La carrozza d’oro, di Jean Renoir

Il grande ritorno in Europa del regista che adatta l’opera teatrale Le Carrosse du Saint-Sacrement di Mérimée in un film sfarzoso e ispirato con Anna Magnani che rende omaggio al teatro. Prime Video.

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Perù, fine XVIII secolo. Una compagnia teatrale italiana della commedia dell’arte cerca la sua fortuna. Camilla (Anna Magnani) fa perdere la testa a un italiano, al torero Ramon e al viceré della colonia che, preso dalla passione, regala all’attrice una carrozza d’oro. In un continuo rincorrersi del triangolo amoroso, la protagonista deciderà infine di regalare la carrozza alla Chiesa e mettere fine alle storie d’amore, scegliendo di dedicare la sua vita al teatro. Sarebbe toccato a Luchino Visconti dirigere La carrozza d’oro. Invece dopo svariate vicissitudini produttive il progetto è passato nelle mani di Jean Renoir che è così tornato a dirigere un film in Europa dopo 13 anni passati negli Stati Uniti.

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In Ombre rosse di John Ford la carrozza era costantemente in movimento, e fuggiva inseguita dagli indiani d’America. Era il luogo di aggregazione dei differenti ceti sociali presenti nella frontiera agli inizi del ‘900 che tra di loro avrebbero collaborato, amato e odiato, combattuto e ucciso. Adesso nel grande film di Jean Renoir, tratto dall’opera teatrale Le carrosse du Saint-Sacrement di Prosper Mérimée, la carrozza si riveste d’oro. Perché il cinema si è arricchito, ed è proprio il suo cinema ad arricchire. La vocazione artistica e la vita in amore sono i temi portanti del film – ma anche del regista – che sembra chiedersi dove inizi l’uno e finisca l’altro. In fondo per passare da dietro le quinte al centro della scena bastano due, forse tre passi. Basti pensare alla scena di danza in La grande illusione (1937) o la festa in La regola del gioco (1939), in cui gli attori/personaggi vengono ripresi mentre entrano e escono dal sipario.

Il film, seguendo le idee di un autore che gioca sospeso tra le immagini e il loro senso, in realtà vive tra il primo taglio di montaggio e l’ultimo. E tutto ciò che avviene nel mezzo si riduce alla rivelazione del gioco chiamato cinema. Il sipario si alza, ed è come se il film fosse costruito secondo il gioco delle scatole cinesi che si incastrano le une nelle altre. Un film sul teatro nel teatro. Come scrisse un giovane Truffaut all’uscita del film in sala. Un meta cinema ai suoi stessi albori che sembra non trovare pace, non importa quanto si provi a scavare a fondo.

Il conflitto della lotta di classe tra nobili europei e i nativi porta a galla il conflitto costante tra futuro e passato, innovazione e presente. La non mescolanza che nella pellicola nessuna delle caste sociali sembra volere, entra in contrasto con ciò che Renoir racconta della sua esperienza in Italia. Nel marzo 1952, quando iniziarono le riprese de La carrozza d’oro il regista commenta:

«Sono in Italia, il mio film si svolgerà dunque in Italia e ne sarà interprete una grande artista italiana. È impossibile girare in Italia senza subire l’influenza italiana. La mia ambizione sarebbe, con La carrozza, quella di creare un mondo tutto mio e influenzato dal fatto che in questo momento vivo a Roma. Questa influenza, si esercita in tutti gli istanti della vita. Come non riconoscere nel portiere che vi apre la porta un fratello di qualche personaggio della Commedia dell’Arte?»

 

Titolo originale: Le carrosse d’or
Regia: Jean Renoir
Interpreti: Anna Magnani, Odoardo Spadaro, Nada Fiorelli,  Duncan Lamont, George Higgins, Ralph Truman, Gisella Mathews, R Lina Marengo
Durata: 103′
Origine: Francia, Italia 1952
Genere: commedia

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
Sending
Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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