"Iron Man 2", di Jon Favreau

iron man

Il film sembra rispondere a una vocazione. Ha le potenzialità per lasciar definitivamente increduli e senza fiato. Ma, ancora una volta, Jon Favreau si dimostra incapace di governare la materia incandescente che gli è stata donata. Eppure Il (nuovo) cuore pulsante di Iron Man batte ancora, nonostante tutto  E’ la suggestione infinita del ‘genio Marvel’, che non smette di raccontarci il senso di questa vita imperfetta e della speranza che le ridà fiato

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iron man 2Tony Stark ha svelato al mondo la verità sulla sua doppia identità. E’ lui Iron Man, quel corpo macchina perfetto e invincibile, che non teme nemici. Un uomo (di ferro) solo contro tutti gli eserciti schierati. L’uomo guerriero della pace, nonostante la mala fede dei capi della Terra, costretti a rimirare la propria disfatta. Perché il singolo è riuscito là dove la politica ha sempre fallito. Il privato ha rimpiazzato definitivamente il pubblico e così la comunità non può che tramutarsi in una platea di spettatori, che guardano senza sosta a un one man show planetario, alla gloria di un corpo macchina, sempre esposto nello shining della sua armatura. Ma, come diceva Seneca, “fallaces sunt rerum species”. E’ la tremenda verità ripetuta, quasi in un sussurro nascosto, dalle labbra seducenti di Scarlett Johansson/Nathalie Rushmane/Natasha Romanoff. Sotto l’apparenza luccicante dell’armatura, si nasconde il mistero della corruzione. Il corpo ancora troppo umano non può sopportare un cuore nuovo da übermensch. Ecco: se proprio ciò che ci ha salvato la vita, ci condanna a morte certa, su cosa potremmo riporre la nostra speranza? Show must go on, nonostante tutto. Eppure, quando l’eroe non è più in grado di reggere la sorte di cui si è fatto carico, tutto gli appare un insopportabile declino, un countdown senza freni verso la fine del mondo-expo che egli stesso ha costruito. Un uomo solo non può salvare il mondo, finché non è in grado di salvar se stesso.
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iron man 2E’ evidente. Iron Man 2, al pari di quanto accadeva per il primo episodio della serie, sembra rispondere a una vocazione. Ha le potenzialità per lasciar definitivamente increduli e senza fiato. Ma, ancora una volta, Jon Favreau si dimostra incapace di governare la materia incandescente che gli è stata donata. E a poco giova l’apporto del nuovo sceneggiatore, l’attore Justin Theroux, che sembra ancora fermo a Tropic Thunder. Il buon Favreau prova a lavorare di mestiere, ma, immancabilmente, si abbandona a quell’insistenza sulla battuta ammiccante che disinnesca l’emozione e l’azione. Insegue un cinema muscolare, ma si perde nelle derive di una commedia sbracata. Si intuisce a stento il principio di un cinema cubista, di una macchina spettacolare perfettamente (s)componibile. Ma Michael Bay resta troppo lontano. La macchina sbanda e perde pezzi. E il fuori controllo non coincide mai con la sincerità, ma con l’inconsapevolezza di chi per il cinema non mette in gioco nulla, un’idea, un fantasma, un’ossessione. Anzi, è il cinema stesso a sembrare un innocuo giocattolo, come mostrano le frenesie fanciullesche di Robert Downey Jr. e Sam Rockwell, destinati a scomparire dinanzi al corpo carico di dolore di Mickey Rourke (che non a caso, giganteggia come Jeff Bridges nel film precedente). Ma attenti: il cinema ama ribellarsi. Non è un caso che l’unica autentica emozione del film sia racchiusa in un’immagine proiettata su uno schermo. E’ l’altra parte della frase di Seneca: solo nell’apparenza delle cose, rerum species, si nasconde la verità.
Il (nuovo) cuore pulsante di Iron Man batte ancora, nonostante tutto, nonostante Favreau, oltre ogni limite.  E’ la suggestione infinita del genio Marvel, che non smette di confonderci e di raccontarci il senso di questa vita imperfetta e della speranza che le ridà fiato. E’ l’amore quel secondo cuore che regala la salvezza, a noi e al mondo.  
 
Titolo originale: Id.
Regia: Jon Favreau
Interepreti: Robert Downey Jr., Don Cheadle, Gwyneth Paltrow, Mickey Rourke, Sam Rockwell, Scarlett Johansson, Samuel L. Jackson, Jon Favreau, Paul Bettany, Olivia Munn, Leslie Bibb
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 125’
Origine: USA, 2010
 
 
 
 
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    Un commento

    • Il primo Iron aveva un sapore genuino e un inizio convincente; il secondo si perde in effetti speciali, balletti gratuiti e battute da “seconda media”.