La mafia uccide solo d’estate, di Pierfrancesco Diliberto (Pif)

La mafia uccide solo d'estate

L’esordiente Pif sceglie non la strada di Benigni e del suo doppio mafioso di Johnny Stecchino, dove comicità e metafora si incrociavano in un contenitore esplosivo, quanto piuttosto quella del personaggio normale (anzi meglio se un po’ imbranato) in una situazione eccezionale. Il modello, insuperabile, resta Forrest Gump.

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la mafia uccide solo d'estate Dobbiamo ammetterlo: il film di Pif funziona. Sa giocare sui territori limite, quel confine invalicabile tra gioco e dramma, tra divertimento e cruda realtà, tra storia (criminale) del nostro Paese e storia personale. Ma il concetto non è “parlare di mafia divertendo”, ma è quello di usare linguaggi e tecniche delle nuove generazioni (camera a mano, stacchi rapidi e sguardi in macchina) per raccontare di se, dei luoghi della propria infanzia (la Palermo Anni Ottanta), cercando di aprire gli occhi un po’ alla volta, solo per scoprire che gli adulti, all’epoca, li giravano del tutto da un’altra parte.

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Pierfrancesco Diliberto, che pure si è fatto le sue esperienze nel cinema da “aiuto”, è personaggio e autore televisivo, e la sua trasmissione giornalistica, “Il testimone”, da diversi anni cerca di sperimentare  una tv che entri nelle storie delle persone che provano a cambiare le cose. Non a caso la prima puntata, da cui La mafia uccide solo d’estate sembra visibilmente ispirata (e non certo al libro quasi omonimo di Angelino Alfano…) era sui giovani palermitani che si sono organizzati nel comitato “Addio pizzo”, sorta di meraviglioso movimento “social” che invita il consumatore ad effettuare gli acquisti solo dai commercianti che rifiutano di pagare il pizzo alla mafia.

Pif ci mette la sua faccia, e ci conduce con il suo tono buffo e scanzonato dentro queste storie vere, dove tra un sorriso e una battuta scopriamo tentativi di costruire un’Italia diversa (e migliore).

 

Tutto questo sarebbe restato “chiuso” dentro il piccolo schermo televisivo se “Il testimone” non fosse caduto sotto lo sguardo acuto e brillante di Marco Martani, sceneggiatore e regista ma oggi ormai un vero e proprio “producer” moderno e classico allo stesso tempo (i modelli sono quelli hollywoodiani, dei produttori/autori). Marco rimane colpito da queste storie e dallo stile, inconfondibile, di Pif. E decide di convincerlo a portare questa sua creatività anche nel cinema.

 

Ed ecco questo film che racconta di un’infanzia e adolescenza problematica (come lo sono tutte), con gli amori impossibili e la difficoltà di capire il mondo circostante. Mentre, non sullo sfondo ma proprio tutt’intorno al protagonista, si susseguono le uccisioni di politici, magistrati, poliziotti e uomini delle scorte. E qui Pif sceglie non la strada di Benigni e del suo doppio mafioso di Johnny Stecchino, dove comicità e metafora si incrociavano in un contenitore esplosivo, quanto piuttosto quella del personaggio normale (anzi meglio se un po’ imbranato) in una situazione eccezionale, in una sorta di “romanzo di formazione”.

 

Il modello, insuperabile, resta Forrest Gump, e forse la grandezza e il limite di questo film dell’esordiente Pif, sta da un lato nell’essersi ispirato (volontariamente o meno) al capolavoro di Robert Zemeckis, in quel delizioso tentativo di raccontare la Storia Generale attraverso la storia particolare di un bambino qualunque; nello stesso tempo il limite potrebbe essere proprio nel non aver perseguito questa strada fino in fondo, e se gli ultimi dieci minuti del film sono sicuramente “toccanti” dal punto di vista emozionale (e gran bel monito per le nuove generazioni), probabilmente da un punto di vista cinematografico rappresentano un piccolo fallimento, perché traslano troppo esplicitamente la metafora in una dichiarazione d’intenti (più dalle parti de La meglio gioventù che non di Forrest Gump, per capirci…). Ma, va detto, La mafia uccide solo d’estate è un’opera prima, e come dice il nostro Leonardo Lardieri, “non si parla mai male delle opere prime”… In questo caso lo facciamo volentieri e il film merita davvero la visione.

 

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