La diversità è un punto di forza. Incontro con Eric Lartigau, regista de La famiglia Bélier

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Reduce da un'accoglienza straordinaria in patria, arriva anche in Italia il film-fenomeno La famiglia Bélier. Interpretato da Francois Damiens, Karin Viard, Eric Elmosnino e dall'esordiente Louane Emera, la pellicola racconta la vita di Paula, ragazza dalla voce incredibile, e della sua stramba famiglia di contadini sordomuti. Il regista ha presentato oggi il film che uscirà in sala il 26 marzo.

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La_famiglia_Be?lier_Eric_Lartigau_foto_dal_set_1_mid.jpg (640×427)Reduce da un'accoglienza straordinaria in patria, arriva anche in Italia il film-fenomeno La famiglia Bélier. Interpretata da Francois Damiens (Niente da dichiarare?, Il truffacuori), Karin Viard (Polisse, Delicatessen), Eric Elmosnino (Gainsbourg, Ore d'Estate) e dall'esordiente Louane Emera (acclamata vincitrice del talent canoro The Voice), la pellicola racconta la vita di Paula, figlia normo-dotata di una stramba famiglia di contadini sordomuti. Le attenzioni del maestro di musica e il sogno di partire per Parigi, per frequentare una prestigiosa scuola di canto, costringono Paula ad affrontare le proprie paure e mettere in discussione i rapporti con i propri famigliari. Per presentare il film, in uscita il prossimo 26 marzo, alla stampa romana è intervenuto il regista Eric Lartigau (Prestami la tua mano, Scatti rubati).

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la famiglia bélierPer affrontare un tema cosi complicato come l'handicap lei ha avuto molto coraggio, riuscendo anche a realizzare una pellicola leggera e commovente. C'è una formula segreta?

Non saprei, io ho lavorato su una sceneggiatura pre-esistente. Desideravo scrivere un film sulla famiglia, amo vedere come si formano le personalità dentro questo nucleo, quali strade diverse si prendono, come si evolvono i rapporti. La Famiglia Belier mi dava l'opportunità di affrontare tutto ciò, oltre alla possibilità di raccontare una storia commovente. Se la storia già esisteva i personaggi sono merito del mio lavoro, mi sono concentrato soprattutto su di essi. Noto nel cinema francese di questi anni proprio il desiderio di guardare verso l'altro, di essere curiosi verso il diverso.

eric lartigeau in la famiglia bélierMa non crede che il sordomutismo sia un tema molto ostico per farci una commedia?

Il sordomutismo è veramente un handicap pesante, duro, ma il mio film parla principalmente di differenze, di diversità. Io credo che l'handicap, come molte diversità, sia un punto di forza. Ho incontrato decine di sordomuti dal coraggio incredibile, pronti ogni giorno ad affrontare un mondo che li esclude. Molti di loro, infatti, ce l'hanno con noi, con la nostra pigrizia di venire loro incontro. La scena, molto dura, dove la madre confessa alla figlia il suo dolore nel scoprire che fosse normodotata nasce proprio da questo loro risentimento. Il mio film, con uno sguardo anche leggero, desiderava proprio immergersi in questa realtà, parlare di queste prove di forza.

Ma come è nata la decisione di usare attori normodotati per i ruoli dei sordomuti?

In realtà Quentin e Rossigneux sono interpretati da due veri sordi. Soprattutto per Quentin, interpretato dall'esordiente Luca Gelber cercavo un ragazzo che mi potesse dare quell'autenticità, quell'immedesimazione. Siamo stati fortunati a trovare Luca perchè, oltre ad essere un giovane artista, ha vissuto tutto come un gioco, aspetto fondamentale per un bravo attore. Per gli altri ruoli ho dovuto fare una scelta artistica, perchè mentre sviluppavo i personaggi avevo già in mente, chiari, i due interpreti. Abbiamo fatto un lavoro di preparazione dettagliatissimo. Karin Viard e Francois Damiens hanno studiato per 6 mesi il linguaggio dei segni, una lingua difficilissima. Siamo sempre stati guidati da traduttori e professori, che ci hanno aiutato sia durante le riprese che nel montaggio. Sapevo che avrei potuto usare tanti artefizi ma volevo il massimo della fedeltà. Abbiamo girato la Francia per farlo vedere a centinaia di sordomuti. La maggiorparte di loro sono stati entusiasti, hanno adorato il film. Una piccola parte, invece, si sono infastiditi e mi hanno criticato per aver scelto due attori non sordi. E' una critica che capisco benissimo ma rivendico la bontà della mia decisione.
 

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