La misura del dubbio, di Daniel Auteuil
Il quinto film da regista dell’attore francese fa fatica a mostrare l’anatomia di un delitto e la sua teatralità diventa sinoonimo di rigidità. Dal romanzo di Maître Mô.
Nella notte. La misura del dubbio, quinto lungometraggio dell’attore francese Daniel Auteuil ha il respiro di un tardo polar che procede parallelamente a quello del cinema processuale. Il film, che adatta il romanzo Au guet-apens: chroniques de la justice pénale ordinaire del penalista Jean-Yves Moyart alias Maître Mô, vede lo stesso Auteuil interpretare l’avvocato Jean Monier che deve difendere un padre di famiglia, Nicolas Milik (Grégory Gadebois) accusato dell’omicidio della moglie. Il caso gli sta facendo tornare la passione per la sua professione ed è convinto dell’innocenza del suo cliente. L’accusa però ha delle prove che possono inchiodare il suo assistito.
La misura del dubbio è come frenato nel mettere in scena la sua anatomia di un delitto. Sparge indizi (i disegni dei figli di Nicolas), cerca il clima del cinema di Chabrol per mostrare gli spazi della scena (il bar Chez Roger, il luogo dell’assassinio) e non approfondisce invece il passato del protagonista, il suo rapporto con la moglie interpretata da Sidse Babett Knudsen né le inquietanti zone d’ombra dell’accusato. Nei flashback prima troppo timidi e poi colpevolmente rivelatori, c’è tutta la prudenza di un film che non vuole mai spingersi oltre. La rappresentazione però è fiacca, spompata e mostra come il film di Auteuil della notte prende solo l’ambientazione. L’anima criminale resta invece nella pagina scritta.
Titolo originale: Le fil
Regia: Daniel Auteuil
Interpreti: Daniel Auteuil, Grégory Gadebois, Sidse Babett Knudsen, Alice Belaïdi, Suliane Brahim, Gaëtan Roussel, Isabelle Candelier, Florence Janas, Aurore Auteuil
Distribuzione: BIM Distribuzione
Durata: 115′
Origine: Francia, 2024