La funzione dell’arte appartiene a tutti. Intervista a Cinzia Masotina

Per il lancio del servizio di Festival Strategy e Marketing Consultant de Lo Scrittoio, una chiacchierata sul ripensamento necessario degli orizzonti produttivi, creativi e distributivi in Italia

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Abbiamo parlato con Cinzia Masotina, sceneggiatrice e story editor, in occasione della nascita del nuovo servizio Festival Strategy & Marketing Consulting, ideato da Lo Scrittoio insieme a Fabrizio Grosoli che lo aveva anticipato durante il secondo episodio del nostro “talk show di quarantena” Arirang. “Soprattutto in questo periodo, c’è bisogno di avere uno sguardo più lucido, anche per capire cosa è urgente e necessario e ciò che non lo è, ciò che ha un senso per sé e per gli altri. La funzione dell’arte anche in questo periodo non è solo dell’artista, è di tutti”, ci racconta Cinzia. “Non c’è soltanto un nome nei titoli di coda. Bisogna guardare anche i mezzi di produzione, perché questi contribuiscono al valore dell’opera. Quando lo sbilanciamento è eccessivo da una parte o dall’altra si creano comunque mostri; l’arte diventa appannaggio per chi se lo può permettere. Dare consigli: anche questo è un fatto di cultura, avere un’esperienza, questa è professione. Bisogna far fare un salto al cinema indipendente e ad un certo cinema indipendente a volte autoprodotto”.
L’obiettivo fondamentale di questo nuovo progetto allora è quello di creare un collegamento tra il mondo della produzione e quella della circuitazione, intervenendo con azioni mirate nelle diverse fasi e con differenti modalità al fine di pianificare al meglio la strategia di diffusione del film.

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Il concetto di promozione lo leghiamo molto al concetto del festival. L’Italia ha ripreso questo servizio e noi lo offriamo anche a livello internazionale. La cinematografia indipendente europea crea prodotti (ovviamente un termine utilizzato senza sminuire il valore artistico), e quando parlo di strategie di comunicazione di marketing di ottimizzazione devo pensare che mi metto comunque in un mercato che può avere regole e obiettivi diversi. L‘industria indipendente, molto spesso, e non dobbiamo pensare solo all’artigianato indipendente, gioca un campionato diverso; anche a livello internazionale è molto difficile capire quanto in Italia abbiamo ricchezza di situazioni promozionali, anche festivaliere, in cui alcuni film e documentari possono avere la loro promozione e la loro entrata in un circuito senza che siano “quelli noti internazionali in Italia”. Questo è un discorso di apertura a quei distributori e produttori che guardano ad un certo tipo di prodotto, che promuovono, acquistano e producono un certo tipo di cinematografia.
Nella cinematografia inserisco il concetto di audiovisivo, dove riusciamo a mettere dentro tutte quelle forme ibride di tutti i linguaggi diversi fondamentali e interessanti a prescindere da un cinema più classico. L’Italia ha il problema dell’uscita in sala, quanto per certi film è giusto fare un percorso classico di sala, home video, pay tv, tv, etc… bisogna chiaramente cercare di avere una profonda conoscenza di quello che si ha tra le mani: se uno parte da questo metà del lavoro è stato fatto.

In questa consapevolezza strategica, che ruolo gioca la parte creativa dell’autore?

Quando parlo di consapevolezza è sempre un acquistare competenze e riuscire ad avere uno sguardo lucido rispetto alla parte creativa. Essere un ponte tra le due leve, quella produttiva e quella autoriale. Io credo che non sia solo in virtù del tipo di lavoro o del tipo di professionalità, credo che sia ora proprio necessario avere queste competenze. Lo story editing è utile soprattutto nella funzione di chi aiuta a far nascere il bambino, che rimane della mamma e del papà, ma con la possibilità che sia tutto migliorabile. Siamo in una dimensione in cui la scoperta del valore non è di questi tempi, ma adesso abbiamo gli strumenti per trovarlo. Ricordando Gramsci, che si approcciava al romanzo del popolo, di appendice, per conoscere quello che è il percorso era prioritario conoscere i meccanismi editoriali. Uno scrittore di cinema cosi come un regista deve conoscere la filiera e quel percorso, e in quel percorso si annidano sia tutte le opportunità sia i tranelli.

Quanto sarà importante il progetto dello Scrittoio soprattutto in questa fase di emergenza sanitaria data dal Covid-19?

Questo nuovo servizio, che è di consulenza ma anche di prestazione professionale, è assolutamente in qualche modo uno sviluppo di quello che è Scrittoio: intendere l’opera cinematografia o audiovisiva nella sua produzione, nel suo sostenerla e distribuirla. È stato naturale avere questa idea, anche grazie all’amico – e adesso collega – Fabrizio Grosoli.
Il servizio aggiunto va inserito nell’esperienza di Scrittoio perché noi abbiamo sempre fatto dei servizi integrati con particolare attenzione alla cinematografia indipendente e d’autore, quindi con tutto quello che comporta cercare di promuovere al meglio e valorizzare l’opera in questione, documentari compresi, con tutti quei servizi che sono i classici servizi: la promozione, il digital pr, ufficio stampa. Questo va inteso in un’ottica molto da atelier e non da format, perché ogni opera e ogni autore non racconta semplicemente una storia, ma l’opera dev’essere sviluppata in tutti i suoi aspetti.
Nel recinto del cinema d’autore, nel cinema di attualità, abbiamo visto che questo tipo di valorizzazione non veniva mai pensata già nel momento dei casi di sviluppo di pre-produzione e poi di prodotto finito. Ecco che allora abbiamo pensato all’offrire questi servizi. Non tutti possono permetterseli, così vengono fatti dei preventivi ad hoc, ci sono delle fasce ben precise legate ai budget di produzione o di sviluppo delle opere di cui ci occuperemo e ci stiamo già occupando. Noi partiamo dalla fase di sviluppo, dalla lettura della sceneggiatura o dal trattamento, dalla sua analisi alla definizione del target alla consulenza – definibile come consulenza industry e mercati. Sia in Italia che a livello internazionale sono davvero importanti questi momenti di co-production forum, in cui le opere vengono seguite in ogni fase di sviluppo. Ad esempio anche individuare il tipo di festival a cui partecipare. Molto spesso nel cinema indipendente si tende ad avere una conoscenza del festival non del tutto appropriata. I festival hanno linee editoriali precise, e il piccolo produttore o regista non sa riconoscere la differenza che c’è tra Copenaghen o Toronto; e quindi arriviamo noi a dare individualizzazione per il festival strategy e indicare un percorso distributivo. Ecco perché questo servizio è duplice e ha un titolo così: Festival Strategy inteso come strategia veramente completa sull’opera e Marketing Consulting perché in questo modo c’è una cerniera con quelle competenze che lo Scrittoio nel suo piccolo, con rigore e professionalità, ha portato avanti.

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