LA FOTO DEL GIORNO – L'impero invade internet

La reteIl Wall Street Journal è venuto a conoscenza di una trattativa riservata tra

Google

e le compagnie telefoniche e i fornitori di connettività americani. L’obiettivo del piano, chiamato OpenEdge, è quello di garantire alla società del più noto motore di ricerca del web una corsia preferenziale per i propri contenuti internet

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La rete

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La notizia del giorno arriva dal Wall Street Journal e in poche ore è rimbalzata su tutta la rete, sui siti dei quotidiani, sui blog, scatenando le ansie e i timori degli internauti. Il prestigioso giornale americano è venuto a conoscenza di una trattativa riservata tra Google e le compagnie telefoniche e i fornitori di connettività statunitensi. L’obiettivo del piano, chiamato OpenEdge, è quello di garantire alla società del più noto motore di ricerca del web una corsia preferenziale per i propri contenuti internet. In altri termini, Google e le società disposte a pagare avrebbero la possibilità di far girare prima e a maggior velocità i dati sul web. Si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione, che farebbe crollare di un sol colpo il principio finora inattaccabile della “neutralità della rete”, accolto dalla legislazione europea e poi recepito dal FCC, l’authority americana per le comunicazioni. La stessa Google, sino ad oggi, si è sempre dichiarata fedele all’idea che i contenuti web dovessero avere pari accessibilità e, pertanto, si è affrettata a smentire le voci sulla trattativa, sostenendo che essa riguarda solo una nuova tecnica di caching, volta a individuare le richieste e migliorare l’utilizzo dei servizi da parte degli utenti. Ma la smentita non convince il popolo degli internauti e gran parte degli analisti, sicuri che il cambio di direzione fosse nell’aria già da tempo. Del resto già da anni i critici della “neutralità” sostengono che occorrerebbe garantire una più veloce accessibilità ai contenuti di maggior importanza, stabilendo dunque un ordine di priorità nelle modalità di utilizzo della rete. Al contrario, nel caso in cui le voci dovessero rivelarsi fondate e Google riuscisse a garantirsi una corsia preferenziale, si creerebbe un’incolmabile disparità, tutta a vantaggio delle società ricche, che potrebbero veicolare più efficacemente i loro contenuti sul web e offrire servizi in tempi più rapidi. A discapito, naturalmente, delle realtà emergenti, che non riuscirebbero da né a garantirsi quella visibilità necessaria al loro sviluppo né a incrociare in modo efficiente la domanda degli utenti. Qualcosa sta dunque cambiando nella rete. E’ la lotta di classe del nuovo millennio?    

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