La lettera/appello di Ken Loach e Paul Laverty a Cannes
In un messaggio diretto dai palcoscenici del festival, il duo britannico espone in maniera chiara la condanna ai crimini israeliani nei confronti dei cittadini palestinesi e dei giornalisti

In una lettera aperta dai palcoscenici di Cannes, Ken Loach e Paul Laverty ieri hanno posto una forte attenzione alla tragica situazione a Gaza. Attraverso il sostegno al film presentato in anteprima al festival, Put Your Soul on Your Hand and Walk della regista iraniana Sepideh Farsi, il regista e lo sceneggiatore britannici hanno infatti scelto di comunicare la loro posizione nel modo più esplicito possibile. L’appello comincia condannando con forza e nettezza lo sterminio attuato da Israele nei confronti dei cittadini palestinesi e puntando inoltre il dito sulla morte di numerosi giornalisti, tra cui la protagonista del film di Sepideh Farsi, la fotogiornalista Fatima Hassouna, uccisa dai bombardamenti. Si parla però anche di governi immobili e insensibili al genocidio, nell’evidente intento di creare un messaggio rivolto a tutti contro la disumanità della guerra.
“Cari amici, il film Put Your Soul On Your Hand And Walk diretto da Sepideh Farsi, parte della sezione parallela ACID del Festival di Cannes 2025, sarà proiettato il 15 maggio”. Si apre così la lettera di Loach e Laverty, ricordando subito dopo che la giornalista Hassouna è stata uccisa insieme a tutta la sua famiglia solo il 16 aprile dalle bombe israeliane. “Almeno tre organismi dell’ONU hanno descritto le azioni di Israele a Gaza come un genocidio”, riportano poi i due cineasti, ponendo l’accento sulla tragicità di eventi che da più di anno continuano anche grazie alla mancata azione di governi che non riescono a prendere decisioni che possano fermare il massacro.
A questo proposito, la lettera infatti chiama i politici alle loro responsabilità: “La ‘complicità nel genocidio’ include assistenza diretta’ (armi o armamenti), ‘assistenza indiretta’ (sostegno politico o diplomatico) e, in modo cruciale, ‘inazione, cioè sapere di non aver agito per prevenire il genocidio, quando, in certi casi, si hanno i mezzi e la responsabilità di farlo”. Appunto, governi potenti che avrebbero tutti i mezzi per bloccare questo genocidio e che scelgono piuttosto di ignorare gli eventi, non sono anche loro complici del massacro? “Quante altre bombe da 2.000 libbre cadranno nelle tende prima dell’udienza del 2026? Quanti altri potrebbero morire di fame?” – denunciano preoccupati i due artisti.
Nella lettera Loach e Laverty fanno quindi un vero e proprio appello, diretto a tutti. Il Festival di Cannes è il teatro perfetto per tali messaggi perché storicamente questa manifestazione ha smosso persone e politica, non limitandosi solo a innocua arte. “Se non fermiamo subito il genocidio, la versione israeliana/Trump della riviera di Gaza sarà costruita sulle macerie e sui morti” – è la chiusura preoccupata del messaggio. Nella speranza di un cambio di rotta, purtroppo difficile, i due cineasti britannici non si sono di certo tirati indietro