marco Bocci). Il gagè, così sono chiamati i non Rom dalla comunità, che l'aiuta nel suo sogno cinematografico presentandole un cinefilo di provincia con aspirazioni documentaristiche alla Ivens. Insomma, l'opera prima di Halilovic tra peccati di gioventù inevitabili sa anche essere sincera. Una storia dall'agro sapore neorealista tagliata su misura per una lezione d'integrazione ai tanti razzisti che ancora circolano in giro. 

 

 

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