"La ferocia è quella di un animale che non si sente amato e quindi la risposta è la violenza…". Incontro con Jean-Jacques Annaud.

Dopo "L'orso", il regista francese ritorna a girare con gli animali. "Due fratelli" è la storia di giovani tigri separate dall'uomo ed è un messaggio sulla comprensione di altre forme di intelligenza. Il WWF, in occasione dell'uscita del film, lancia una raccolta fondi per salvare il felino dall'estinzione.

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Dove è stato girato il film?

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Abbiamo girato soprattutto in Cambogia, tra le rovine di Angkor. Sono partito per la Cambogia nell'ottobre del 2002 e sono tornato a maggio del 2003. All'inizio degli anni '90 ho avuto la fortuna di ottenere l'autorizzazione per visitare Angkor. Per poter girare tra i Templi, abbiamo lavorato a stretto contatto con il governo cambogiano e l'UNESCO avvalendoci della collaborazione di archeologi e di esperti internazionali. Girare in un posto come questo è talmente problematico che a volte abbiamo dovuto ricostruire gli interni di un tempio in studio, utilizzando degli stampi fatti in loco. Lavorare in studio, in più, ha permesso di far muovere le tigri in "libertà" senza provocare danni alle statue del sito. Le riprese sono durate 169 giorni. Le tigri sono state preparate benissimo prima di cominciare le riprese e quindi abbiamo lavorato con relativa velocità. Il lavoro titanico è stato quello di preparare la location per provare a ricreare, grazie all'aiuto di paesaggisti, l'ambiente così come si sarebbe mostrato alla sua scoperta nel 1860.


 


Come è entrato il WWF nel progetto?


Abbiamo contattato il WWF prima di cominciare il film. Naturalmente pur lavorando con animali in cattività sentivo il bisogno di coinvolgere l'associazione che già da anni si sta impegnando per la salvezza della tigre attraverso una grande campagna di conservazione lanciata all'inizio degli anni '70, periodo in cui in India si stava perpetuando lo sterminio della specie.


 


Quando è nata l'idea del film?  


Mentre lavoravo alla preparazione de L'orso, andavo spesso al giardino zoologico, per cercare di capire a quale animale affidare il ruolo di protagonista. Naturalmente amavo gli orsi ma ero letteralmente affascinato dallo sguardo delle tigri. Qualche anno fa, ho trascorso le vacanze di Natale con la mia famiglia a Socorta nello Yemen, isola situata davanti al Corno d'Africa. Lì ho cominciato a scrivere la storia e mia moglie mi ha incoraggiato ad andare avanti fino a farci un film. Sono felicissimo di aver fatto questo film, che ho preparato mentre giravo Il nemico alle porte. Questo film mi ha dato una grande pace interiore e credo di aver trascorso uno dei periodi più belli della mia vita.


 


Perchè sente il bisogno di lavorare con gli animali?


Sono sorpreso del fatto che la maggior parte degli esseri umani si sentano talmente superiori da scartare la possibilità dell'esistenza di qualunque altra forma d'intelligenza, memoria ed emozioni in altre specie. Non credo che bisogna trattare le tigri come esseri antropomorfi ma semplicemente di avere una maggiore comprensione dell'intelligenza animale. Gli ultimi studi scientifici hanno rimesso in discussione le vecchie ed obsolete nozioni sulle attività cognitive animali. La tigre, per esempio sogna anche 200 minuti al giorno e quindi sono dotati di una memoria molto più ricca di quanto si pensasse in precedenza. Secondo me il mondo umano può essere compreso attraverso quello animale. Anche l'uomo diventa un assassino per paura…


 


 


Come ha strutturato il lavoro?


Un cucciolo di tigre si riprende allo stesso modo in cui si riprende un cucciolo d'uomo. Con gli attori bisogna comportarsi allo stesso modo come con gli animali. È un lavoro di fiducia e seduzione. Prima di cominciare a scrivere il film, volevo vedere da vicino delle tigri in natura. Grazie ad un amico ho potuto muovermi nel parco di Ranthambhore in India. Per due settimane ho seguito circa 30 esemplari in ambiente naturale. Un film come questo va pianificato ed organizzato con un certo anticipo, altrimenti è il caos più totale. Una volta deciso di fare il film, ho mandato la prima versione della sceneggiatura a Thierry Le Portier, che aveva lavorato con il puma in L'orso. E' un autentico professionista ed è considerato il migliore addestratore del mondo. Con le tigri abbiamo fatto in modo che tutto succedesse nel modo più naturale possibile. Sono delle autentiche star.

Perchè ha scelto proprio le tigri?


Le tigri, a differenza degli orsi, sono molto più espressive. Anche il vocabolario sonoro e il linguaggio corporeo sono molto più ampi. Solo con le sopraciglia le tigri riescono a comunicare; hanno almeno 40 modi di comunicare verbalmente. Con gli orsi bisognava lavorare soprattutto con il controcampo. Si capiva quello che provavano solo inquadrando ciò che vedevano e fissavano in quell'istante. Con le tigri invece basta riprendere spesso solo il volto e stare attenti a non farsi scappare nulla. Sembra incredibile ma ogni tigre ha la sua personalità ben delineata. Non avrei mai immaginato che potessero essere così differenti. Ognuna è stata scelta per le sue attitudini; per esempio abbiamo optato per una tigre molto materna per il ruolo della madre, per due esemplari più virili per i due fratelli e per un maschio un pò più debole per la vecchia tigre stanca. Abbiamo assistito a delle scene tra le tigri che se raccontate la gente non ci crede. Ho immagini in cui le tigri ridono…


 


Si è ispirato a qualcuno in particolare per il personaggio protagonista?


In effetti, ho pensato al ministro della cultura francese degli anni '30. Anch'egli aveva cominciato come saccheggiatore, trafugatore e bracconiere. Poi, all'improvviso, ha cambiato completamente vita.


 


Oltre agli animali la sua è anche una passione per un certo periodo storico e una certa area geografica?


Il periodo coloniale mi ha sempre appassionato e ho assistito alla sua fine mentre ero in Camerun. Possiedo diverse monografie sui grandi cacciatori dell'Indocina francese, ho molti romanzi e racconti che parlano delle loro gesta, compreso un libro originale di Mouhot, colui che ha scoperto Angkor. Mettere insieme tutta questa documentazione è diventato uno degli autentici piaceri della mia vita. Avevo fatto il pieno di Africa e poi grazie a L'amante ho avuto la possibilità di esplorare un altro continente. Dopo questa esperienza iniziale, ho cominciato a soffrire di una specie di "mal d'Asia" e ci sono tornato per girare Sette anni in Tibet.


 


Quanto si è preoccupato della fruibilità della storia?


Ho provato a mischiare l'avventura con il cartoon, ma non è certamente un'impresa facile. Ho usato il digitale perchè con gli animali è difficile cogliere l'attimo giusto usando la pellicola. Gli animali non ti avvertono quando si decidono a "recitare". Mi sono sforzato però a limitare i "danni" sugli animali. La mia è soprattutto una fiction che cerca di difendere il mondo animale facendolo conoscere più da vicino. Ho fatto passare il mio gusto per la libertà cogliendo l'universalità dei valori senza però preoccuparmi eccessivamente di realizzare un film che piacesse forzatamente a tutti.


 


 


  


 


 


 


 


   

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array