La casa degli sguardi, di Luca Zingaretti
Il primo film da regista dell’attore ha ritmo e taglia sui personaggi delle istantanee precise ma offre una rappresentazione edulcorata e scarsa partecipazione emotiva.

Sensibilità e percezione sono la fonte del poeta, una risorsa ed un problema. Vorrebbe essere un poeta Marco, il protagonista del primo lungometraggio di Luca Zingaretti come regista, adattato dal romanzo omonimo di Daniele Mencarelli. La sua figura è un cliché ispirato ai parolieri maledetti dell’Ottocento. Infatti la sua scheda identificativa segna una dipendenza alcolica molto oltre i limiti del consentito, ed un’anima ancora più tormentata dopo la scomparsa prematura della madre. Un vuoto, una mancanza da riempire stordendo la mente fino a perdere i sensi. Ad aiutarlo a sfuggire all’autolesionimo provano il padre, tranviere dell’Atac, un ruolo che Zingaretti riserva a sé stesso, ed il suo editore Davide, procurandogli lavoro in un’impresa delle pulizie operativa dentro l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù.
Quel luogo di dolore, a contatto con la malattia e la morte, diventa lo sfondo di un film multitematico, sull’alcolismo e la resilienza, dove trova posto anche qualche riferimento alle dinamiche lavorative, dalle assunzioni pilotate ai sindacati negligenti. È attraverso il rapporto con i colleghi, ognuno con la sua storia e la propria punizione, ognuno con un sogno naufragato troppo presto o sepolto d’indifferenza e dimenticato in un angolo, che Marco potrà aprire occhi sul mondo, e vedere una speranza.
Protagonista di successo di tanti lavori per la televisione, il primo film di Zingaretti porta l’eredità di quel linguaggio in maniera evidente, sempre attento ad arrotondare le punte, ad essere rassicurante mentre si sfiora la tragedia, a mostrare pazienza e tolleranza. Il racconto, forte di una struttura portante, garantisce il ritmo, e taglia sui personaggi delle istantanee piuttosto precise che creano il riflesso dei sbagli e delle paure del protagonista, che lo perseguitano nei bar o in macchina, con la condanna ad una realtà claustrofobica, satura di sfiducia e di impotenza verso il mondo. La casa degli sguardi prova a trasmetterci quel vulnus di perplessità e scetticismo, quel senso di smarrimento che sfocia nell’egoismo, e trova come unica risposta possibile l’abbandonarsi all’altro, un amico, un amore. Prova a riempire una solitudine, ad allargare lo sguardo sui piccoli ed anonimi gesti del quotidiano, a trovare l’empatia e la solidarietà. Non sono nelle intenzioni o nella storia i difetti del film, quanto nella solita rappresentazione edulcorata, nel ricorso alle consuetudini, nella mancanza di coraggio dal punto di vista estetico, un insieme che provoca delle reazioni incolori e poca partecipazione emotiva. Quando al contrario, le vicende dei personaggi sembrano avere del potenziale che riescono ad esprimere solo in parte, penalizzati da una visione che preferisce non correre rischi e navigare su mari conosciuti.
Regia: Luca Zingaretti
Interpreti: Luca Zingaretti, Gianmarco Franchini, Federico Tocci, Chiara Celotto, Alessio Moneta, Riccardo Lai, Marco Felli, Cristian Di Sante, Filippo Tirabassi
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 109′
Origine: Italia, 2024