Jean-Marc Vallée. Il tormento e l’estasi

Il cineasta canadese è scomparso ieri a 58 anni. Nella sua filmografia, dagli esiti altalenanti, emergono soprattutto il solido Dallas Buyers Club e C.R.A.Z.Y.

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“Cerco sempre qualcosa che abbia a che fare con momenti intimi veri. Cassavetes è andato ovunque con la sua macchina da presa e ha seguito gli attori ovunque e le tensioni potevano appartenere ai personaggi del film o avvenire sul set. Accadeva comunque tutto sotto gli occhi dello spettatore”.

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John Cassavetes era uno dei modelli del cinema di Jean-Marc Vallée, scomparso ieri a 58 anni. Il cineasta canadese si trovava nella sua casa poco fuori Quebec City ma le cause del decesso non sono state ancora rese note.

Dopo alcuni video musicali realizzati a metà degli anni ’80, nel 1995 dirige il suo primo lungometraggio, il thriller Liste noire. Si fa conoscere con C.R.A.Z.Y. (2005), un percorso di formazione e di emancipazione ambientato tra gli anni ’60 e ’70 dove il protagonista, quarto figlio di cinque maschi, è attratto dai ragazzi. Il film già rivela l’attenzione del regista per quelle figure che hanno difficoltà a trovare il loro posto nel mondo con gli altri e nella società ma che hanno una grande determinazione. Firma poi un biopic sulla giovinezza della Regina Vittoria (The Young Victoria, 2009) con la protagonista interpretata da Emily Blunt e Café de Flore (2011), ambientato a Montreal nei giorni nostri e a Parigi negli anni ’60 prima di Dallas Buyers Club (2013), vincitore di due Oscar (Matthew McConaughey e Jared Leto, rispettivamente come miglior attore protagonista e non protagonista) su sei nomination, tra cui quella per il miglior montaggio dello stesso Vallée assieme a Martin Pensa. Ispirato a una storia vera che si svolge tra il 1985 e il 1988, ha la forza e l’intensità emotiva del cinema statunitense degli anni ’70 con cui mostra i suoi losers. La parabola esistenziale dell’elettricista texano che non si rassegna al responso dei medici che gli hanno diagnosticato che gli resta poco da vivere dopo che ha contratto l’AIDS, ha quella malinconia e quegli intermittenti slanci vitali che ricordano Stacy Keach di Fat City. Città amara di John Huston e Mickey Rourke di The Wrestler. Dallas Buyers Club è il suo lavoro più riuscito assieme alla prima stagione di Big Little Lies, con cui ha sbancato agli Emmy del 2017 vincendo anche per la miglior regia e la miglior miniserie tv. Ma ha spesso tirato fuori il meglio dai suoi attori anche nei suoi film più altalenanti, come i successivi Wild (2014) e Demolition. Amare e vivere (2015) che, come in tutto il suo cinema, sono trainati dai suoi protagonisti. Dal viaggio solitario di Cheryl sulle montagne del Pacific Crest Trail in Wild al banchiere che ricompone lentamente i frammenti della sua esistenza sconvolta dalla morte della moglie in Demolition, Vallée mostra sempre i suoi personaggio davanti a un bivio, con un passato difficile e doloroso alle spalle e con un futuro tutto a decidere che si presenta nel corso del film. Ed è un po’ lo stesso percorso della reporter interpretata da Amy Adams nella miniserie Sharp Objects, che combatte con i propri demoni (è alcolista ed è appena uscita da un ospedale psichiatrico) e si trova ad avere nuovamente a che fare con la propria famiglia quando il suo capo la manda nella sua città natale per indagare sulla scomparsa di due ragazzine.

A volte il suo talento di montatore ha rappresentato un vantaggio, altre volte un limite, soprattutto nei continui passaggi passato/presente che spezzavano in maniera troppo netta la narrazione.

Tra i suoi progetti futuri c’era un biopic su John Lennon e Yoko Ono e la miniserie per HBO Gorilla and the Bird.

 

LA NOSTRA TOP 5

Dallas Buyers Club (2013)

 

C.R.A.Z.Y (2005)

 

Big Little Lies (2017)

 

Sharo Objects (2018)

 

Wild (2014)

 

 

 

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