La donna perfetta, di Frank Oz

Dopo un inizio scoppiettante, con il proseguire della narrazione la trama tende ad assumere pretese di denuncia contro il tentativo in chiave futuristica-robotica dell'asservimento del genere femminile, e la messa in scena pretende troppo dai momenti più specificatamente thriller del film

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Rivisitazione in chiave ironica dell'omonimo thriller del 1975 La fabbrica delle mogli di Bryan Forbes (a sua volta ispirato al romanzo di Ira Levin pubblicato nel '72), La donna perfetta più che un film sembra una passerella di celebrità cinematografiche. La pellicola, che racconta dell'arrivo di una coppia in crisi nell'ideale cittadina di Stepford dove l'idillio sociale è all'ordine del giorno grazie alle cittadine perfette, servizievoli e bellissime, vanta infatti un cast di grandissimi nomi dove l'interpretazione di alcuni di essi (in particolare della Kidman e di Bette Midler) rappresenta il culmine massimo di gradevolezza dell'opera. L'inizio, con la bella protagonista in carriera che si ritrova dalle stelle alle stalle, è scoppiettante, mentre il primo approccio con la nuova residenza addirittura esilarante grazie a picchi comici e gag grottesche al limite con il surrealismo (al circolo letterario scopriamo che le belle bionde hanno una predilezione per le pigne, guarda un po'…). Purtroppo con il proseguire della narrazione la trama tende ad assumere pretese di denuncia contro il tentativo in chiave futuristica-robotica dell'asservimento del genere femminile, e la messa in scena pretende troppo dai momenti più specificatamente thriller del film. A lungo andare emerge la disomogeneità che intercorre tra le due anime della storia, idiosincrasia che culmina nella fondamentale vacuità delle scene finali. Il regista Frank Oz (modesto direttore di pellicole di successo quali In & Out e The Score) si allontana fin dal principio dal tono più critico e corrosivo della pellicola originale e del romanzo della Levin (comunque editi in anni in cui la tematica era più stringente ed il movimento femminista sicuramente più combattivo ed attuale) per confezionare una pellicola dall'atmosfera decisamente più leggera, con grande attenzione alla scenografia ed ai costumi, tutti rigorosamente dai toni pastello, che hanno il fine ultimo di distrarre lo spettatore dagli evidenti limiti della sceneggiatura. Deliziosi i titoli di testa giustamente retrò, ed una nomina particolare alla trascinante interpretazione di una Glenn Close dallo sguardo spiritato, capostipite di tutte quelle bionde che sognano romanticamente un mondo migliore.

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Titolo originale: The Stepford Wives


Regia: Frank Oz


Sceneggiatura: Jackson Degovia


Fotografia: Rob Hahn


Montaggio: Jay Rabinowitz


Musiche: David Arnold


Scenografia: Jackson De Govia


Costumi: Ann Roth


Interpreti: Nicole Kidman (Joanna Eberhart), Matthew Broderick (Walter Kresby), Bette Midler (Bobbie Markowitz), Christopher Walken (Mike Wellington), Roger Bart (Roger Bannister), Glenn Close (Claire Wellington), Jon Lovitz (Dave Markowitz).


Produzione: Scott Rudin/De Line Pictures


Distribuzione: UIP


Durata: 97'


Origine: USA, 2003


 


 

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