"La Pantera Rosa", di Shawn Levy

Non è il confronto Steve Martin/Peter Sellers a determinare il risultato finale dell'ultimo capitolo de "La Pantera Rosa", ma l'ignavia della messinscena di Levy, sempre prono nell'abbassare lo sguardo e rimanere ligio al genere. Le marchette alla Smart e la presenza impalpabile di Beyoncé fanno il resto.

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Dire che il Clouseau di Sellers è e rimarrà unico, è sprecare tempo e spazio. Anche se il trascorrere del tempo è un fenomeno che spesso tende a mitizzare gli eventi, il non-sense corporeo (prima che verbale, stante il gap idiomatico del doppiaggio), rappresentato dalla figura dell'attore inglese, si impone nella memoria col suo perenne scollamento tra il "dove si è" e il "dove si dovrebbe essere". Steve Martin, nonostante le simmetrie con il primo interprete dell'ispettore Clouseau (il talento innato, la versatilità, il senso del ritmo e della musica), non possiede l'aura imponderabile dell'artista maledetto, che era invece di Sellers e ne circondava ogni gesto e sguardo.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Ma questo scontro tra lottatori di categorie diverse non deve disturbare l'analisi della visione di un film che, al di là del suo inserirsi come evento aggiuntivo nella saga di un personaggio, non è altro che un film comico, che sfrutta due dei principi fondamentali nella genesi della risata: la ripetizione (di gesti, di atteggiamenti, di episodi, già visti e sentiti ed introiettati) e l'assurdo (come distanza tra il reale e l'irreale). Inquadrato così nel genere, questa nuova Pantera Rosa non sconfina né per eccesso né per difetto; come per il precedente Una scatenata dozzina (anche quello con Martin), Levy mostra la propria aderenza al principio per cui la messinscena deve essere funzionale al genere: cosicchè il suo sguardo si limita a compiere professionalmente il lavoro senza lasciare tracce ed impiegando al meglio il materiale attoriale (un Jean Réno di spalla ed un Kevin Kline di contrasto, oltre al protagonista). Il risultato finale non è aiutato dalla marchetta inverosimile tributata alla Smart (Clouseau, l'ispettore più imbranato della storia del cinema, si sposta regolarmente con la city-car più "fica" – più smart, per l'appunto – che c'è…) e dall'inutile partecipazione alle riprese di Beyoncé Knowles. Per fortuna, dopo quarantatre anni, un'ora e trentadue minuti, lo swing delle note ottonate di Enrico Nicola Mancini, per tutti Henry, séguita a risuonare inalterato con tutto il suo groove.


 


Titolo originale: The Pink Panther


Regia: Shawn Levy


Interpreti: Steve Martin, Kevin Kline, Jean Reno, Beyoncé Knowles, Emily Mortimer, Henry Czerny


Distribuzione: Twentieth Century Fox


Durata: 92'


Origine: USA, 2006

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array