"Ken il guerriero – La leggenda di Raoul", di Toshiki Hirano

La leggenda di Raoul

Terzo capitolo della saga che intende raccontare nuovamente le gesta della Divina Scuola di Hokuto e secondo destinato alle sale cinematografiche: un racconto che arriva a completare quanto abbozzato nei film precedenti, senza deviare troppo dalla traccia originale, e che lavora sulle sfumature per precisare quanto già noto agli appassionati

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La leggenda di RaoulArrivati al terzo film del progetto “La leggenda del vero salvatore” si iniziano finalmente a tirare le somme dell’operazione che ha voluto riportare Ken il guerriero sugli schermi per ripercorrere le vicende del manga originale e della prima serie tv: stavolta, infatti, si giunge al cuore dello scontro fra gli eredi della Divina Scuola di Hokuto e vengono così rivisitati i capitoli finali del primo arco narrativo, culminanti nel duello fra Ken e il fratellastro Raoul, senza particolari aggiunte a quanto già non si fosse letto e visto.
Rimangono però i segni di quanto seminato ne La leggenda di Hokuto (passato al cinema la scorsa estate) e nel meno visto La leggenda di Julia (prodotto per il solo mercato del DVD), nei cui confronti ci si pone in una prospettiva di continuità ma anche di distanza: il punto di vista torna ad essere nuovamente maschile, ma la consapevolezza del noto permette di non relegare i veri intenti di Raoul alla logica del colpo di scena finale con cui la narrazione veniva ribaltata. Al contrario ora l’incedere è più lineare e permette alla conversione del tiranno di apparire non come un agire ignoto che solo alla fine verrà, anche forzatamente, spiegato, ma come un graduale processo di presa di coscienza della vera essenza del Potere come ricerca della pace.
Raoul quindi non è più o non soltanto un guerriero che in cuor suo aveva sempre cercato un certo qual ideale di giustizia attraverso la forza, ma un uomo che attraverso l’esercizio della violenza comprende i limiti della stessa e la necessità di approntare a un finale diverso da quello sino a poco prima prospettato. Questo avviene attraverso le battaglie, ma anche attraverso l’amore per Julia e quindi permette al personaggio di far sua quella sofferenza che lo rende finalmente degno di iscriversi fra le icone più riuscite del grande affresco delineato dagli autori Buronson e Tetsuo Hara. Il momento dello scontro finale diventa quindi insieme sconfitta, redenzione e massima glorificazione dell’eroe.
Certo, in tutto questo non si può tacere la mancanza di un afflato epico realmente all’altezza della situazione e soprattutto il limite di un’operazione che ormai appare fuori tempo: le logiche del meccanismo seriale, infatti, risultano gravose per un racconto concentrato nei soli 85 minuti di racconto cinematografico, che comprimono eccessivamente i momenti e rendono più che mai destinato agli appassionati il nuovo lungometraggio. A lasciare perplessi, però, è soprattutto l’animazione di stampo televisivo, con disegni imprecisi e passaggi alquanto statici. Vero è che da questo versante il giudizio va comunque sospeso: quella indirizzata alle sale (italiane, così come è stato per quelle giapponesi) è infatti una versione non definitiva, destinata a trovare la sua forma compiuta nella futura edizione DVD. Chissà che in quel caso La leggenda di Raoul non arrivi a sprigionare quei sentimenti che la versione cinematografica sembra essere reticente a lasciare liberi, esattamente come accade con il recalcitrante personaggio.
 
Titolo originale: Shin Kyūseishu Densetsu Hokuto no Ken: Raoh-den Gekito no Shō
Regia: Toshiki Hirano
Distribuzione: Mikado/Dolmen/Yamato
Durata: 85’
Origine: Giappone, 2007
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