Ken il guerriero – La leggenda di Hokuto, di Takahiro Imamura

Tra rivisitazione nostalgica e rielaborazione di alcune tematiche. Con un’animazione altalenante ma riscattata comunque dai bei disegni che si rifanno alle tavole originali di Tetsuo Hara

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Faremmo torto agli autori se accostassimo questo film celebrativo delle gesta di Ken il guerriero ai numerosi remake che affollano le sale impoverendo l’immaginario di ieri e di oggi. L’atteggiamento, infatti, non è parassitario rispetto al passato, ma di interessante confronto critico con il già visto, si rivolge principalmente ai fans e pertanto presuppone, nonostante le spiegazioni fornite ai neofiti, la conoscenza degli eventi di manga e serie tv, per meglio apprezzare citazioni e, soprattutto, variazioni e per non restare soverchiati dal ritmo altrimenti troppo veloce.

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Ecco dunque che, nel ripercorrere l’arco narrativo che vede Kenshiro opposto al crudele dittatore Sauzer, l’introduzione del personaggio di Reina rende regista e sceneggiatori liberi di non dover piegare i personaggi alla logica della rivelazione tardiva, tipica della narrazione seriale, permettendo invece di giocare a carte scoperte. Chi ne trae maggiore giovamento è il personaggio di Raoul, fratello e rivale dello stesso Ken, che nella serie tv risultava dipinto come un individuo ossessionato da un tautologico desiderio del “potere per il potere”, non dissimile da quello dello stesso Sauzer, salvo poi essere riabilitato sul finire della prima stagione attraverso una classica serie di colpi di scena introdotti per ribaltare le prospettive.

Ora invece proprio il personaggio di Reina legittima la crociata di Raoul come possibilità di approdo a un mondo futuro che tragga l’umanità fuori dal Caos, e il suo amore per il guerriero umanizza lo stesso rendendolo un personaggio sfaccettato. Allo stesso tempo è interessante notare come Reina venga a sconvolgere lo schematismo sempre presente nella saga ponendo finalmente in essere un personaggio femminile complesso e non relegato al semplice ruolo di madre e memoria delle gesta del guerriero: Reina combatte, soffre, ama, introduce elementi di sensibilità femminile in una saga al maschile, non è costretta ad abbandonare le armi per amore del suo uomo e, ironia della sorte, soccombe proprio quando cede agli istinti della maternità traendo in salvo un neonato.

Tutto questo non fa che evidenziare come il progetto del film sia quello di porsi a metà strada fra la rivisitazione nostalgica e la rielaborazione e l’espansione di alcune tematiche, che rendono adesso la storia più omogenea. Resta poi il piacere di godere su grande schermo di gesta epiche che forse da sempre aspiravano a una teatralità da kolossal, nonostante un’animazione altalenante e a tratti poco fluida, non all’altezza degli standard ossequiati dal prodotto cinematografico, ma riscattata comunque dai bei disegni che si rifanno (con i dovuti aggiornamenti) alle tavole originali di Tetsuo Hara.

 

Titolo originale: Shin Kyūseishu Densetsu Hokuto no Ken: Raoh-den Junai no Shō/ Fist of the North Star – Legends of the true savior: Chapter of death for love

Regia: Takahiro Imamura

Distribuzione: Koch Media

Durata: 95’

Origine: Giappone, 2006

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