La mia fantastica vita da cane, di Anca Damian

Un dialogo a due tra cane e umano, una piccola lezione di filosofia raccontata attraverso un’animazione che apre lo sguardo all’immaginazione più creativa.

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Perché i cani sin da piccoli si sforzano di imparare la lingua degli umani e perché a loro basta pochissimo per essere felici? È prima di tutto un dialogo a due quello che la regista Anca Damian mette in scena, apparentemente semplice e sicuramente diretto. Quasi una lezione di filosofia, sulla vita, sulla natura dei rapporti umani familiari e professionali, sull’incomunicabilità che ci rende più complicati di quanto in realtà siamo. Tutto è raccontato attraverso la voce della cagnolina Marona che, investita da un’auto, riavvolge il nastro ricordando alcuni momenti importanti del suo percorso: la nascita – lei l’ultima di una cucciolata e per questo chiamata come un numero; i diversi padroni con cui trascorre più o meno tempo, tra promesse e delusioni; il senso di gioia incondizionata nell’avere un posticino dove rannicchiarsi o un nascondiglio sicuro per il proprio osso.

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Damian aveva già scelto l’animazione per i suoi lavori precedenti, Crulic e The Magic Mountain, usando il genere per affrontare vicende delicate basate su eventi accaduti, come unica (forse) forma di rappresentazione possibile (pensiamo al discorso fatto da Savona con La strada dei Samouni). In questo caso, però, l’animazione diventa la prova tangibile che non esistono confini per lo sguardo cinematografico. Non una canonica trasposizione di una storia in disegni, quindi: ne La mia fantastica vita da cane oggetti e persone perdono i connotati tradizionali; si scompongono e ricompongono in assetti nuovi con una fluidità che è figlia dell’immaginazione più creativa. Il colore, pure, si libera delle convenzioni e con le sue trasparenze e tinte pastello amplifica gli stati d’animo, i pensieri, restituendoci l’immagine di come a volte guardiamo il mondo. La macchina da presa è quasi sempre fissa e posta frontalmente, il movimento non è dato dalle direzioni che prendono i personaggi ma esplode all’interno del quadro a ritmo di una danza della realtà: ci libriamo fino ai pianeti e alle costellazioni con l’acrobata Manol e le musiche di Pablo Pico; sappiamo dall’inizio che tutto questo non durerà per sempre, ma è un paradosso che vale la pena accettare.

Titolo originale: L’extraordinaire voyage de Marona
Regia: Anca Damian
Distribuzione: Wanted Cinema
Durata: 92′
Origine: Romania, Francia, Belgio, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7
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Il voto dei lettori
4 (1 voto)
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