"Johnny English", di Peter Howitt

Si tratta di un cinema vecchio, risolto in maniera cerebrale come costruzione e svolgimento, e soprattutto inquinato da un'aria mortuaria, gelida, controllatissima

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Nella serie televisiva di Mr Bean, Atkinson sembrava trovarsi a suo agio. Ritmo serrato, chiusure tempestive del set su se stesso (un po' come accadeva nel Benny Hill Show), mimica concentratissima da far implodere/esplodere in fretta, nell'attesa di passare ad un'altra situazione. I tempi televisivi (sia pur mutati in vesti di gag da consumare con l'acceleratore) sono quelli che sono, impongono diktat precisi, si basano su una logistica ferrea e disciplinata. Tutto questo al cinema assume connotati differenti, si traveste obliquamente, autorizza (nel migliore dei casi) una libertà espressiva se non altro maggiore, anche quando appare comunque calata in un contesto per forza di cose serializzato. Atkinson dunque funziona attraverso i riflessi del tubo catodico, mentre al cinema pare scontrarsi di continuo con la natura necessariamente differente del mezzo. Si tratta di un punto di vista (gli incassi del film in Italia sembrerebbero invece decretarne il successo), ma più che altro di una linea interpretativa che non sta tanto a soffermarsi sull'opera costruita intorno ad Atkinson ,ma proprio sul suo corpo, sulle sue (re)azioni, sui suoi scatti. Rispetto al set ovviamente. Nell'opera di Howitt assistiamo alle disavventure di Johnny English, chiamato dal suo Paese (l'Inghilterra naturalmente) a scoprire chi ha rubato i gioielli della Corona. In mezzo chiaramente a mille ostacoli sui quali Johnny rischierà di cadere più volte…Di nuovo la parodia di 007 dunque, con gli annessi e connessi del caso, ma con una differenza: Howitt non gioca tanto sul rimescolamento postmoderno delle funzioni narrative (e in questo senso è davvero un bene), ma si concentra quasi esclusivamente (come accennato precedentemente) alla corporeità del suo protagonista, al suo contestualizzarsi automaticamente quale (s)oggetto estraneo a qualunque luogo si trovi e quindi alle peripezie catastrofiche che agisce, creando contemporaneamente tutti i presupposti dell'azione, muovendosi da fermo quasi. Si tratta però di un cinema vecchio, risolto in maniera cerebrale come costruzione e svolgimento, e soprattutto inquinato da un'aria mortuaria, gelida, controllatissima, come se lo spirito del movimento si iscrivesse sin da subito sulle coordinate visibili del gioco, come se non ci fosse davvero più tempo per evadere dai ritmi imposti dal montaggio interno alle sequenze. Atkinson si direbbe pure figura di "guastatore cinematografico", ma, complice anche il vuoto di regia, è lontano mille miglia dalla dirompente forza del Sellers di Edwards (in questo senso Hollywood Party è stata una delle opere decisive degli anni 60' in fatto di costruzione/distruzione del set), ma anche dal recentissimo Myers di Austin Powers, complice perfetto di un cinema che non ha paura di dichiararsi tale e di giocare proprio sui possibili sensi del cinema oggi, non preoccupandosi soltanto di inanellare automaticamente momenti pregni di rilevanza comica. Dall'apparente libertà del movimento di Atkinson, non fa allora altro che uscire un cinema raffreddato alla potenza, incapace di parodizzare gli originali (in questo senso le parodie degli anni 60' dei nostri Franchi e Ingrassia erano dei piccoli capolavori di autonomia espressiva, di perdita di ogni tipo di controllo) e soprattutto di rendere davvero urgenti/necessarie/politiche le sue smorfie.

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Titolo originale: Johnny English
Regia: Peter Howitt
Sceneggiatura: William Davies, Neal Purvis
Fotografia: Remi Adefarasin
Montaggio: Robin Sales
Musica: Ed Shearmur
Scenografia: Chris Seagers
Costumi: Jill Taylor
Interpreti: Rowan Atkinson (Johnny English), John Malkovich (Pascal Sauvage),  Natalie Imbruglia (Lorna Campbell), Ben Miller (Bough),Douglas McFerran (Vendetta), Tim Pigott-Smith (Pegasus), Kevin McNally (Primo Ministro)
Produzione: Tim Bevan, Eric Fellner, Mark Huffam per Rogue Male Films/Working Title Films
Distribuzione: U.I.P.
Durata: 88'
Origine: Gran Bretagna, 2003


Johnny English


Regia: Peter Howitt


Sceneggiatura: William Davies, Neal Purvis, Robert Wade


Fotografia: Remi Adefarasin


Musiche: Harry Gregson-Williams


Montaggio: Robin Sales


Scenografia Chris Seagers


Effetti: Double-Negative


Costumi: Jill Taylor


Interpreti: Rowan Atkinson (Johnny English), John Malkovich (Pascal Sauvage), Natalie Imbruglia (Lorna Campbell), Ben Miller (Bough), Douglas McFerran (Vendetta), Tim Pigott-Smith (Pegasus), Kevin McNally (Primo Ministro)


Produzione: WORKING TITLE FILMS


Distribuzione: UIP


Durata: 106'


Origine: Gran Bretagna, 2003

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