La banda degli onesti, di Camillo Mastrocinque

Consacrazione definitiva al successo per Totò e Peppino, spaghetti e vongole con broccoletti e patate, vitaminosi, sostanziosi, corroboranti e leggeri. Oggi, ore 16.10, Rai Movie

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Altro che ipotetico ossimoro, oggi è davvero una banda di clandestini, profughi, contagiati, randagi, quella degli onesti, integerrima minoranza in via di estinzione, anti peculato, anti falsità, anti usura, anti, sempre e solo anti. Vorrei viaggiare nel tempo e tra i primi luogghi che chiederei di attraversare è quel condominio del portiere Antonio Bonocore, del tipografo Lo Curto, Gianturco, Lo Tripoli, Lo Turzo, Lo Struzzo, Turchesi, Lo Turco e del Pinturicchio prima maniera Cardone.

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Il grande regista Camillo Mastrocinque nel 1956 consacra definitivamente al successo il Principe e Peppino, spaghetti e vongole con broccoletti e patate. Mi piacerebbe attraversare l’androne planando con quell’iniziale piano sequenza di hitchcockiana memoria. Mi piacerebbe mescolarmi tra i condomini e restare bloccato nell’ascensore di quel casermone in Viale delle Milizie 76. Mi piacerebbe essere rapito da quell’odore di cavoli che invade la cuccetta del piano terra. Mi piacerebbe affrontare con coraggio i ragionieri Casoria o almeno quelli vicino Casoria… Frattamaggiore, Caivano… Ogni tanto mi trovo a simulare il “volo!!!” del portiere Totò, afflitto dai calli, tra cambialetti, intimi di sfratto e colleghi usurpatori, convinti addivenire e non a nascere, ma lui lo nacque modestamente. Ma questa è un’altra storia… mi piacerebbe, però poi che insieme a Totò e la banda per un attimo si entri nel vortice slapstick, a fabbricare effimeri sogni, di carta (filigrana e non igienica) e cartone, per un paio di scarpe con lo scrocchio a dare importanza, un visita al casinò di Montecarlo (anche se per i casini non ci sarebbe bisogno di allontanarsi così tanto…) e un bel cocomery americano, evero, che quando fa freddo ti alzi il cappello per coprirti.

Tutto questo mentre le musiche del sommo Alessandro Cicognini, con tutte le sue variazioni sul tema, scandiscono in perfetta e sconvolgente simbiosi le tragicomiche vicende. Ecco anche il maestro sembra suonare dal vivo, posto in un angolo del set, facendo vibrare il neorealistico desiderio di restare sull’uscio del progresso, magari per un attimo anche senza sonoro, dimenandosi come marionette dietro i vetri di un luogo appena nato, ma in cui al momento non c’è mai nessuno. Io la notte voglio dormire e non voglio essere roso dai morsi della coscienza, anche se poi a sopraggiungere sono i morsi della fame. Bisogna sentirsela davvero per avere il coraggio, sentirsela almeno con un poco di sforzo, l’importante però che lo sforzo sia fatto tra i simili, perché senza soggezione e si resti ad occupi nella media borghesia italiana una società. Ad un certo punto si sente il richiamo, un fischio che risuona tra le scale, per qualche anno ancora immobili, e la tentazione di passare dalla parte del ragioniere, che si frega il carbone e lo zucchero, non la contieni più. Bisogna mettersi a lavorare sodo, anche di nascosto, di notte, altrimenti i progetti, tra Montecarlo e Gerusalemme Liberata, vanno in fumo. Portiere sono, dice Bonocore, e chi nasce onesto, può sbandare (vedi l’andatura tipica del portiere, a schiacciare i piedi dei malcapitati sotto braccio) perdersi, nascondersi, coprirsi c on la barba fatta dai peli dei condannati a morte, ma poi i morsi della coscienza giungono al cuore e tutto si fa più chiaro.

Nel condominio si oscilla, si tentenna, tra il dare un senso all’azione collettiva, immaginando nuove forme di convivenza sulla base di forti valori etici e l’emergere della necessità di adattarsi all’incertezza e di guardare alle cose terrestri con sereno distacco, imparando ad apprezzare la fragile bellezza della vita, proprio come quella caffettiera vuota, palleggiata per un agognato sorso di caffè che non c’è, dalla coppia presunta falsaria, al centro tavola in cucina. Poi il maresciallo lo buggero, e non è un amico di Bonocore, ma ancora una volta un frainteso, perché un figlio che “uccide” suo padre oggi non solo non lo cacciano via, ma lo promuovono. Oh, ci si raccomanda a Natale, che di torrone si è ghiotti… la paura si rinnova nel tempo, sembrare troppo onesti agli occhi degli altri. Ci vorrebbe un falò per purificarsi, anche dopo mangiato, non c’è pericolo che si piazzi sullo stomaco. Per intenderci, un falò di fiamma, di fuoco e non d’acqua, e chi lo farà, chi lo farò? Siete, d’accordo? Siamo d’accordo! Ah, siete d’accordo…

 

Regia: Camillo Mastrocinque
Interpreti: Totò, Peppino De Filippo, Giacomo Furia, Gabriele Tinti, Giulia Rubini, Nando Bruno, Luigi Pavese, Memmo Carotenuto
Durata: 106’
Origine: Italia, 1956
Genere: commedia

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.67 (3 voti)
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