Julie ha un segreto, di Leonardo Van Dijl
Il gioco del tennis non più come relazione, bensì come dinamica solitaria e silenziosa nella quale le colpe riaffiorano e così le vittime. Un esordio folgorante.

Julie ha un segreto, traduzione italiana del ben più efficace Julie Keeps Quiet, è l’esordio al lungometraggio del promettente autore belga Leonardo Van Dijil, di cui vale la pena recuperare i corti Get Ripped, Umpire e Stephanie. Il film ha inizio come soltanto un potenziale e ormai irrealizzabile ibrido tra Bergman e Argento avrebbe potuto essere. Un’esclusiva accademia di tennis, il peso di una colpa che aleggia tanto sugli ambienti, quanto sui giovani individui probabilmente coinvolti, una presunta colpevolezza circa accuse mai realmente chiarite, eppure ipotizzabili ed il silenzio frastornante della giovane e promettente Julie (Tessa Van den Broeck, per la prima volta sul grande schermo). Colei che sopravvive al suicidio di quell’unica campionessa messa in luce dall’accademia e forse, tragicamente a molto più.
Nella comunità apparentemente idilliaca raccontata e mostrata da Leonardo Van Dijl, che sembra rifarsi in questo senso allo struggente Il giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola, fatta di villette a schiere, figli e figlie modello e comportamenti impeccabili, l’ossessione dello sport si lega fin da subito alle devastanti eppure taciute conseguenze del trauma. Cosa accade quando l’insegnante più noto dell’accademia locale viene improvvisamente sospettato di abusi? Perché i genitori di questi giovani sportivi sembrano comunque restare nell’ombra? Qualcuno però, pur silenziosamente comincia a parlare, alzando la testa e squarciando ferocemente il male protetto dal buio. Sullo sfondo – e tutt’attorno – Julie, che resta in silenzio, eppure dentro e fuori il campo da tennis, grida forte la sua verità. Il male è reale oppure no?
Scordate la dinamica rave e di complicità erotica filmata da Luca Guadagnino in Challengers, poiché Leonardo Van Dijl intende restituire pieno realismo al gioco del tennis, abbracciando spietatamente le solitudini e i silenzi tipici dell’attesa tra un colpo e l’altro, dilatandoli quando necessario, altrimenti sopprimendoli. Nel mezzo gli sguardi. Campo e controcampo. Da una parte, in attesa tensiva e ancora una volta silenziosa e solitaria Julie, la potenziale vittima di un crimine mai realmente pronunciato. Dall’altra chi invece osserva, consapevole soltanto a metà di un oscuro e doloroso accaduto, che vorrebbe venir fuori, pur celato dalla vergogna e dai tragici sensi di colpa.
Il tennis dunque non è più una relazione, bensì una valvola di sfogo, che facendosi luogo e tempo fisico, dunque campo, racchetta – è così che parenti e amici stretti chiamano Julie – e pallina, permette a chi rischia di affogare, o peggio di mettere fine una volta per tutte al proprio dolore, di raccontare la verità. Soltanto attraverso le urla, generate sul campo dal maggior sforzo fisico e mentale possibile, Julie racconta a sé stessa, noi e loro, ciò che di fatto fin da subito sappiamo, pur non avendo le prove per gridarlo a gran voce. Ecco perché tutt’attorno è silenzio, attesa e buio. Il peso della colpa grava sui responsabili del circolo e in più in generale sulla realtà degli adulti – la famiglia sa, ma fatica ad ammetterlo – e le conseguenze dell’accadimento, strisciano sottotraccia, assumendo più volti e forme. Dapprima la depressione, poi la rabbia e infine il crollo.
Torna qui l’efficacia del titolo originale, Julie Keeps Quiet. Tale da sottolineare immediatamente la maturità effettiva e assoluta di uno sguardo e indagine sul trauma dell’abuso mai sensazionalistica, né tantomeno gridata, o peggio veicolata dalla linguistica ricorrente della vendetta e della rabbia. Al contrario silenziosa, intima e per certi versi perfino complice di chi vorrebbe gridare al mondo il proprio dolore, pur non riuscendo a farlo, costringendosi dunque ai tempi dell’attesa e dello scambio. Tanto in famiglia, quanto sul campo, che inevitabilmente al termine dei giochi, consegna contemporaneamente al suo pubblico sia un perdente, che un vincitore. Julie ha un segreto, questo è vero: il match.
Titolo originale: Julie zwijgt
Regia: Leonardo Van Dijl
Interpreti: Tessa Van den Broeck, Ruth Becquart, Koen De Bouw, Claire Bodson, Laurent Caron, Juliette De Hous, Stefan Gota, Pierre Gervais
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 97′
Origine: Belgio, Svezia, 2024