LA FOTO DEL GIORNO – FUORIDALL'ORBITA (Schegge di un futuro rinviato)

Dal oggi al 10 giugno, Roma ospiterà la prima edizione di HI! TECH, Festival dell'Innovazione, al Museo dell'Ara Pacis. Incontri, ospiti internazionali, dibattiti, musica, mostre e wi fi, per riflettere su come le tecnologie cambiano le nostre vite. E una rassegna cinematografica, al Metropolitan, curata da enrico ghezzi, che qui la presenta

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FUORIDALL'ORBITA (Schegge di un futuro rinviato)

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Il cinema sembrò sfidare la forza di gravità,lamateria,il peso. Leggerezza, trasparenza


fantomatica, uscita dalla fabbrica verso un fuoricampo di tutte star, famose/


sconosciute per tutta la vita o per un fotogramma invisibile di spettacolo. Il


treno dell'industria pesante si ferma in stazione, la città vola vertovianamente in


un architettura celeste.Tra macchine dello sguardo e sguardi in macchina si


instaura un nuovo gioco. La terra vista dalla luna dell'età spaziale sarà a sua volta


un fotogramma quasi spento (così come le immagini teletrasmesse dell`uomo


sulla luna saranno più traballanti lattiginose incerte slabbrate di quelle del film


muto più consunto) rispetto alla odissea spaziale che è tutta la storia del cinema.


Il capolavoro di Kubrick condensa interamente il paradosso del cinema di fantascienza.


In sé, il cinema muta scardina la vita quotidiana del mondo, risultandone


insieme una sorta di conferma, di garanzia, di prova ontologica. (Si veda la


'quadratezza' e semplicità di gran parte di 2001 appunto, tra tv e cinema muto).


Ma questa prova rende fragile e labile ilmondo stesso,lo immette nell'orbita dell'immagine,


automaticamente sempre gia visto nel proprio movimento falso.Il


genere fantascienza si trova quindi a immaginare e a rendere verosimili le fantasie


e le avventure scientifiche più estreme e mirabolanti, ma quasi non riesce


neanche a sfiorare il suo propriomistero dimacchinetta semplicissima e insieme


di occhio/cosa da un altro mondo.Allora, il cinema come fantascienza e innovazione


in atto, anche in un film porno o in una commedia in costume. E il cinema


che si dirama nel genere 'fantascienza'.


Infine (in fine gli incontri Ravvicinati di Spielberg si chiudono con 'la città posata


sulmonte'dell'Apocalisse) oggi,le due cose si incrociano e già diventano indistinguibili


(basta pensare alla simulazione assoluta e automatica dell'immagine sintetica


digitale a alta definizione magari tridimensionale e ologrammatica), il


sospetto dickiano investe l'essere/non essere stesso dei corpi, delle storie, del


tempo. L'occhio, l'occhio soggettivomoltiplicato e diviso nelle infinite telefissioni


e registrazione, cerca di uscire da sé, dall'orbita, per guardare la propria orbita


vuota, intercettare il movimento il senso la rete di cui si trova a essere la traccia


più ambiguamente avanzata.


(La programmazione di Fuori dall'Orbita seguirà questo movimento


pendolare/circolare, contornando la visione fantascientifica e attraversandola


stirandola forzandola, con capolavori notissimi e rarità, film e schegge di futuro)


(Enrico Ghezzi)


 


(Nota bene; o male) TREMILLIMETRIALGIORNO


Il programma finale (ma sara' poi tale solo dopo la fine, con le varianti aggiunte


buche impreviste) e' la risulta del confronto tra lo spazio dei tempi a disposizione


nelle sale e il budget, tra i tempi di 'produzione' della retrospettiva e la


disponibilita' fisico-geografica delle copie. Confronto normale, normalissimo.


Ma particolarmente paradossale per una rassegna sul cinema di fantascienza e


piu' in particolare collegabile a forme di innovazione creativa.


Gia' negli anni 30 Rene' Clair ipotizzava immagini proiettate nell'aria, film fantasma


disciolti nell'aria, fuori dalla sala e senza schermi. Davvero immateriali, e


non solo pesanti e imbobinati veicoli di leggerezza. E oltre al corpo del film c'e'


chi da piu' di vent'anni ipotizza sale di proiezioni servite in tutto il mondo da


sistemi satellitari leggerissimi di trasmissione: con i film proiettati in grandi


sale pay ma con scelta semplice e soffice.


Naturalmente questo e' legato prima di tutto al mito spaziale della sala, pigro


suggestivo arretrato ma nello stesso tempo luogo (senti)mentale e fisico di


resistenza almito originario e teologico del 'cinema totale' e di tutte le possibili


'invenzioni di Morel' che alludono all'orizzonte del cinema quale utopia gia'


realizzata, inducendo perfino al sospetto che il cinema sia traccia archeologia


antica di un'operazione totale iperbolica gia' avvenuta e indistinguibile per


definizione.


Sarebbe quindi bello (e renderebbe inutile questa selezione, con tutti i suoi


impedimenti e compromessi tecnico-finanziari) poter scegliere su una 'lista


completa' on line quel che ci serve, da soli o in gruppo, e la cosa sarebbe probabilmente


in se' piu' innovativa (per quanto a sua volta ampiamente prevista e


gia' in ritardo) della doppia articolazione abbozzata in questo programma. Ma


insieme, saltando il paradosso che diremmo 'del museo e del capitale', dell'usura


e della difficile circolazione delle copie in pellicola, perderemmo probabilmente


proprio la chance di pensare la questione nodale che si pone alla civilta'


ancora facilmente considerata 'dell'immagine': se l'immagine abbia un corpo,


se i corpi siano tali solo in quanto immaginati, se e perche' ci sia una resistenza


al desiderio ultimo di sparizione e di invisibilita', per ora materializzato e bloccato


da piu' di un secolo nello stato tecnico che chiamiamo 'cinema'.


Cosi', pensavamo di innescare un confronto con la scelta microprovocatoria di


non proiettare il film riconosciuto come capitale nel reintrodurre la fantascienza


quale genere alto e d'autore e dickiano dopo il monolito che era stato in se'


2001 di Kubrick. Parlo ovviamente di BLADE RUNNER. Sono costretto a dirlo ora,


perche'non sembri una delle tante scelte risultate impossibili per forzamaggiore


materiale.Ma infine c'e' qualcosa di Dick nello scoprire quanto pesi il virtuale,


quanto siano 'cari' i fantasmi e le immagini, quanto macchinosi lo spirito e il


desiderio.


(Enrico Ghezzi)


 


 


 


 


 


I PROGRAMMI COMPLETI


 


programma Hi! Tech (423.47 KB)


rassegna cinematografica (779.54 KB)


 


 


il sito del festival


http://www.laitspa.it/laitweb/festival_innovazione/index.php


 

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