Isabelle, di Mirko Locatelli

Atmosfere e sonorità che arrivano dal cinema francese con una scrittura chirurgica che lavora troppo sul segreto e il dolore ma che tira fuori la parte migliore negli scatti e azioni improvvise

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Il ‘corpo estraneo’ di Ariane Ascaride sulle colline nei pressi di Trieste. Con gli scorci del mare, che arriva quasi da un film marsigliese di Guédiguian. E con il cineasta francese il film di Mirko Locatelli sembra condividere non solo la protagonista. Ma anche la fisicità del luogo e i suoni che lo caratterizzano. In un cinema che mette a nudo le sue fragilità ma anche per questo affascinante. Dove la protagonista trascina ed è insieme trascinata da una sceneggiatura scritta come sempre dallo stesso regista con Giuditta Tarantelli dove i dialoghi appaiono anche estremamente chirurgici in un cinema invece rarefatto, spesso in sottrazione, fatto di incontri improvvisi.

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Ariane Ascaride è Isabelle, un’astronoma di origine francese che vive in Italia. Ogni estate suo figlio Jéome passa un po’ di tempo con lei. La donna però nasconde un segreto. E l’incontro con Davide, un ragazzo che sta attraversando una fase difficile della sua vita, stravolgerà la sua vita.

Il cinema del regista milanese lavora ancora sulle tracce nascoste dell’esistenza. Incontri tra sconosciuti che poi diventano decisivi. Quello tra Isabelle e Davide può avere delle intermittenze simili a quello tra Antonio e Jaber in I corpi estranei. E Locatelli è ancora molto attento a tratteggiare il dolore nascosto e la solitudine del protagonista come aveva già fatto con Valerio in Il primo giorno d’inverno.

Forse troppo lavorato nel momento in cui deve mettere a fuoco il segreto e il dolore (l’incidente d’auto) e caricato da squarci di una crudeltà fassbinderiana nello svelamento di Davide a Isabelle. Al tempo stesso, il cinema di Locatelli tira fuori il meglio nel momento in cui l’azione sembra invece improvvisa: lo svenimento in chiesa, il litigio madre-figlio e un ballo in un pranzo all’osteria che guardano molto al cinema francese. Ancora, certo, il ritmo di Guédiguian e il ‘rumore del sole’ del suo cinema. Ma anche un’ondata improvvisa che arriva quasi da quel cinema anni ’30 del Front Populaire. Forse in un film non del tutto controllato soprattutto nel rapporto tra i due protagonisti, dove spinge poco o troppo nel nasconderlo o rivelarlo. Ma anche stilisticamente compiuto, pienamente coerente col percorso del cineasta, che si apre a un finale pienamente ispirato.

 

Regia: Mirko Locatelli

Interpreti: Ariane Ascaride, Samuele Vessio, Robinson Stévenin, Lavinia Anselmi

Distribuzione: Strani Film

Durata: 90′

Origine: Italia 2018

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