Jay e Silent Bob – Ritorno a Hollywood, di Kevin Smith
In un reboot che attinge a piene mani dal repertorio del primo capitolo del road movie di Jay e Silent Bob, Smith si perde nel percorso amarcordiano del suo View Askewniverse. Disponibile on demand
Come sarebbe stato Jay e Silent Bob – Ritorno a Hollywood se Kevin Smith lo avesse concepito con l’intenzione di stravolgere dalle fondamenta le dinamiche di due tra i caratteri fissi più celebri della contemporaneità comica nella pop culture nordamericana, i due fattoni più nullafacenti del New Jersey? Ma la tentazione di avviarsi sul percorso amarcordiano di amichevoli e sproloquianti rimpatriate è troppo forte, soprattutto all’indomani di un attacco di cuore che ha lasciato evidenti tracce sul fisico dell’autore-regista aka Silent Bob, per non concedersi un’operazione nostalgia. Se, come dichiarato con il palleggio verboso di Brodie Bruce a inizio film, il reboot cinematografico tratta le opere davvero care al pubblico, che Hollywood con inerzia semplicemente ammanta di nuova veste, ripresentando il materiale già amato così com’è con l’aggiunta di qualche elemento fresco e giovane, perché non fare lo stesso anche con Jay e Silent Bob, riproponendone il meglio in una versione leggermente restaurata?
Venuti a sapere che la Saban Films sta girando un reboot del flop poi divenuto cult Bluntman and Chronic, film tratto dal fumetto omonimo che si basa sulla vita di Jay e Silent Bob, e che ha addirittura acquisito i diritti dei loro nomi, i due decidono di ritornare a Hollywood per fermare (di nuovo) le riprese durante il raduno del Chronic-Con, set finale ed evento che attira migliaia di fan, altro fenomeno del quale Jay e Bob sono – manco a dirlo – del tutto ignari. Non sono necessari troppi sforzi di memoria per richiamare alla mente Jay e Silent Bob… Fermate Hollywood! : nello spirito puro del reboot, come dichiarato sin dal titolo originale e poi reiterato nel corso dell’intera nuova avventura, Smith ripropone a distanza di diciotto anni la stessa formula già amata dalla schiera dei suoi fan; con i due personaggi-alter ego che forse più di tutti hanno contrassegnato il percorso di espansione dello stesso View Askewniverse ideato da Smith.
Prodotto che si instillava a pieno nella cultura pop-nerd-mashup degli anni ’90, il duo composto dal chiacchierone Jay, re del turpiloquio, e dal paffutello Silent Bob, taciturno tenerone, dalla prima comparsa in Clerks (1994) aveva divorato sempre più spazio dal quadrato di cemento davanti al Quick Stop Groceries dove i due spacciavano allegramente marijuana, tracciando una matrioska di derivazioni e contaminazioni, da Chasing Amy a Dogma. Fino ad allargare il suo orizzonte e calcare indenne l’ingresso nel nuovo secolo con il road-stoner-buddy movie Jay e Silent Bob… Fermate Hollywood!, patchwork disordinato di gag, doppi sensi non troppo sottili e citazioni parodiate, un lungometraggio che tutto sommato funzionava proprio per il suo assemblaggio anarchico e pasticciato.
Se Jay e Silent Bob – Ritorno a Hollywood ricalca nel plot e nelle linee essenziali il primo capitolo, operazione bene o male consentita e autogiustificata dalla natura stessa del reboot, il vero problema si annida nel fatto che nella sua re-mise en scene Kevin Smith non scarta nulla del primo film. O meglio, decide che tutto è salvabile e meritevole di essere riproposto al pubblico, in primis ai suoi estimatori più convinti. Nella parata di memorabilia, citazionismo e autoreferenzialità, Smith attinge a piene mani a un repertorio che (rinnovato non più del necessario e non più che superficialmente) mostra l’inesorabile traccia del tempo.
Non bastano l’autoironia che mette in gioco la stessa persona di Kevin Smith – e tra self-deprecation e autocelebrazione spesso il confine è sottilissimo – o lo spessore aggiuntivo creato attorno alla figura di Jay (sebbene i segni di una vita di eccessi sul viso e nella voce di Jason Mewes gli donino un’intensità inedita). Non bastano le continue corrispondenze tra paternità e reboot, con la sua pervasiva sottotraccia intergenerazionale – che da simbolica si fa concreta con l’effettivo passaggio di testimone alla figlia (di Smith) Harley Quinn. Non bastano, nel ristretto perimetro del riciclo e della reiterazione, nella gabbia di un contesto fin troppo preso a giocare con se stesso nell’amalgama autoerotica dell’infra-citazionismo e delle partecipazioni amichevoli delle varie celebrities. Al netto di qualche trovata originale e al passo coi tempi – e bisogna dare atto a Smith di essersi voluto inserire a modo suo nella spinta centripeta del mainstream universe dei comics -, mancano quelle porzioni di freschezza e sincerità spesso inconsapevoli, che facevano di Jay e Silent Bob dei figli legittimi della loro epoca. Un’epoca che se aspira davvero a dialogare con le nuove generazioni, e non solo con i soliti aficionados, non può prescindere dalle contaminazioni che il passare del tempo porta inevitabilmente con sé.
Titolo originale: Jay and Silent Bob Reboot
Regia: Kevin Smith
Interpreti: Jason Mewes, Kevin Smith, Harley Quinn Smith, Treshelle Edmond, Aparna Brielle, Ben Affleck, Shannon Elizabeth, Rosario Dawson, Jason Lee, Justin Long, Alice Wen
Distribuzione: Saban Films, Universal Pictures
Durata: 105′
Origine: USA, 2019
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
Il voto al film è a cura di Simone Emiliani