Kung fu e cinema italiano: da Franco e Ciccio a La città proibita
Da Ku Fu? a Delitto al ristorante cinese, da Enter the Ninja con Franco Nero fino a Il ragazzo dal kimono d’oro: gli esperimenti marziali del cinema italiano prima di Gabriele Mainetti

Ku-Fu? Dalla Sicilia con furore
E’ arrivato nelle sale italiane La città proibita, il nuovo film di Gabriele Mainetti, il regista di Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out. Non è la prima volta che il nostro cinema ha giocato con il genere marziale, declinandolo per lo più in chiave comica o mescolandolo con il poliziottesco.
Se pensiamo al cinema italiano e al kung fu, il collegamento può sembrare insolito, ma in realtà il nostro Paese ha avuto un rapporto variegato con le arti marziali sul grande schermo. Negli anni ‘70, quando Bruce Lee stava rivoluzionando il cinema d’azione mondiale, Franco e Ciccio arrivarono con una delle prime parodie italiane del genere, Ku-Fu? Dalla Sicilia con furore. Il film sfruttava il fenomeno del kung fu per creare situazioni esilaranti, tra comicità slapstick e combattimenti siculo-cinesi. Di recente il mix è stato tentato anche dagli YouNuts! di Grosso guaio all’Esquilino, mentre nel 1974 Superuomini, superdonne, superbotte di Alfio Caltabiano mescolava già elementi esotici, combattimenti spettacolari e un tono ironico, come tipico delle produzioni italiane di quegli anni.
Delitto al ristorante cinese con Tomas Milian inaugura gli anni ’80: qui il maresciallo Giraldi si trova coinvolto in un’indagine nella comunità cinese a Roma. Ricordiamo poi un cult della TV italiana, ossia Il ragazzo dal kimono d’oro, con protagonista un giovanissimo Kim Rossi Stuart. Il film rielabora il mito di Karate Kid, con una prospettiva tutta italiana. Anche Franco Nero si cimenta con le arti marziali in Enter the Ninja di Menahem Golan del 1981.
Con La città proibita quindi, Mainetti sembra voler portare il cinema italiano d’azione a livelli internazionali, combinando il genere classico del kung fu, con una messa in scena e ambientazione tutta italiana. Un ponte tra tradizione e modernità: potrebbe essere l’inizio di una nuova stagione per le arti marziali nel nostro cinema, superando anche l’Oriente grottesco di Banzai di Carlo Vanzina, la commedia a sfondo orientale con protagonista Paolo Villaggio del 1997?