"Kiki – Consegne a domicilio", di Hayao Miyazaki

Kiki consegne a domicilio

Distribuito anni addietro per il solo mercato dell'Home Video, torna stavolta al cinema (e con un nuovo doppiaggio più fedele) il film che, nel 1989, sdoganò definitivamente il talento del regista giapponese presso il grande pubblico: un'opera sulla magia, ma protesa alla costante ricerca del realismo

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Kiki consegne a domicilioOggi è un riconosciuto maestro dell'animazione e una certezza per i botteghini nipponici ma, per quanto sembri incredibile, in passato Hayao Miyazaki era considerato un regista "a rischio", i cui progetti difficilmente erano in grado di assicurare un buon ritorno economico. Il film che probabilmente ha contribuito a infrangere definitivamente questa cattiva fama è Kiki – Consegne a domicilio che, uscito nei cinema giapponesi nel 1989, incassò oltre 2 miliardi di yen e superò il precedente record detenuto dal film Addio Yamato (1978). Niente male per una pellicola che inizialmente Miyazaki doveva soltanto produrre e che accettò di girare dopo essere rimasto insoddisfatto della sceneggiatura approntata da un giovane collega. Lo spunto iniziale è fornito dal romanzo per ragazzi "Majo no Takkyubin" ("Il servizio di consegne a domicilio", che è anche il titolo originale del film), di Eiko Kadono, la cui trasposizione animata era caldeggiata particolarmente dalla Yamato Takkyubin, una grossa ditta del settore, il cui simbolo è un gatto nero simile a quello che accompagna la piccola protagonista del film.

 

Quest'ultima è una strega, ha da poco compiuto 13 anni e deve quindi abbandonare la famiglia per compiere il suo apprendistato di un anno in un'altra città, come imposto da un'antica tradizione. L'impresa è complicata dal fatto che Kiki non ha sviluppato sinora particolari capacità, se non quella di volare sulla sua scopa e inoltre il luogo da lei scelto come destinazione non sembra accettarla con particolare calore, preso com'è dalle frenesie tipiche della grande città. Dopo aver trovato ospitalità presso la signora Osono, affabile panettiera, Kiki decide di usare la sua abilità nel volo per effettuare delle consegne, in modo da potersi pagare l'affitto e la vita nella nuova casa.

 

Appare subito evidente come la storia si presti bene alle corde di Miyazaki, per la presenza di una giovane protagonista che deve imparare la dura legge della vita e affrontare le difficoltà con decisione. Ma anche per il classico tema del volo, che per il regista ha un valore molto particolare: il volo è infatti l'elemento che riconduce Kiki alla sua stessa natura di strega e l'unica caratteristica vera che la distingue da una realtà per il resto adagiata sui ritmi imposti dal lavoro e dalla quotidiana sopravvivenza. Pur iscrivendosi nel prolifico genere giapponese delle "maghette", al quale strizza l'occhio per la presenza del gatto-aiutante Jiji, il film evita accuratamente i cliché. La messinscena è anzi realistica, Miyazaki è attento a rendere credibile ogni dettaglio attraverso un disegno particolareggiato e un'animazione capace di rendere bene la fisicità dei personaggi: emblematica in tal senso la scena iniziale in cui il padre di Kiki non riesce a prendere in braccio la sua bambina. Kiki è una creatura di carne come tutti noi ma è capace di trasfigurare la propria essenza terrena in quel volo che la avvicina alla sfera del magico, pur senza consegnarla automaticamente al fantastico. Banditi gli incantesimi e gli effetti pirotecnici, in Kiki – Consegne a domicilio ci viene mostrata una protagonista che soffre, è vittima anche di una febbre dopo una consegna sotto la pioggia battente, e vede i suoi sogni messi a dura prova dalla realtà. Il confronto con la città si concretizza secondo le stesse coordinate più volte tracciate da Miyazaki nei suoi lavori e viene a collidere con l'ideale rappresentato dalla campagna: esemplare a questo proposito il verde paesaggio nel quale ritroviamo Kiki immersa all'inizio del film. Il nuovo lavoro permette però alla protagonista di raggiungere un equilibrio fra l'ideale edenico, insito nel volare a contatto con la natura (i gabbiani, il vento) e la discesa in un mondo difficile, che dimostra peraltro di avere bisogno della sua magia.

 

Kiki consegne a domicilio

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I comprimari si adeguano a questo schema, sancendo in questo modo la propria importanza nella storia: in primis c'è il giovane Tombo, un ragazzo di strada che cova il sogno di volare e si interessa subito a Kiki, cercando di coinvolgerla nei suoi esperimenti per costruire delle macchine che lo aiutino a sollevarsi nell'aria. E poi c'è Ursula, una giovane pittrice che ha trovato la sua realizzazione vivendo in una baita nel bosco. Le coincidenze fra le due giovani figure femminili sono sottolineate dal fatto che entrambe sono doppiate dalla stessa attrice (Minami Takayama per la versione giapponese, Eva Padoan per quella italiana), come a stabilire che Ursula è il modello cui Kiki naturalmente propende, la sua versione compiuta e realizzata, che non a caso vive a contatto con la natura.

 

La dinamica innescata dalla storia è dunque quella classica di un personaggio estraneo a un mondo con il quale deve imparare ad armonizzarsi, senza perdere la propria specificità: non a caso viene concesso ampio spazio alla presenza in città di un dirigibile, che costituirà un importante elemento perché infine Kiki sancisca il suo ruolo attivo nella comunità. Durante la sua avventura, inoltre, la protagonista rischierà anche di perdere la sua capacità di volare, perché eccessivamente oppressa dalla paura di non riuscire a superare le avversità o forse, più semplicemente, per il suo scivolare lentamente nei ritmi della società cittadina.

 

Pur adottando un tono leggero e poetico, Kiki – Consegne a domicilio dimostra dunque una notevole profondità tematica, che, unitamente alle splendide tinte pastello e alle delicate musiche del sodale Joe Hisaishi, ne fanno un'opera significativa. Peraltro i cambiamenti apportati dal regista rispetto al romanzo originario, dalla struttura episodica e antiproblematica, non furono inizialmente graditi dalla scrittrice ma un confronto diretto con il produttore Toshio Suzuki e con lo stesso Miyazaki si rivelò infine utile per ottenere il suo benestare.

 

 

Titolo originale: Majo no takky?bin

Regia: Hayao Miyazaki

Interpreti (voci italiane): Domitilla D'Amico, Ilaria Stagni, Giò Giò Papattoni, Davide Perino, Francesca Guadagno, Maria Pia Di Meo, Nanni Baldini, Angiolina Quinterno, Mauro Gravina
Origine: Giappone, 1982

Distribuzione: Lucky Red

Durata: 102'

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