Klondike, di Maryna Er Gorbach

Candidato per l’Ucraina all’Oscar come miglior film straniero, è un film che analizza in maniera cruda le assurdità di una guerra pieno di momenti intensi che ricorderemo a lungo.

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Dove tutto ebbe inizio. Siamo nel 2014, nella regione del Donbass in Ucraina al confine con la Russia, avvengono continue incursioni e attacchi che vedono da una parte i nazionalisti e dall’altra i separatisti. Specchio fedele di questo conflitto interno è la famiglia composta da Tolik (Sergey Shadrin) da Irka (Oksana Cherkashyna) e dal fratello di lei Yaryk (Oleg Shcherbina). Il primo assume un atteggiamento neutrale e sembra parteggiare per i russi, la seconda è al settimo mese di gravidanza e cerca di fare di tutto per sopravvivere tra le bombe e i pezzi di aereo che le cadono sul tetto di casa, il terzo combatte una guerra impossibile contro l’invasore straniero.

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Rispetto a Donbass (2018) di Sergei Loznitsa che puntava il dito sulla manipolazione della verità e delle identità attraverso diversi episodi, qui Maryna Er Gorbach utilizza uno sguardo più contemplativo evidenziando l’assurdità di certi avvenimenti bellici e l’impatto dentro un microcosmo familiare anch’esso lacerato. Lunghi piano-sequenza con la macchina di presa che vaga lateralmente alla ricerca di una prospettiva, di un senso che non c’è. L’idea che lo squarcio creato dal colpo di mortaio nel salotto di casa diventi punto di osservazione del teatro di guerra è un punto di forza del film, perché fa cadere le barriere tra interno ed esterno e mostra la vulnerabilità dell’essere umano di fronte all’irruzione della quotidianità bellica. Mentre Tolik per pura codardia presta la macchina a Sanya (Oleg Shevchuk) per aiutare le milizie russe a raccogliere i resti di un aereo civile abbattuto per errore, Irka cerca disperatamente una normalità impossibile: innaffia le piante, munge la mucca, si prepara un caffè, cerca di aggiustare il passeggino, prende in giro i dilettanti della guerra che ubriachi sbagliano continuamente il bersaglio, spolvera e mette in ordine quello che rimane della casa. Insomma resiste. Per il figlio che porta in grembo, per un futuro che ancora crede possibile. Stupende le immagini di Irka che vaga nella campagna mentre le nuvole sopra di lei formano giochi di luci ed ombre. Altrettanto intensi i suoi primi piani mentre cerca una fuga impossibile da una situazione sempre più claustrofobica. A queste scene fanno da contraltare le terribili immagini di repertorio sull’abbattimento del volo Malaysia Airlines 17 avvenuto il 17 Luglio del 2014 e che è costato la vita a 298 persone. La guerra comporta disgregazione familiare e la illusione della famiglia olandese di trovare la loro figlia viva dopo il disastro aereo è insieme commovente e assurda. La lentezza e le pause trovano una repentina risoluzione negli ultimi venti minuti quando la sofferenza delle doglie di Irka si scontra con l’indifferenza dei militari e la totale inettitudine del marito e del cognato.

Premiato al Sundance Film Festival (premio per la regia) e al Festival di Berlino (Premio della Giuria Ecumenica nella sezione Panorama), candidato per l’Ucraina all’Oscar come miglior film straniero, Klondike è un’opera che analizza in maniera cruda le assurdità di una guerra che divampa tra l’ottusità e l’indifferenza e comporta la disintegrazione progressiva del nucleo familiare. Le urla di Irka squarciano il cielo e si fanno strada tra le macerie e le devastazioni prodotte dai combattimenti: in questo paesaggio di morte osservato dal salotto di casa, l’unica speranza è affidata a un timido vagito.

 

Titolo originale: Klondaik
Regia: Maryna Er Gorbach
Interpreti: Oksana Cherkashyna, Sergey Shadrin, Oleg Shcherbina, Oleg Shevchuk, Artur Aramyan
Distribuzione: Invisible Carpet
Durata: 100′
Origine: Ucraina, Turchia 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
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Il voto dei lettori
4.5 (4 voti)
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