"La piccola Lola", di Bertrand Tavernier

Quando il film si allontana da quel cinema di parola, troppo teso e distante perché volto ad analizzare le forme di una burocrazia corrotta, acquista un attraente movimento ritmico composto da suoni, rumori, voci, luci ed entra con sincerità in una dimensione intima dove l'aspirazione, la frustrazione, la gioia, il dolore, sono autentici

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Le molteplici forme del cinema di Tavernier. Tra la Storia (Arrivederci ragazzi, Capitan Conan), la dimensione intimista (Una settimana di vacanza, Daddy Nostalgie) e il film pedagogico d'inchiesta (L. 627, Ricomincia da oggi), La piccola Lola sembra recuperare e disperdere ognuna di questi frammenti rintracciabili nell'opera del cineasta francese. In questa pellicola da una parte c'è il documentario: l'immagine della Cambogia con le strade allagate dell'inizio, il caos di veicoli e biciclette che addensano le strade, il contrasto tra città e villaggio. Dall'altra è presente invece la vicenda privata, quella che vede protagonisti una giovane coppia francese, Pierre (Jacques Gamblin) e Géraldine (Isabelle Carré), che arriva in Cambogia per poter adottare un bambino visto che non ne possono avere. Quindi dentro La piccola Lola convivono due anime convergenti che diventano segno di un cinema immediato, talvolta forse eccessivamente ridondante ma comunque sincero. La macchina a spalla, la tensione che si respira nella continua alternanza di desiderio e frustrazione in Pierre e Géraldine, il confronto con le altre coppie che si trovano nella loro stessa situazione, danno a La piccola Lola continui slanci che aprono squarci anche emozionanti (la giovane donna che prende in braccio Lola) o di autentica rabbiosità (Génevieve ubriaca durante una festa che si sta svolgendo in albergo dopo che ha litigato col marito) nel momento in cui lo sguardo di Tavernier coincide con quello dei suoi protagonisti. In altri momenti invece si ha l'impressione che l'opera sia troppo dipendente da quel "cinema di parola" e ciò si manifesta nel modo in cui la sceneggiatura scritta, oltre che dallo stesso Tavernier, da Dominique Sampiero e Tiffany Tavernier si sofferma a spiegare ad analizzare le forme di una burocrazia corrotta attraverso le parole e i volti di diversi personaggi che ogni volta fissano un prezzo diverso per l'adozione. Fortunatamente, rispetto a film come L'esca in cui i movimenti frenetici della macchina da presa tendevano a seguire una sceneggiatura convulsa, La piccola Lola possiede un vorticoso andamento ritmico dove le voci dei protagonisti, i rumori della strada, i suoni del pianto dei bambini si combinano con quella luminosità intermittente della fotografia di Alain Choquart. A questo punto, fuori dalla scrittura, quello di Tavernier non è più cinéma-verité ma un cinema capace di seguire i protagonisti nelle loro istintive traiettorie, soprattutto quelle di un intensissimo Gamblin. E alla fine dentro La piccola Lola c'è il film-inchiesta che s'intreccia con la Storia del presente nel quadro politico-sociale-economico della Cambogia, ma anche quella dimensione privata, familiare in cui si ritrovano quei segnali di uno dei suoi film più belli Daddy Nostalgie, nei momenti di un immaginario rapporto privato in cui Génevieve instaura un dialogo con un figlio/a che ancora non c'è.

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Titolo originale: Holy Lola


Regia: Betrand Tavernier


Interpreti: Jacques Gamblin, Isabelle Carré, Bruno Putzulu, Lara Guirao, Frédéric Pierrot, Maria Pitarresi, Jean-Yves Roan, Sevérine Caneele


Distribuzione: Lucky Red


Durata: 128'

Origine: Francia, 2004

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