Justice League, di Zack Snyder (e Joss Whedon)

L’autore degli Avengers piomba sulla materia dell’epica snyderiana con il dichiarato compito di alleggerirne la portata, sospenderla verso l’innocuo spettacolo funambolico svuotato di ogni urgenza

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L’assoluta assenza della prospettiva umana allontana definitivamente Justice League dall’ambizione dell’affresco che era nella chiara idea originaria di Zack Snyder, e dello sceneggiatore affleckiano Chris Terrio che nell’episodio precedente aveva disseminato il racconto di ferite evidenti nell’orizzonte politico USA, di cui qui rimangono solo minimi segni a latere (il Paese virato a lutto per la morte di Superman…), normalizzati se non effettivamente neutralizzati dalla decisa cura-Whedon applicata a posteriori sull’opera (il cui disegno iniziale era ben più monumentale e temerario).
L’autore degli Avengers piomba sulla materia dell’epica snyderiana con il dichiarato compito di alleggerirne la portata, e sospenderla per l’appunto verso l’innocuo spettacolo funambolico che si svolge sopra la nostra testa, senza più alcun appiglio o contatto se non quello degli immancabili rimandi interni, l’ennesima invasione del nostro pianeta a conti fatti senza conseguenze e danni collaterali del canone cinecomic recente.

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Intuizioni straordinarie come il reattore nucleare spento, dentro cui ambientare la battaglia finale vista dagli occhi dell’unica famiglia rimasta ad abitare nella zona, ribadiscono quanto per Snyder fosse centrale il punto di vista degli esseri umani, un’ottica vicina ai suoi Watchmen (pensate a quanto proprio questo episodio avrebbe potuto avvicinarvisi…) ma in versione per tutti i pubblici.
E invece, basterebbe guardare lo scempio operato sulla sequenza di resurrezione che è il punto nevralgico del film, in potenza una nuova vetta pronta a far brillare i rimandi tra il simbolismo cristologico che l’uomo d’acciaio abbraccia sin dalla sua prima apparizione (noli me tangere), incrociati con la mitologia working for the rising americana (il monumento commemorativo delle vittime della distruzione precedente di Metropolis). Vista così, assolve unicamente il compito di mandare avanti la macchina spettacolare, che pure perde molte delle trovate che Snyder aveva messo in campo nei primi due capitoli (le zoomate che non riuscivano a tenere il tracking di Superman, i suoi vertiginosi tableaux vivants da Antico Testamento supereroistico, qui tenuti decisamente a bada), limitate soprattutto,

justice_league_aquaman_jason_momoa come già si intuiva in Batman V Superman, alle parentesi nelle dimensioni parallele, tra le Amazzoni o gli Atlantidei.

Ed è paradossale, perché per la prima volta la visione a doppia velocità di Flash avrebbe giustificato coerentemente la passione smodata di Snyder per ralenti e stop&go a scorrimento orizzontale. Quello che resta, allora, sono soprattutto gli istanti a seguire le storie personali dei nostri eroi tragici, Bruce Wayne sempre più stanco e acciaccato, Billy Crudup padre e voce morale di Flash che sembra quasi una metafora del ridimensionamento “dietro il vetro” di Snyder all’interno del progetto, la pubertà meccanica di Cyborg, più di tutto l’inaspettata e sorprendente fragilità di Gal Gadot/Wonder Woman e l’anima stoner rock di Aquaman, spot efficacissimo per il prossimo film tutto dedicato al personaggio di Jason Momoa (che non a caso viene dal cinema in cui si menano per davvero le mani, Sly e Walter Hill…), in arrivo per la regia di James Wan.
Ha ragione chi mette a confronto Justice League con il Thor: Ragnarok della scuderia rivale: entrambi i film sembrano fatti unicamente di sequenze post credits, quelle nascoste alla fine dei titoli di coda per anticipare dove andranno a parare gli episodi successivi. Una sorta di versione a fumetti del prossimo villaggio di Kafka: ora, nel ricordo, questa saga mi si contrae a tal punto che, per esempio, non riesco quasi a comprendere come un giovane supereroe possa decidersi ad andare a cavallo sino al prossimo villaggio senza temere (prescindendo da una disgrazia) che perfino lo spazio di tempo, in cui si svolge felicemente e comunemente una vita, possa bastare anche lontanamente a una simile cavalcata.

 

Titolo originale: id.
Regia: Zack Snyder, Joss Whedon
Interpreti: Ben Affleck, Henry Cavill, Gal Gadot, Amber Heard, Amy Adams, Jason Momoa, Ezra Miller, Ray Fisher, Connie Nielsen, Diane Lane, Kiersey Clemons, Billy Crudup, J.K. Simmons, Ciarán Hinds, Jeremy Irons, Jesse Eisenberg
Origine: USA, 2017
Distribuzione: Warner
Durata: 121′

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    Un commento

    • Warner Bros ha DISTRUTTO TUTTO in favore della COMMERCIALATA per la sola GOLOSITA’ dei soldi… il fatto è che in America lo stanno comunque massacrando(su Rotten Tomatoes è già al 39% e pare continui a scendere), se dovesse prendere meno di Batman v Superman(film che ho ADORATO) all’incasso globale per me sarà un piacere IMMENSO. Ma purtroppo penso che la commercialata lo sfondi il miliardo…