"Killing Mrs. Tingle"

Dallo sceneggiatore di “Scream”, un film apolide, decentrato rispetto alla sublime staticità\fermezza del sempre più classico Craven.

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Cinema onnivoro quello di Williamson. Tendente ad un sostanziale e ripetuto incrocio fra diverse dimensioni corporee pronte ad essere fagocitate nella stretta di uno sguardo oltre il genere, probabilmente oltre il cinema stesso. Anche (e forse soprattutto) nel passaggio da una dimensione scritta (quella dello script), a quella scandita da uno scavalcamento di posizioni e da un superamento della presenza\assenza del lavoro di scrittura. L'immagine in questo suo primo film si nutre proprio di questo accecante passaggio. E' un'immagine, un contorno visivo dai dettagli sfumati, sfuggenti. Registra un cambiamento, una trasformazione, una perdita. Se nella scrittura dell'urlo craveniano, si andava oltre il genere per rifondarlo all'insegna di un'osmosi fin troppo costruita tra forma e contenuto, tra visione e riflessione su di essa, qui l'impronta decostruzionista si adagia sul già compiuto e sullo sperimentato quale possibilità di un fieri mancato in partenza. Il ripiegamento su di se (e su di una forma cinema comunque sempre attraente) genera quel cambiamento cui si accennava in precedenza. Si è testimoni muti, ma consapevoli di un cambiamento di rotta, di un inversione di marcia. La potenza deflagratoria è da rintracciare all'interno del quadro prospettico\visivo. Non al di fuori di esso. Questa dialettica interno\esterno si nutre della inconciliabilità di opposti quale unica possibilità di vita, di movimento. Ecco l'anti-classicismo di Williamson. Il suo essere del tutto apolide, slegato, decentrato rispetto alla sublime staticità\fermezza del sempre più grande (e classico) Craven che finalmente è uscito allo scoperto con il meraviglioso "Musica del cuore". Ed è comunque proprio nell'atto da compiere (già presente nel titolo) che nel film di Williamson si fa evidente la voglia di uscire dal tracciato seguito fino a questo punto per avventurarsi su strade nuove, su nuovi sentieri della narrazione. Da qui quell'insanabile conflitto scaturito all'interno dell'immagine, della sequenza, dell'impostazione data alla sua opera. Il problema però è che in questa dinamica conflittuale manca l'elemento di forza: la componente umana. L'umanesimo critico rintracciabile in un qualunque Craven e\o Carpenter è una delle ragioni per cui amiamo alla follia questi registi. Parlano di noi, della nostra storia, del cinema che abbiamo sempre sognato. Williamson è un abile manipolatore di vita, non un narratore di essa. Nel suo film non c'è nulla che assomigli nemmeno lontanamente alla passione per il racconto rintracciabile nei registi prima ricordati. Il suo è un approccio al filmato che denuncia sin da subito una chiara tendenza all'elucubrazione solipsistica e forzatamente intellettuale in bilico su certe forme di racconto\cinema che si vorrebbero superare definitivamente. Manca il cuore, la sincerità.

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Titolo originale: Teaching Mrs. Tingle
Regia: Kevin Williamson
Sceneggiatura: Kevin Williamson
Fotografia: Jerzy Zielinski
Montaggio: Debra Neil-Fisher
Scenografia: Naomi Shohan
Costumi: Susie DeSanto
Musica: John Frizzell
Interpreti: Helen Mirren (Mrs. Tingle), Katie Holmes (Leigh Ann Watson), Jeffrey Tambor (coach "Spanky" Wenchell), Barry Watson (Luke Churner), Marisa Coughlan (Jo Lynn Jordan); Michael McKean (Potter), Molly Ringwald (Miss Banks), Vivica A, Fox (Miss Gold), John Patrick White (Brian Berry), Robert Gant (professore)
Produzione: Cathy Konrad per Interscope Communications/Konrad Pictures/Miramax Films
Distribuzione: Cecchi Gori
Durata: 96'
Origine: Usa, 1999

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