La distruzione del potere (del cinema): Roberto Rossellini

Fantastico artigiano del set e insieme sfrontato praticante di una ‘assenza autoriale’ Rossellini ci lasciava 25 anni fa. enrico ghezzi ce lo ricorda, a Fuori Orario, attraverso una settimana di imperdibili film, per il cinema e la tv

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FuoriOrario per una volta fa eccezione, per ricordare i venticinque anni dalla morte del più genialmente ‘fuoriorario’ tra i grandi autori della storia del cinema: Roberto Rossellini.
Cinque sei sette serate, costeggiando soprattutto l’utopìa televisiva di Rossellini. Che non è solo la sua ‘televisione’ (di cui verranno proposti peraltro i principali capolavori), ma proprio l’idea immensa e rivoluzionaria di una ‘distanza’ dal potere stesso del cinema, una calma e appassionata ‘tele-visione’ del cinema che non ci appartiene e che viviamo e nel quale viviamo (e che forse ‘ci’ vive): il mondo.
Fantastico artigiano del set e insieme sfrontato praticante di una ‘assenza autoriale’ (in certi casi conclamata e teorizzata: vedi il caso limite di DOV’E’ LA LIBERTA’) dal set stesso, di un’dea di cinema assolutamente demitizzata e scettica rispetto al potere definitivo e totalizzante dello spettacolo .. Così, abbiamo rovesciato il titolo di uno dei suoi più celebri lavori televisivi. Ogni film, ogni filmato, ogni atto di tele/cinema rosselliniano è infatti il tentativo estremo di svincolarsi dai codici che sono le catene e l’imperio, l’ambiguità stessa del cinema. Contro la ‘servitù volontaria’ dello spettacolo, Rossellini propone un cinema che sale e scende dalle nuvole, che sa considerare l’aria e il vento e tutti gli elementi e le persone nella loro materialità quotidiana, limpidamente ambigua, inevitabilmente contraffatta. Non si cerchi rigore in Rossellini. Unico imperativo sembra davvero l’amore, l’entusiasmo con le sue disperazioni, il sublime ‘farsi girare la testa per trovare la strada’ del finale di FRANCESCO GIULLARE DI DIO. Non c’è orientamento. Anche l’immagine, che il cinema sembra far trionfare, è riportata alla sua incertezza, al suo disorientamento e disorientarci, come nella straordinaria sequenza del test psicologico di EUROPA 51 in cui Irene/Ingrid rifiuta di dare/scegliere un ‘senso’ per le immagini…(e si capirà allora quanto su queste basi sia ardua e inventata e libera e folle l’ipotesi ‘didattica’ del Rossellini televisivo) .
Anche noi, a FuoriOrario, ci siamo fatti girare la testa. Volevamo fare una/due notti, ci mancavano troppi film, e del resto Rossellini, con la sua feroce e tenera inattualità, è sempre stato una presenza costante, un’ispirazione, quasi una sigla del programma.. Poi abbiamo deciso per l’accumulo…per il vortice di tempi e di temi del gioco rosselliniano, ricontaminandone tra film e tv eccedente le durate e corti ritrovati e rimontaggi ‘nostri’ tre intere settimane di programmazione. Come si dice nel Bertolucci di PRIMA DELLA RIVOLUZIONE, ‘non si può vivere senza Rossellini’.. Di certo, il cinema non ‘vive’ se non sperimenta la morte del suo stesso mito e divismo, se non sperimenta l’abbandono dello spettacolo per abbandonarsi al viaggio da fermo intenso politico appassionato arrabbiato che è lo spettacolo del mondo.

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-enrico ghezzi

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