Italia 1982 – Una storia azzurra, di Coralla Ciccolini

Il quarantennale della storica finale dei Mondiali di Spagna, di quel trionfo sempre vivo nell’immaginario collettivo del Paese, si arricchisce di un altro doc davvero coinvolgente ed evocativo

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L’11 luglio 2022 ricorre il quarantennale della storica finale dei Mondiali di Spagna 1982, di quel trionfo sempre vivo nell’immaginario collettivo del Paese. Altro doc, dopo i recentissimi Il viaggio degli eroi di Manlio Castagna e Paolo Rossi. L’uomo. Il campione. La leggenda, di Fellini-Scolari, a coronare attraverso le immagini questo anniversario, tra i più cari e passionali in assoluto, tracimante il contesto sportivo.

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Italia 1982. Una storia azzurra è stato girato da Coralla Ciccolini, soprattutto autrice televisiva, collaboratrice del rotocalco sportivo di Rai Tre, Sfide, e della serie La banda della Magliana – la vera storia, nonché sceneggiatrice del mockumentary Ci vorrebbe un miracolo di Davide Minnella. Grazie a una rigorosa e vastissima ricerca di materiale di repertorio, c’è l’occasione di recuperare immagini inedite, alternate alle interviste dei protagonisti, con fotografie rarissime di Giuseppe Mantovani durante il ritiro pre-mondiali e di Cesare Galimberti, nonché da Daniele Massaro, uno dei 22 campioni del mondo, l’unico ad essere stato autorizzato da Bearzot a scattare foto a bordo campo durante gli allenamenti. Alle immagini senza tempo girate tra i vicoli di Napoli, Roma, Milano, scorci di campetti di periferia, vecchie radioline dislocate nei più disparati luoghi, si aggiungono le testimonianze di alcuni calciatori che osservano su grandi schermi scorci di partite, riascoltano le radiocronache del tempo, mostrano diapositive e vecchie foto.

Qualcuno torna anche all’Hotel Puerta del Sol di Alassio, come Franco Selvaggi e Giuseppe Dossena (due piacevolissime sorprese del doc), la sistemazione pre-ritiro, oggi struttura abbandonata e tristemente fatiscente. Davvero un gran bel lavoro, arricchito da aneddoti, più o meno conosciuti, come la sberla che Enzo Bearzot rifilò all’aeroporto, prima di partire per la Spagna, ad una aggressiva tifosa che accusava il Mister, apostrofandolo con brutto scimmione, di aver lasciato a casa Beccalossi, centrocampista dell’Inter. L’altro grande escluso fu Roberto Pruzzo, nonostante il titolo di capocannoniere di quella stagione appena conclusa. Fu sostituito da Paolo Rossi, proveniente da due anni di inattività per le accuse di calcio scommesse e nessuno credeva potesse essere all’altezza del compito, diventando uno dei vari motivi per cui Bearzot venisse maltrattato e osteggiato dalla stampa nostrana.

Cinzia Bearzot, figlia del vecio, racconta che il papà in borsa portò Le satire di Orazio e che il suo carattere fumantino, rigoroso, indifferente al confronto, provava a stemperarlo dalla passione per i classici e dalla passione per il jazz, per lui fonte di ispirazione anche nella sua professione, perché chi dirige fa in maniera che i singoli interpreti si adattino di volta in volta al pezzo da suonare, così come alla partita da giocare. Ma sempre in funzione dell’assolo del solista, perché è quello che mette i brividi… gli stessi brividi che senti arrivare quando scopri che la colonna sonora sul pullman che accompagnava la squadra allo stadio prima di ogni partita era Cuccurucucù di Franco Battiato.

 

Gli stessi brividi che attraversano il corpo quando interviene Sandro Pertini a rimproverare Bearzot di aver giocato male… a carte. In questi momenti vorresti essere l’amante della moglie di Renica, come diceva Massimo Troisi, dopo la vittoria tricolore del Napoli di Maradona, per conoscere tutti gli altarini, i retroscena di questa magistrale e irripetibile impresa sportiva, magari trovando la giusta collocazione nei racconti ad Antonio Matarrese, all’epoca Presidente della Lega Calcio, tra gli oppositori più decisi di Bearzot, invitato ad uscire dallo spogliatoio dopo la vittoria contro l’Argentina. “Il pallone si è gonfiato” disse Matarrese, dopo il superamento del turno contro il Brasile, e di palloni gonfiati evidentemente se ne intendeva.

Conti si emoziona e si commuove quando ricorda i suoi tifosi provenienti da Nettuno che esposero lo striscione a lui dedicato con scritto “MaraZico”, costretti a ritornare in Italia prima della finale perché rimasti senza soldi. Cabrini si diceva fosse la donna e Rossi l’uomo, si diceva che alcuni degli azzurri frequentassero bar spagnoli in cui si spacciava droga, si diceva che Gentile, sfottesse Paolo Rossi prima di ogni partita: “Anche oggi Mister giochiamo in dieci?”. Si diceva che Nando Martellini non morisse per il calcio, ecco probabilmente spiegati alcuni silenzi, alcuni salti, come al terzo goal di Rossi al Brasile: il sottoscritto si è sempre chiesto perché quella sospensione, perché quell’emozione differita. Si è sempre detto, erroneamente, che Junior sbagliò il passaggio sul secondo goal di Rossi, ma in realtà fu Cerezo. E poi, Enrico Ameri che vide la palla entrare sul colpo di testa di Oscar che ci avrebbe condannati all’eliminazione. Che colpo sarà stato per i radioascoltatori… Ecco, la radio, l’ascolto, sembra essere un punto cruciale del documentario, anche quando la voce è quella di Nando Martellini. Tutto sembra viaggiare a produrre immagini nuove, non per forza a somministrarle passivamente sullo schermo. La verità è una cosa personale, appartiene a ciascuno di noi in modo differente, questo insegna l’etere o la sua evocazione. L’evocazione è vedere con la fantasia, vedere quella vittoria, quell’invasione di tricolori che l’accompagnò come il risorgere di un patriottismo popolare liberato da qualsiasi compromissione nostalgica con il Ventennio e dalle laceranti divisioni politiche e sociali di quei martoriati anni. Poi arriva il bacio di Zoff all’ingresso del tunnel e il “Ciao Papà” di Bruno Conti, al funerale dello stesso uomo con la pipa, e il cuore si spacca.

 

Regia: Coralla Ciccolini
Intepreti: Dino Zoff, Bruno Conti, Claudio Gentile, Marco Tardelli, Giuseppe Bergomi, Giancarlo Antognoni, Fulvio Collovati, Franco Selvaggi, Giuseppe Dossena, Mario Sconcerti, Cinzia Bearzot, Darwin Pastorin
Distribuzione: Vision Distribution
Durata: 85’
Origine: Italia, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8
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Il voto dei lettori
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