Kieran Culkin: l’arte di non prendersi mai sul serio

Recita fin da quando è bambino, A Real Pain lo ha consacrato e gli fatto vincere l’Oscar come miglior attore non protagonista, ma è con Succession che si è tolto di dosso l’ombra del fratello Macaulay


MASTERCLASS di REGIA con MIMMO CALOPRESTI, dal 25 marzo online

-----------------------------------------------------------------
Corso trimestrale REGIA CINEMATOGRAFICA, dal 18 marzo

-----------------------------------------------------------------

Corso Trimestrale di Montaggio in presenza, da 19 marzo


Quando Jeremy Strong, co-protagonista insieme a Kieran Culkin di Succession, è stato nominato agli Oscar nella stessa categoria per The Apprentice, ha diffuso un lungo comunicato in cui ha ringraziato l’Academy e i suoi collaboratori. Kieran Culkin, invece, alla notizia della sua candidatura per A Real Pain, si è semplicemente stappato una bottiglia di champagne. La differenza tra le loro reazioni è diventata subito un meme.

Kieran Culkin è  una sorta di meme vivente. Negli ultimi mesi, ha vinto tutto: Golden Globe, BAFTA, Screen Actors Guild Award, e ogni premiazione è stata un’occasione per battute e scherzi ai colleghi. Già nel 2022 e nel 2023, agli Emmy Awards, aveva dato vita a un esilarante scambio con Pedro Pascal. Ai SAG Awards, invece, ha ironizzato sul peso del premio e sui lunghi discorsi di Adrien Brody: “45 secondi sono lunghi per tenere in mano un premio così pesante, Adrien Brody”. Quando ha vinto il Golden Globe, ha esordito dicendo: “Non mi vengono le parole, ho appena bevuto uno shot di tequila con mia moglie”.

A rilanciare l’attore, che recita fin da bambino, è stata la serie Succession, andata in onda tra il 2018 e il 2023. All’epoca, per tutti Kieran Culkin era Roman Roy, il più giovane della famiglia Roy, dinastia disfunzionale a capo di un impero mediatico che spazia dai mass media ai parchi divertimento. Il personaggio di Roman è diventato amatissimo dai fan della serie, con i suoi “Hey, motherfuckers”, le battute irriverenti sui suoi problemi sessuali e mentali, la rivalità con il fratello maggiore Kendall e i litigi accesi con la sorella Shiv, interpretata dall’attrice australiana Sarah Snook. Per quanto Roman possa apparire patetico o, più spesso, insopportabile, suscita un’enorme tenerezza nella sua incapacità di immaginare un futuro, al di fuori della famiglia.

Non è poi così diverso da Benji, il suo personaggio in A Real Pain. David, interpretato da Jesse Eisenberg, lo descrive così: “Sai cosa significa entrare in una stanza, illuminarla, per poi cagarci in ogni angolo”. Il film racconta il viaggio in Polonia di due cugini, caratterialmente opposti, che vogliono riscoprire le proprie origini dopo la morte della nonna. Un viaggio nel dolore, che parte da una sofferenza personale e si trasforma in una riflessione sull’identità e sulla vita.

Benji è brillante ma incapace di trovare una direzione, affettuoso e al tempo stesso spietatamente sincero. Alterna momenti di euforia a improvvisi crolli emotivi. Kieran Culkin è maestro nel creare personaggi che lo spettatore ama e odia allo stesso tempo: figure brillanti, ribelli alle regole del gioco, terribilmente sole e immature.

Nonostante il suo tono sempre ironico, durante le premiazioni, Culkin non ha mancato mai di ringraziare Jesse Eisenberg per avergli affidato il ruolo di Benji. Durante la consegna dell’Oscar ha dichiarato: “Jesse Eisenberg, sei un genio… ma non te lo dirò un’altra volta”. L’amico-regista lo ha scelto senza nemmeno fargli un’audizione, su suggerimento della sorella. L’unico film in cui lo aveva visto era Mamma, ho perso l’aereo. “Non dovresti scegliere l’attore del tuo secondo film da regista, un’opera così importante e personale, solo perché l’hai visto farsi la pipì addosso a sette anni”, ha commentato Culkin con la consueta ironia.

Kieran Culkin è divertente, ma non ha mai nascosto che la sua infanzia sia stata tutt’altro che facile. Cresciuto in una famiglia numerosa (sei fratelli più una sorellastra dal matrimonio precedente del padre), viveva in una casa con una sola stanza a New York. Suo padre, Christopher “Kit” Culkin, anche lui attore, era spesso assente, tanto che Culkin afferma di considerare sua madre come l’unico vero genitore.

Forse è stata proprio la povertà a spingere i genitori a far recitare i figli fin da piccoli. A sei anni, Kieran Culkin faceva già i primi provini. Il debutto al cinema arriva nel 1990 con il ruolo del cugino Fuller in Mamma, ho perso l’aereo, che ha definitivamente consacrato il fratello maggiore di Kieran, Macaulay. “Non avevo idea di cosa stessi facendo. Il regista mi ha semplicemente detto di essere carino, indossare gli occhiali e bere Pepsi”, ha raccontato. Il film diventa il cult natalizio che tutti conosciamo, generando vari sequel. Negli anni successivi, Culkin recita in Il padre della sposa accanto a Steve Martin e Diane Keaton.

Nel 1998 vince il Young Artist Award per Basta guardare il cielo, dove interpreta un ragazzo affetto dalla sindrome di Morquio, al fianco di Sharon Stone e Gena Rowlands.  Seguono ruoli in film di prestigio come La musica del cuore di Wes Craven con Meryl Streep e Le regole della casa del sidro di Lasse Hallström, che valse l’Oscar a Michael Caine. Con l’adolescenza, Kieran Culkin si divide tra cinema, serie TV e teatro off-Broadway, recitando in The Moment When di James Lapine, con Mark Ruffalo.

Nel 2002 arriva il primo vero ruolo da protagonista in Igby di Burr Steers, film che ha avuto poco successo in Italia, dove l’attore interpreta un adolescente ribelle alle prese con la malattia mentale del padre e il cancro della madre. Per la prima volta Kieran Culkin si ritrova ad affrontare un ruolo complesso che gli vale una candidatura ai Golden Globe e il Critics’ Choice Award come miglior giovane attore.

Nonostante il successo, tra il 2002 e il 2008 si allontana dal cinema, dedicandosi al teatro. Torna con ruoli minori, finché nel 2010 non arriva la svolta con Scott Pilgrim vs. the World di Edgar Wright, in cui interpreta Wallace, il coinquilino gay e cool del protagonista. Nel 2018 arriva finalmente la serie giusta, Succession. Grazie al ruolo di Roman Roy, Culkin ottiene il riconoscimento che merita, vincendo Emmy Awards, Golden Globe, Critics’ Choice e due Screen Actors Guild Awards.

Infine, con A Real Pain conquista anche l’Oscar. L’attore ha raccontato: “Non mi sono preparato per questo ruolo. Benji dice sempre quello che pensa, senza pianificare nulla. Ho voluto che fosse così anche la mia recitazione”. Quando gli chiedono che ruoli vorrebbe interpretare in futuro, risponde: “Non lo so, non lo so mai. Se un ruolo mi interessa e so di poterlo fare bene, lo accetto. Se no, sto anche bene a casa senza lavoro con la mia famiglia”.

Si dice che Kieran Culkin sia bravo perché interpreta se stesso. Ma forse è proprio questo il punto: ci servono personaggi come Roman Roy e Benji per ricordarci che l’imperfezione esiste. E che, a volte, si può anche non avere un piano.


Sentieriselvaggi21st n.19: cartacea o digitale


    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    ----------------------------
    Scrivere per il Cinema e la TV, corso trimestrale dal 17 marzo

    ----------------------------