La linea sottile, di Paola Sangiovanni e Nina Mimica

In questo documentario ascoltiamo i racconti di Bakira, fondatrice dell’associazione che da 20 anni denuncia i responsabili degli stupri di massa e Michele, ex militare di leva in Somalia

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Vittime e carnefici si raccontano ne La linea sottile, documentario diretto da Paola Sangiovanni e Nina Mimica, patrocinato da Amnesty International, nel quale ascoltiamo i racconti di Bakira, fondatrice dell’associazione che da vent’anni rintraccia e denuncia i responsabili degli stupri di massa utilizzati come pulizia etnica negli anni della guerra, e Michele, ex militare di leva in Somalia tra il 1992 e il 1994. I due volti della violenza, subita ed agita, che con il passaggio del tempo riaffiora nella memoria. Memoria indelebile dell’umiliazione subita per Bakira, che è divenuta una crociata per la ricerca dei colpevoli, da portare avanti di fronte all’indifferenza ed al lassismo delle istituzioni, ed anche di fronte al negazionismo storico (la cancellazione del termine “genocidio” dalla lapide dedicata alle migliaia di morti della cittadina di Visengrad). Memoria come graduale presa di coscienza per Michele, che scaraventato in un territorio di guerra da giovanissimo, visse quegli anni con esaltazione e distacco. I racconti di Michele descrivono un’educazione alla violenza instillata fin dall’addestramento militare, dove le reclute erano allenate ad accettare passivamente i colpi ricevuti dai superiori, fino a che salendo di grado “fai parte del branco, e se non sei cattivo e affamato, è il branco che ti fa fuori”. Sono forse le parole ancora più delle immagini a colpire nella storia di Michele, perché nonostante la crudezza dei video girati dai soldati e delle fotografie ai civili interrogati e torturati, tramite la voce dell’ex soldato ripercorriamo le tappe tramite le quali un individuo entra a far parte di un meccanismo coercitivo, divenendo mero strumento, utilizzato e manipolato. “Volevi, esigevi il rispetto della tua divisa”, racconta Michele “e chi si ribellava eri autorizzato a picchiarlo. Non tolleravo il disordine, non tolleravo più niente”. la_linea_sottile4Se dai ricordi di Michele emergono una freddezza ed un’indifferenza “necessarie” per sopravvivere all’orrore dell’esperienza vissuta, nella voce di Bakira è la rabbia ciò che emerge con maggiore nettezza, una rabbia che ha spazzato via tutto il resto dall’esistenza della donna. “Divido le persone tra umani e disumani. Non sono stata abituata ad odiare, però è chiaro che odio i disumani”. Per l’ex militare il recupero della memoria, seppur dolorosa, vuol dire anche un ritorno alla luce ed il risveglio di una gamma di emozioni rimaste silenti per anni. L’immagine di un civile torturato, vista a distanza di trent’anni, non ha lo stesso valore di una foto di un paesaggio, com’era nel periodo immediatamente seguente alla leva. Per Bakira invece non vi è riappacificazione, ma uno spartiacque tra un prima e un dopo di fronte al quale le ferite non si possono più rimarginare, i segni non si potranno più coprire e ciò che è stato tolto non sarà mai più restituito.

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Regia: Nina Mimica, Paola Sangiovanni

Distribuzione: Berta Film

Durata: 80′

Origine: Italia 2015

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