Kafka For Kids, di Roee Rosen

Impostato come episodio pilota di una serie TV che mira a rendere palpabili i racconti dello scrittore per i più piccoli, da gioco surreale si fa presto metafora politica. Dal Laceno d’oro 2022

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Presentato al 20esimo DocLisboa International Film Festival, nella Tiger Competition del 51esimo International Film Festival di Rotterdam e in questi giorni al Laceno d’oro di Avellino, Kafka For Kids è impostato come episodio pilota di una serie TV che mira a rendere palpabili i racconti dello scrittore boemo Franz Kafka per i più piccoli. Scritto, diretto e dipinto da Roee Rosen, artista americano-israeliano contemporaneo, utilizza la forma narrativa come un mezzo per esplorare i limiti del linguaggio e la complessità dell’esperienza umana. La sua pratica artistica è incentrata su temi come l’identità e la memoria, esplorati attraverso una varietà di medium e prospettive.

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Nella storia del cinema, Kafka è stato citato in diversi lavori, come ad esempio K. Metamorfosi di Lorenza Mazzetti (1953), Il processo di Orson Welles (1962), Delitti e Segreti di Steven Soderbergh (1991) e Il Castello di Michael Haneke (1997). Nel primo episodio Rosen decide di raccontare La metamorfosi, novella pubblicata per la prima volta nel 1915. Kafka, pare, fosse affascinato dal cinema, a tal punto da poter considerare cinematografica la sua scrittura; Theodor W. Adorno infatti scrisse che le opere di Kafka avrebbero potuto funzionare come testi di accompagnamento per i film muti.

Il lavoro di traduzione in immagini per La metamorfosi è alquanto complicato. Lo stesso autore, in una lettera all’editore per la seconda edizione del volume, aveva espressamente vietato ogni raffigurazione di Gregor Samsa mentre si trasforma in un insetto: i lettori avrebbero dovuto visualizzarlo da soli. Per questo motivo Rosen lo fa apparire in grotteschi inserti d’animazione con uno stile grafico che tende al cubismo e che, spuntando un po’ ovunque nello studio televisivo, come dai quadri e dalla scrivania, commentano e animano la narrazione come un coro greco. Mentre il racconto della trasformazione di Gregor Samsa in un parassita è reso in animazione, in una scenografia colorata e rutilante la lettura della storia avviene in live action, nella magica casa delle favole, dove un anonimo nonno legge la storia ad una donna che, con esagerata ingenuità, interpreta una bambina con le treccine in un abito a stampa coccinella, circondati da un gruppo di vivaci oggetti, come Ms. Lamp e Mr. Table. Un’orchestra giocattolo, denominata Shitty Band, nome che allude alla sporcizia dello scarafaggio, accompagna con stacchetti musicali la narrazione. Man mano che la trama si infittisce, all’ensemble si uniscono altre mascotte, come Il portatore di cattive notizie, che, fedele al suo nome, offre a ciascuna delle sue visite uno sviluppo disastroso.

Fino a un certo punto Kafka for Kids potrebbe sembrare un semplice tripudio surrealista, un gioco di grande creatività e inventiva ludica, anche molto più fantasioso di un reale show televisivo infantile. Ma a un certo punto è il film a subire una metamorfosi. Roee Rosen inserisce il suo corto Explaining the Law to Kwame, del 2020. La bambina con le trecce, Hani Furstenberg, diventa una conferenziera che disserta sulla differente legislazione sulla maggiore età, tra Israele e i territori palestinesi. La metamorfosi che interessa all’autore è quella tra lo stato d’infanzia e quello di età adulta, la cui transizione è variamente interpretabile, anche in base al contesto, che può essere precario come per chi vive sotto l’occupazione. L’insetto ripugnante che è diventato Gregor Samsa e il contesto borghese della sua famiglia che prova repulsione per quella creatura; la vita modesta da impiegatino delle assicurazioni di Frank Kafka e la sua potente visionarietà; l’ufficialità in veste giuridica della conferenziera, giurista come Kafka che era laureato in legge, e l’irrazionalità, la fantasia, le pulsioni carnali dei suoi studenti che si baciano.

La metamorfosi è anche quella di un popolo occupato, costretto a subire un sistema giuridico che non appartiene alle sue tradizioni, imposta dall’occupante, quello stato che ha rappresentato il compimento di un sogno per molti ebrei come Kafka stesso che sognava e idealizzava la nazione israeliana. Un’esposizione dei modi complessi e inquietanti in cui gli spettatori sono invitati ad immergersi in una storia magica, seguita da saggi che danno una visione più profonda degli aspetti letterari. Un clandestino in viaggio, Rosen giocosamente e con meravigliosa autoironia, non nega la complessità del presente, ma la porta al livello successivo, non mettendo in dubbio la complessità della nostra realtà, ed esplorando come tutte le cose sono interconnesse.

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