La carne, di Marco Ferreri

Giudicato dalla critica come un’opera minore, è un cinema che invece ha un’eccessiva sensibilità di sguardo che ritorna a temi del regista come il cannibalismo. Oggi, ore 21.15, Cielo

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“Francesca è una proiezione dello stato d’animo della donna di oggi. Un’eroina dei fumetti che vive delle avventure gotiche e medievali. Potrebbe essere la moglie del Signore degli Anelli. L’uomo è alla ricerca di una donna che gli dica: “inventeremo un nuovo rapporto, non lavorare troppo, non essere responsabile di tutto, so che si può stare insieme senza che la tua macchina sia la più prestante…”.  Marco Ferreri

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Il tema del cannibalismo ha sempre affascinato Marco Ferreri sin dai tempi de Il seme dell’uomo. Se il mangiare/essere mangiati è un modello di coesistenza tra corpi, l’uno nell’altro, allora è più facile interpretare l’apologo de La carne e giustificare le evidenti discrepanze tra le immagini e i dialoghi.

Paolo (Sergio Castellitto), impiegato comunale separato dalla moglie, è folgorato dalla visione della super donna Francesca (Francesca Dellera) incontrata casualmente in una serata al piano bar e mitizzata ad icona sacra. Ma sin dal primo contatto sulla melodia di Bartali di Paolo Conte, Marco Ferreri inserisce più di una nota funerea: il recente aborto di Francesca, l’aspetto pallido cardiopatico di Paolo, la malattia tumorale dell’amico Nicola (Philippe Léotard).

la carne sergio castellitto francesca delleraSe in Storia di Piera e in Il futuro è donna l’immagine della donna coincideva con la fertilità e la rigenerazione vitale, in La carne c’è un brutale rovesciamento del punto di vista con una ipertrofia corporea che porta in sé un processo di putrefazione. Francesca diventa così contemporaneamente una parodia fumettistica e la proiezione di un desiderio maschile infantile. Dibattuto tra quesiti eucaristici (l’incubo della prima comunione che non salta di generazione) e schiacciato dal ritratto della madre, Paolo non può che rifugiarsi in un bungalow alla fine del mondo, per la profanazione consapevole del corpo del Dio-donna, offerto in sacrificio per lui. Francesca è una figura tipicamente ferreriana: il corpo esibito, la seduzione, i deliri tantrici rimandano a un personaggio più vicino a Jessica Rabbit che a una femme fatale.

Lontanissimi dall’esempio dantesco, Paolo e Francesca vivono il loro rapporto nel cibo e nel sesso con una bulimia asimmetrica: da una parte le prestazioni ginniche e le erezioni plateali di un ipocondriaco in fuga dalla propria vita, dall’altra una donna giunonica che ridicolizza le ambizioni simil virili di un uomo senza qualità. Il clima mefitico della casa viene per qualche momento interrotto dall’arrivo dei figli in cerca di soldi e da Giovanna (Petra Reinhardt) che, in un bagno purificatorio settecentesco, instaura un rapporto a tre perverso.

la carne francesca dellera sergio castellittoFerreri lavora molto sulla colonna sonora inserendo oltre a pezzi noti del nostro cantautorato (Buonanotte fiorellino di De Gregori, 4/3/1943 di Dalla e Se ti tagliassero a pezzetti di De Andrè) anche ritmi spagnoleggianti fino al ritornello di Innuendo dei Queen. Anche la fotografia, con una prevalenza dei rossi e dei blu elettrici sembra sottolineare questo eccesso di vitalità che nasconde un rito di morte. Come altri personaggi di Ferreri (Marcello Mastroianni e il suo scimpanzé in Ciao maschio, Christopher Lambert e il suo portachiavi in I Love You) anche Francesca porta con sé un simulacro simbolico, quella bambolina cieca che rimanda a un qualcosa mai venuto alla luce. Se non si riesce ad essere compresi, si finisce per essere cannibalizzati senza più alcuna distinzione tra soggetto desiderante e oggetto desiderato.

Uscito dopo La casa del sorriso (Orso d’oro al Festival di Berlino), La carne venne giudicato dalla critica un’opera minore e presto dimenticato. In realtà proprio attraverso lo sconfinamento nella maniera e nella parodia Marco Ferreri mostra l’intima contraddizione del suo cinema: la ribellione anarchica di un profeta scomodo che ha il limite proprio nell’eccessiva sensibilità dello sguardo. Il futuro non è femminile o maschile, ma di incerto genere. I dinosauri meccanici del prologo si trasformano nelle cicogne della parte finale mentre, con il sole, sembra tramontare l’ultima parvenza di umanità.

 

Regia: Marco Ferreri

Regia: Sergio Castellitto, Francesca Dellera, Philippe Léotard, Petra Reinhardt

Durata: 95′

Origine: Italia 1991

Genere: grottesco

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