"La cosa che preferisco è innamorarmi di un film, di una storia, di un personaggio". Incontro con Maya Sansa

Dopo l'esordio nel 1999 in "La balia", Maya Sansa si è confermata nel 2003 con "La meglio gioventù" e "Buongiorno, notte" una delle giovani attrici più promettenti del cinema italiano. Un successo che ha origine da una solida preparazione e da una grande passione per il proprio lavoro.

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Il 24 settembre, Marco Bellocchio, insieme alla protagonista Maya Sansa, presenta a Bologna il suo ultimo film, Buongiorno, notte. La pellicola, snobbata dalla giuria della Mostra del Cinema di Venezia, ha però ottenuto il favore dei critici, ottenendo in seguito un notevole successo al botteghino. Nel corso della conferenza stampa, Marco Bellocchio difende le sue scelte artistiche, ribadendo di aver realizzato un film molto personale, nonostante gli sia stato commissionato da Rai Cinema. Maya Sansa rivela invece di aver fortemente voluto la parte della giovane brigatista, ottenuta dopo una lunga serie di provini.

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Al termine incontriamo la protagonista del film. L'attrice sta vivendo un periodo di intensa popolarità, grazie anche all'interpretazione in La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, l'evento cinematografico dell'estate appena trascorsa.


 


Hai recitato in due film come La meglio gioventù e Buongiorno, notte che, in misura maggiore o minore, affrontano il periodo degli anni Settanta. Si tratta di anni dei quali, per ragioni anagrafiche, non hai una conoscenza diretta, ma mediata da altre fonti. In che modo aver preso parte a questi due film ha cambiato il tuo rapporto con quel periodo così importante della storia italiana?


Devo dire innanzi tutto che il personaggio di Mirella è un po' estraneo a quel mondo, la sua figura è più legata ad altre situazioni. Il personaggio di Chiara, invece è proprio dentro quel periodo. Inizialmente la mia conoscenza degli anni del terrorismo era frammentaria, piena di buchi. Quindi ho dovuto documentarmi, leggere libri su quel periodo, comprese le biografie dei terroristi. Ho trovato molte incongruenze, il che è normale se si pensa che sono passati molti anni da quegli eventi. Sono state dette delle menzogne ai fini di proteggere chi in quel periodo rappresentava la dirigenza delle Brigate Rosse. Mi sento però di credere ai brigatisti quando cercano di spiegare i motivi per i quali hanno fatto tutto questo. Direi che ogni aspetto di quelle vicende riscuote il mio interesse, tutto è importante per capire quanto è avvenuto, naturalmente non per giustificare le loro azioni, per le quali chi le ha compiute è stato giustamente punito e ha pagato.


Per quanto mi riguarda, nel lavoro sul mio personaggio, ho cercato di capire le motivazioni che lo spingevano a comportarsi in quel modo. Credo che alla fine, e ciò è molto evidente nella seconda parte del film, tutto si sgretola e si entra in una dimensione schizofrenica. Quelle persone avevano la capacità di astrarsi dalla storia e dalla società, di autoconvincersi anche che quanto facevano fosse giusto. E infatti quelli che ci riuscivano, che rimanevano pienamente dentro il sistema erano i latitanti. Gli altri, come Chiara, il personaggio che interpreto io, si scontravano con la realtà esterna, con il loro lavoro e la loro famiglia, e anche con il modo in cui altre persone vivevano in modo diverso la stessa passione politica.


 


Hai girato due film, usciti quasi contemporaneamente, con Luigi Lo Cascio. Si può dire che voi siate, al momento, la nuova coppia del cinema italiano. Che rapporto hai con lui?


Luigi è bravissimo, e con lui ho una grande affinità. E anche rispetto, stima reciproca. Siamo due persone molto diverse tra loro, con un diverso approccio al lavoro, e all'inizio abbiamo avuto un approccio diverso anche nei confronti di noi stessi. Poi abbiamo trovato un'intesa, che all'inizio non era così scontata.


 


Dei film da te interpretati, ce n'è uno o più di uno che per qualche motivo ti ha permesso di crescere professionalmente, o che ricordi con più affetto?


Penso che ogni film, per motivi diversi, mi abbia dato qualcosa. Benzina è stato un caso particolare. Nonostante l'abbia girato con Monica Stambrini, una regista che apprezzo molto, è stato molto più difficile degli altri. Quando lavoro a un film, per me la produzione riveste un ruolo fondamentale, e lì è mancata. E inoltre sono stata messa a dura prova, anche per il ruolo che dovevo interpretare, quello di una donna omosessuale. È stato in film in cui mi sono dovuta confrontare con molti aspetti difficili. Un film non rassicurante, per il quale forse l'Italia non è del tutto pronta. Tutto poteva andare contro, in questo film, ma alla fine è andato tutto molto bene. È stato anche un film poco pubblicizzato. È logico che con Marco Bellocchio tutti vogliano lavorare, mentre invece un film come Benzina presenta un fattore supplementare di rischio.


 


Che effetto ti ha fatto l'accoglienza riservatavi alla conferenza stampa durante la Mostra del Cinema di Venezia?


È stato molto emozionante. Di norma le conferenze stampa sono eventi che seguono uno schema piuttosto rigido, ma a Venezia c'è stata una vera e propria standing ovation da parte dei giornalisti. Un miracolo! Non mi sono mai commossa a una conferenza stampa, e credo che lo ricorderò per molto tempo. E inoltre sono rimasta sorpresa anche da come il film è stato accolto, con lo stesso entusiasmo, da pubblico e critica, che normalmente hanno opinioni piuttosto divergenti sui film. Per Buongiorno, notte le reazioni sono state le stesse. È stato un successo superiore a quanto ci aspettassimo.


 


Com'è il tuo rapporto con i personaggi che interpreti?


A me piace cambiare i personaggi, interpretare personaggi che abbiano sfumature diverse. Spesso gli attori, soprattutto quelli più famosi e conosciuti, hanno la tendenza a impigrirsi sugli stessi ruoli, in modo che il pubblico possa poi riconoscere sempre lo stesso personaggio-attore. A me non interessa questo. Credo che lavorare su un personaggio, esplorare il mondo che gli è stato costruito intorno, significhi conoscersi meglio; tutto il lavoro che si fa su un personaggio contribuisce ad arricchire la conoscenza di sé.


E poi mi piace stare sul set, vivere il set, anche quelli dei film nei quali non lavoro. Per esempio, grazie alla mia amicizia con Orlando Bloom, mio compagno di corsi a Londra, ho avuto la possibilità di assistere per circa un mese alle riprese de Il signore degli anelli. Ho visitato un paio di location in Nuova Zelanda e mi ha molto interessato vedere all'opera Peter Jackson e il modo in cui gestiva l'immensa troupe che aveva a disposizione.


 

Che progetti hai per il futuro? Ti prenderai una pausa o hai già qualche lavoro in via di definizione?


La cosa che preferisco è innamorarmi di un film, di una storia, di un personaggio. Mi piace essere messa nelle condizioni di lavorare bene da parte della produzione. Molte produzioni, invece di aiutarti, ti costringono a difenderti da loro. Al momento non ho ancora progetti precisi. Io devo innamorarmi di qualcosa, e innamorarsi, come si sa, richiede un certo periodo di tempo. Non mi dispiacerebbe girare una commedia, ma una commedia intelligente, un genere che attualmente è poco diffuso in Italia. Direi che c'è poco spazio per ruoli femminili nelle commedie italiane. O sì è dei comici professionisti, come per esempio Luciana Littizzetto, oppure spesso si è costrette a entrare in ruoli che a me non interessano. Ma se mi proponessero una commedia intelligente, un ruolo in cui possa emergere una parte più leggera di me, penso che questo sarebbe il momento giusto.


Inoltre sto preparando un lungometraggio con l'attore Matthew Brown, con il quale ho già lavorato per un mediometraggio che è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.

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