La donna del bandito, di Nicholas Ray

Noir del 1949, They Live by Night – questo il titolo originale del film che rimanda sin da subito all’universo notturno e buio della storia – rappresenta l’esordio cinematografico di quel grandissimo cineasta che fu Nicholas Ray. Ray ha poco più di trentasette anni quando inizia la sua carriera registica, dopo anni trascorsi in lunghi viaggi e l’esperienza su vari palcoscenici. Ma ha già una sua idea ben precisa, che porterà avanti con grande convinzione quasi in ogni suo film. Per Ray è l’universo giovanile e il suo difficile rapporto con il mondo degli adulti, il centro della sua attenzione. E, pur all’interno di un contenitore del genere, il noir, imbastisce un melodramma giovanile assolutamente inedito per il cinema hollywoodiano, anticipando con grande lungimiranza quelle tematiche che poi esploderanno, pochi anni dopo, nel grande successo di Gioventù bruciata, con James Dean. La storia è un adattamento, dello stesso Ray, del romanzo di Edward Anderson, “Thives Like Us” (portato sullo schermo anche da Robert Altman negli anni settanta con il titolo Gang), e già in se contiene tutto il meraviglioso romanticismo del suo cinema.

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Protagonista è Bowie (Farley Granger) un ragazzo messo in carcere giovanissimo ingiustamente, vittima di un’adolescenza terribile, che trova la fuga dal carcere con i due più esperti e maturi compagni Chicamaw (Howard Da Silva) e ‘T-Dub’ (Jay C. Flippen). Insieme rapinano banche per poi rifugiarsi nella casa di Mobley (Will Wright) fratello di Chicamaw e padre di una ragazza, ‘Keechie’ (Cathy O’Donnell). Tra la giovane e Bowie nasce subito un’attrazione e, dopo una rapina fallita, i due ragazzi decideranno di andar via assieme. Inizierà così la loro lunga fuga, disperata e piena di illusioni, in un mondo dove ormai non sembra esserci più posto per loro.

Quello che colpisce del film è la rappresentazione della gioventù come momento di grande ingenuità tradita dal mondo degli adulti. Keechie e Bowie rappresentano la fine dell’innocenza e l’impossibilità da parte degli adolescenti di poter viver i loro sogni.

Sempre in fuga, con la continua paura del mondo, felici solo degli attimi vissuti assieme, i due giovani sono l’archetipo dei tanti personaggi del cinema di Ray, che sulla disillusione e la fine dei sogni ha realizzato dei capolavori straordinari.

 

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